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Parco Tufarelle bye-bye


Giorgio Ambrosoli
Seconda e decisiva tappa delle battute conclusive del Rieletto prima di farsi sostituire integralmente come sindaco. In un micidiale uno due si pronuncia prima a favore dell’inceneritore a biomasse (i distinguo sono materia per sofisti) e poi declassa il parco naturale di Contrada Tufarelle che lui stesso aveva voluto tre anni fa come annunciato in un comunicato stampa del Comune.
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Canosa 15 gennaio 2006. Un comunicato stampa del Comune di Canosa di Puglia annuncia l’istituzione di un parco naturale in Contrada Tufarelle.
Per i pochi che non lo sapessero ancora, Contrada Tufarelle non è un oggetto misterioso, ma il pezzo più bistrattato del territorio canosino. Landa di cave di tufo ormai esaurite, è fin dagli anni “80 l’oscuro oggetto del desiderio di personaggi che si fanno chiamare anch’essi imprenditori, ma in realtà hanno poco o nulla a che vedere con quelli che tradizionalmente conosciamo come tali, ovvero fabbriche, operai, impiegati, lavoro. Nulla di tutto questo: l’imprenditore della discarica è un personaggio noto solo a coloro i quali lo frequentano per motivi professionali, non porta le braghe bianche e nessuno lo chiama mai commendatore, spesso è conosciuto solo da politici e pubblici ministeri (quando non di rado si scoprono le magagne che stanno dietro ai loro traffici). E di inchieste non ne sono mancate e proprio relative ad “imprenditori” che hanno operato nella contrada “inquinata” per eccellenza: Tufarelle. In questo sito si è già scritto delle indagini del NOE riguardanti la COBEMA il cui vecchio patron, Dante Columella, è inquisito ancor oggi per faccende legate al malaffare della sanità barese; mentre della Bleu (altra ditta che ci riguarda direttamente) si rimanda ad un rapporto di Legambiente sulle ecomafie che la cita espressamente. Su entrambe queste aziende si sono appuntati i riflettori della Procura di Trani. In entrambi i casi il tutto si è risolto con un’assoluzione davanti al GUP ed in tutti e due i casi il GUP è stato sempre lo stesso giudice. Situazioni che, seppur risolte giudizialmente, hanno lasciato un alone politico fastidioso, al punto da indurre il sindaco dell’epoca (lo stesso che oggi assomma alla carica di primo cittadino quella di presidente della Provincia) ad intraprendere questa strana operazione, ovvero dichiarare parco naturale una zona infestata da discariche che non si sa bene quanto abbiano inquinato il sottosuolo; è un po’ come se i giapponesi dichiarassero Hiroshima zona denuclearizzata (un capitolo a parte riguarda il tavolo tecnico che avrebbe dovuto monitorare tali livelli e del quale sembra siano tutti desaparecidos).

Gli insediamenti produttivi autorizzati

Le assurdità si amplificano quando in quel fatidico comunicato stampa di tre anni fa, il sindaco fa aggiungere “fatte salve le attività in corso di esercizio e legittimamente autorizzate”. Una formula che, tradotta in italiano corrente, suona un po’ come sostenere l’insostenibile, ovvero le aziende che già operano in una zona caratterizzata a parco con un’attività che di fatto è incompatibile con le finalità del parco stesso, potranno tranquillamente considerare quel parco come se mai fosse stato costituito. Un’avventura logica e semantica dai confini piuttosto arditi, oltre che discriminatorio nei confronti di quegli “imprenditori” che vorrebbero aprirne di nuove.
Ma le chicche non sono ancora finite e dopo si capirà il perché. Nel comunicato stampa viene anche riportato: “sarà assoggettata, fatte salve le attività esistenti, la parte di territorio di contrada Tufarelle già zonizzata nel vigente PRG come zone “D3” e “D4” a vincolo speciale con prescrizione di inedificabilità assoluta in rapporto alle specifiche condizioni idrogeologiche, al fine della conservazione del suolo, della tutela dell’ambiente e della prevenzione contro effetti dannosi di interventi antropici” . Le zone D3 e D4 sono particelle non sede di discariche e prive di cave di tufo, agricole per lo più e sulle quali il Comune pone un vincolo edilizio, in pratica: non si interviene nelle zone difficili per evitare che diventino compromesse definitivamente, ma nelle zone adiacenti, per salvaguardarle da possibili intromissioni, salvo poi varare una variante urbanistica che modifichi qualche destinazione d’uso (tra l’altro il comunicato stampa porta già quasi per fatto un inceneritore che è ancora in iter in Conferenza di servizi).
Ma le buone intenzioni dell’Amministrazione Ventola rasentano addirittura la megalomania. Con sprezzo del ridicolo si avventura perfino a tutelare il tufo canosino delle cave dismesse, inventandosi, forse colto da alcune sue proverbiali allucinazioni, improbabili percorsi turistici. Sarebbe alquanto singolare, infatti, portare a zonzo visitatori in pantaloncini corti e macchina fotografica incorporata, a riprendere siti olezzanti dove a breve distanza si scaricano rifiuti speciali non nocivi e non pericolosi solo sulla carta. Si spinge perfino ad eseguire “esclusivamente interventi pubblici o di interesse pubblico ecosostenibili mirati alla salvaguardia dell’ambiente, nonché di bonifica ambientale” . In soldoni si ammette, in qualche modo, che la situazione ambientale nei pressi delle ex cave di tufo è compromessa, si vorrebbe risanarla, ma di fatto diventa impossibile in quanto i siti già in utilizzo alle varie Bleu o COBEMA, sono esclusi dall’area del parco e trattandosi di attività imprenditoriali già avviate, non rientrano nella declaratoria delle zone sottoposte a tutela.
Ad un anno abbondante di distanza, accade invece che, in prossimità delle elezioni per il nuovo sindaco, Ventola chiuda un contenzioso con la società Bleu di Lanciano, unica ad operare in Contrada Tufarelle dopo il fermo di qualche anno. Per 250 mila euro pronto cassa riapre un’attività bloccata e sistema il bilancio previsionale del Comune. Le opposizioni si affannano a sostenere che il Ventola avrebbe sancito un ampliamento della discarica, anche se nell’atto transattivo non si individua alcun termine specifico di questo genere. La realtà è invece un’altra. Da quanto appreso da casi analoghi, le concessioni per le discariche avvengono ponendo un limite al quantitativo massimo di occupazione in termini di cubatura. Lo è stato per COBEMA, dove i carabinieri del NOE avevano rilevato che quei valori erano stati abbondantemente superati, nonostante il conto, portato ufficialmente dal gestore, fosse inferiore al limite massimo. Nel caso di Bleu non è possibile avere dati. Ad esempio l’occupazione e la disponibilità residua. Secondo esponenti del Partito democratico, il Comune avrebbe sottoscritto una sorta di contratto capestro che lo obbliga ad accettare tutte le variazioni che vengono richieste dal gestore della discarica, ampliamenti compresi. Di fatto quelle cave sono un pozzo di San Patrizio, sia per il gestore che per l’Amministrazione comunale. Sempre secondo ben informati consiglieri d’opposizione, Bleu è il maggiore contribuente del Comune di Canosa, considerate le quote che vi versa per ogni quintale di materiale depositato. Lo sanno un po’ tutti. Circostanza che rende dunque farsesca l’idea di far credere di porre fine con semplici proclami ad una situazione che invece in molti pregherebbero per tenersi.

L’indiano

E’ naturale che da quell’orecchio il Rieletto non ci senta. Ha rifatto la giunta comunale, sta per essere preso da nuovi e più importanti impegni come presidente della BAT, ma ci tiene a chiudere, in doppia stoccata, due affari evidentemente per lui molto importanti. Quello dell’inceneritore l’ha già sancito, per ciò che è nelle sue facoltà, il 21 luglio. A distanza di nove giorni si torna in consiglio comunale, prima delle vacanze estive, per sistemare il suo secondo grande impegno.
La cosa è articolata su due delibere che rappresentano un combinato disposto che di fatto affossa ogni velleità di porre fine al saccheggio di una sfortunata contrada, con tutti i problemi ambientali che ne deriveranno ancora. La prima limita la zona parco a tutto ciò che in Contrada Tufarelle non è occupato da discariche o futuri inceneritori (il sindaco sostiene che gli impianti preesistenti non possono essere assoggettati a vincoli, pena un ricorso vincente, per l’imprenditore, al TAR); la seconda interviene sui cosiddetti ambiti territoriali estesi (ATE) e specifici (ATD). La questione è piuttosto ostica e riguarda l’adeguamento al piano paesaggistico della variante apportata al Piano Regolatore Regionale con la costituzione del parco naturale. La Regione sottoscrive l’intenzione del Comune di definire parchi naturali quello del Canale della Vetrina e delle Cave di Basta oltre a Contrada Tufarelle, e dà disposizioni al Comune di adeguare l’ambito territoriale esteso a quelli specifici, rispettando le prescrizioni generali previste per il sistema “geo-morfo-idrogeologico”, quello “botanico-vegetazionale”, ed il sistema della stratificazione storica. Al di fuori del linguaggio tecnico e burocratico vuol dire che la scelta di creare un’area parco in quelle tre zone è perfettamente condivisa ed invita ad assegnare il parametro ATE-A (ovvero valore paesaggistico eccezionale).
Il Comune, nelle controdeduzioni, invece propone una variazione significativa a quanto l’Assessore regionale suggerisce, lascia la classificazione di zona strettamente di pregio solo al Canale della Vetrina e alle Cave di Basta, mentre riclassifica completamente Contrada Tufarelle, proponendo un più blando ATE-C, valore distinguibile. Motiva tale scelta per gli effetti di una variante urbanistica (la 395/2009) che aveva caratterizzato queste zone come D3 (insediamenti produttivi per la trasformazione di prodotti oleari, vinicoli e simili) e D4 (attività di trattamento acque e reflui).
Strane classificazioni e strano numero progressivo dell’ordine di variante. Quando il parco naturale fu annunciato la prima volta, le zone D3 e D4 erano classificate a vincolo speciale con divieto di edificazione, a distanza di tre anni il loro utilizzo varia e diventano vere e proprie zone industriali.
Il Rieletto sostiene, ovviamente, che lui non c’entra assolutamente nulla con tutto questo, sembrerebbe che sia stato l’assessore all’urbanistica della Regione Puglia, Barbanente, a porre (dopo aver fatto scrivere nella delibera, dai suoi tecnici, che Contrada Tufarelle rappresenterebbe un bene eccezionale) al sindaco il quesito su quale fosse quel bene individuabile come tale. Domanda che ha spiazzato oltremodo il Nostro, preso come l’asino tra i suoni degli ATE, ATD e così via. Ne è conseguita una scena muta che ha prodotto immantinente una retrocessione in serie “C” di Contrada Tufarelle. Ma la specificità di quel luogo e, se vogliamo, anche la sua eccezionalità non risiedono in quelle antiche cave di tufo che il Nostro tre anni fa voleva trasformare in percorsi turistici?
E sì, a volte gli uomini davvero stupiscono.

Pubblicato il 05.08.09 h 08:00
Modificato il 14.08.09 h 17:22

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