Fantapolitica - Il Comandante Schioppa e gli abbagli di Canosaweb.it

Il 20.02.09 il “Resto del Carlino” ha pubblicato le motivazioni della condanna a due mesi del Comandante Schioppa, poi commutata in una multa di 2400 euro, con un titolo abbastanza eloquente: “Ecco perché sono cadute le accuse di truffa e di falso” , riproponendo nell’occhiello le prime parole dell’articolo seguito da puntini di sospensione: “IL GIUDICE Cecilia Calandra spiega in ventiquattro pagine l’assoluzione dell’ex comandante della Polizia municipale Bartolomeo Schioppa e degli altri sei imputati, tutti dipendenti del Coma...”
In realtà, già il dispositivo della sentenza di qualche mese fa non addebitava al Comandante la responsabilità di truffa e falso come richiesto dai Pubblici Ministeri, ma lo condannava comunque per peculato d’uso (una fattispecie del reato di peculato per il quale il reo viene accusato di aver trattenuto un bene della Pubblica Amministrazione limitatamente al suo uso, per poi restituirlo). Il titolo de “Il Resto del Carlino” richiama l’attenzione del lettore sui motivi che hanno portato i giudici ad assolvere Schioppa dai reati più pesanti, per i quali i magistrati avevano chiesto 18 mesi di carcere. Riferisce solo nel corpo dell’articolo della condanna a 2 mesi, avendo, i giudici, riconosciuto il Comandante colpevole del reato di peculato d’uso.

Il portale Canosaweb, riprendendo la notizia data dal giornale emiliano, ci aggiunge un commento alquanto affrettato, alterando di fatto la realtà. Scrive infatti nel lancio della notizia: “Per dovere di cronaca..e per GIUSTIZIA, riceviamo e pubblichiamo! In ventiquattro pagine l'assoluzione dell'ex comandante della Polizia municipale Bartolomeo Schioppa”
Aggiungendo: della serie "Come le verità vengono a galla"......

Probabilmente, se la redazione di Canosaweb avesse approfondito meglio le notizie, magari attingendo a questo sito, saprebbe che nessuno mai ha messo in dubbio il fatto che la condanna in primo grado del Comandante non era per falso e truffa, ma per peculato e che le motivazioni delle sentenze non annullano i dispositivi. D’altronde, se le faccende non vengono seguite puntualmente e compiutamente, si corre il rischio di dare informazioni sbagliate. E come non comprenderli, poveretti? Canosaweb si era limitata, a proposito delle vicende giudiziarie di Schioppa, solo a farci sapere che sarebbe stato d’avanti ai giudici il 2 Febbraio , ma ometteva di dire che si trattava di un GUP (Giudice per l’Udienza Preliminare) e non riferiva gli esiti di quell’apparizione, finita con un rinvio a giudizio (il secondo per lo stesso reato). E’ naturale, quindi, che sommando patate a pomodori giungesse ad una sorta di corto circuito tra le varie notizie arrivate e finisse per confondere lucciole per lanterne: che magari il GUP fosse un giudice di primo grado e che le motivazioni della sentenza si riferissero a quella del GUP e non a quella, di molto precedente, della stessa Calandra Cecilia.
Il Comandante è infatti incriminato in due procedimenti separati, dei quali uno già concluso in primo grado e l’altro in attesa di giudizio. Ma di questo poco importa. Così come esiste la giustizia sommaria, altrettanto si può dire dell’informazione.

Pubblicato il 22.02.09 h 15:40
Modificato il 25.11.09 h 16:07

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