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Consiglio comunale del 22 Gennaio 2009


Giorgio Ambrosoli
Quando le regole non consentono il perseguimento dei desiderata del potente di turno, piuttosto che insistere, è meglio cambiarle, specie quando ci si imbatte in tipi piuttosto coriacei.
Storia di un’operazione funzionale all’attuale amministrazione.
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Alla fine ce l’hanno quasi fatta, nel senso che quanto la maggioranza (20 consiglieri su 30) si era proposto di realizzare con il Presidente del Consiglio comunale, avv. Pizzuto Michele, ovvero la sua defenestrazione, si è quasi concretizzato. Dopo il Consiglio comunale di ieri sera non c’è stato, almeno per ora, alcun seguito in questo senso, ma un primo tassello è stato già inserito: la modifica dell’articolo 11 dello Statuto comunale che siffatto renderebbe non più necessario motivare la sfiducia al Presidente del Consiglio. E’ passata con 23 adesioni contro 7 contrari. A parte i numeri e i volti già noti e schierati per l’una e l’altra parte, è da segnalare che il gruppo ex-storaciano, ora devoto di Daniela Santanchè, ha votato in blocco per l’approvazione delle variazioni, mentre un solo consigliere, D’Ambra Paolo, sostenitore della maggioranza e firmatario della vecchia mozione di sfiducia del Presidente, si è dissociato votando contro.
Il vero protagonista della seduta è stato l’avv. Princigalli, il quale ha sollevato subito eccezioni per come la procedura di revisione ha avuto forma. Questioni da azzeccagarbugli si dirà, ma non si poteva fare altro in uno stato di così netto svantaggio numerico. La strategia è stata la stessa di quando si discusse la mozione di sfiducia: far trovare la maggioranza di fronte allo spauracchio di un ricorso al TAR, con tanto di spese legali a carico dei consiglieri sfiducianti; di sicuro in pochi avrebbero accettato di correre il rischio di un indebitamento per conto terzi. Si sa, quando c’è da mettere mano al portafoglio le sensibilità si acuiscono. Un risultato, seppur a breve termine, sembra sortirlo, l’uscita del Princigalli: la seduta viene sospesa in attesa che il Segretario comunale compia le dovute verifiche. Si riprende con la risposta ai quesiti. Su nessun punto il Segretario dà ragione al consigliere d’opposizione. La notifica ai consiglieri non sarebbe obbligatoria, dice il dirigente, né tanto meno si doveva aspettare l’ultima di queste per affiggere i manifesti. Tutto, sostiene il Segretario, è stato compiuto rispettando abbondantemente i tempi, compresa la data di fissazione del Consiglio comunale; inoltre la modifica all’articolo riguardante la partecipazione dei cittadini alle decisioni del Comune, non doveva essere preceduto da alcuna convocazione delle consulte, in quanto le consulte semplicemente non esistono, non sono mai state istituite, come il Difensore civico del resto.
Il Princigalli rinuncia a salire sulle barricate e propone una soluzione correttiva, un emendamento che verrà regolarmente bocciato. Il ragionamento è articolato, ma proviamo a semplificarlo. Sostiene, il proponente, che così come è stata presentata la modifica dell’articolo 11, ci si espone al rischio che possa essere attaccabile, in quanto prevede una sfiducia non motivata del Presidente del Consiglio, in contraddizione alla regola generale che vuole che tutti gli atti amministrativi debbano essere motivati. Va a pescare una sentenza del Consiglio di Stato pronunciatosi su un caso analogo qualche anno fa, per sostenere che il Presidente ha funzioni di garanzia (almeno è così nella prassi, ma né la Legge Bassannini,né lo Statuto comunale lo prevedono espressamente), e chi meglio di un presidente inviso alla maggioranza, come Pizzuto, può essere considerato tale? Ammonisce, comunque, che in nessun caso e per nessuna ragione, alla modifica dello Statuto può seguire una mozione di sfiducia del Presidente. Un eventuale ricorso alla Magistratura amministrativa sarebbe ferale per le casse del Comune, oltre ad esporlo ad una probabile sconfitta legale.
La maggioranza non si lascia convincere e prosegue per la sua strada. Sul piano puramente politico prendono la parola un po’ tutti i consiglieri di opposizione: Basile, Di Fazio, il neo-capogruppo Quinto, Merafina. Il sospetto è quello più semplice da temere, ovvero un atto propedeutico per sfiduciare il Pizzuto. Un po’ tutti ricordano che l’elezione dell’ultimo presidente non è stata molto convincente, soprattutto per il venir meno di quattro voti dalla maggioranza. Qualcuno ha intravisto già in quell’episodio uno stato di malessere e di non soddisfazione per la scelta che si stava compiendo.
Sensazionale è il consigliere Caracciolo, che arriva perfino a sostenere che non è detto che verrà presentata una mozione di sfiducia. Delle due l’una, o Pizzuto è rientrato nei ranghi (molto improbabile) oppure Caracciolo sta meditando una diversa strategia (improbabile anche questa). Naturalmente nessuno gli crede, almeno dai banchi dell’opposizione e fors’anche dalla maggioranza.

Gli esiti sono scontati, tutti gli articoli vengono approvati a maggioranza. Ci sono da registrare gli strani silenzi di consiglieri solitamente molto loquaci, tipo Lovino, che nell’unico intervento ascoltato, loda addirittura il Princigalli come esempio di buona ed efficace opposizione. L’impressione è che il tutto sia stato studiato a tavolino per evitare di arrivare troppo in ritardo e magari lacerati, alle votazioni, unico atto che veramente interessa.
Qualche considerazione. Il Sindaco nel suo unico e stiracchiato intervento, ha pronunciato una frase forse incompatibile con uno stato democratico, ha detto: “dobbiamo noi tutti ringraziare i partiti per averci permesso di essere qui”. Il consigliere avv. Patruno ha invece stigmatizzato il comportamento di quella parte di opposizione alla quale lui non appartiene, ritenendo che la discussione delle modifiche statutarie non avrebbe richiesto tempi così lunghi; per quanto gli riguardava avrebbero potuto chiudere il consiglio già qualche ora prima.
Ai meno avveduti potrebbe perfino sembrare anomalo che si rimanga a discutere di una questione che forse non rientra tra le priorità della città. Si può sicuramente dire che questioni più cogenti attanagliano la vita dei canosini, ma in prospettiva la tracotanza di una maggioranza che può disporre ed abusare come vuole della propria forza, al punto da spingersi a modificare pro domo propria anche i regolamenti, potrebbe riservare amare sorprese e svuotare, innanzi tutto, il sistema democratico.

Il prossimo Consiglio comunale discuterà, probabilmente, della deposizione del Pizzuto, un uomo convintamene di destra, ma inviso alla sua stessa maggioranza perché troppo autonomo e indipendente. Non sono mancati riconoscimenti dell’opposizione a come i consigli sono stati condotti. Il fatto che un sistema già di per sé dilagante in ragione dei propri numeri, abbia addirittura in uggia un uomo che ha semplicemente il potere di dare la parola, convocare i capigruppo e fissare, nemmeno in completa autonomia, la data e l’ora dei consigli comunali, la dice lunga sul clima che si respira e sugli oscuri significati che sottendono a tali episodi.
Il Pizzuto non è diventato comunista dalla sera al mattino, né le scelte politiche da lui compiute hanno potuto far pensare, nella sostenza, ad una forma di dissenso nei confronti del suo partito. Semplicemente non va bene che qualcuno debba essere indipendente. Non si tratta nemmeno di essere funzionali a chi comanda, più semplicemente vi è da essere servili.

Pubblicato il 24.01.09 h 12:15
Modificato il 24.10.09 h 21:03

Fantapolitica - Meno male che Francesco c’è Prova di collegamento ad un DB

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