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Il programma di Ventola per la Provincia


Giorgio Ambrosoli
Quel rimasuglio di politica di una volta sta perdendo quel suo ultimo presidio che la rendeva un tantino credibile: il programma. Le Provinciali 2009 spostano l’attenzione dagli impegni all’immagine del candidato e ad una sequela interminabile di frasi fatte e luoghi comuni. Anche la politica come un reality show con premio finale e concorso a quiz?
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La novità non molto piacevole di questa involuta campagna elettorale, oltre al numero di candidati esageratamente alto che sicuramente ne pregiudicherà non poco l’esito, è rappresentata dall’assoluta assenza, almeno per ora, di un programma politico ben definito. E’ un dato non positivo che rafforza l’idea che le province in generale, e le nuove province in particolare, servano a poco e che le competenze siano talmente limitate da essere facilmente delegabili. I candidati, tra l’altro, non si preoccupano di non metterci del loro, ad iniziare dall’eventuale cumulo di cariche, come avviene con l’attuale sindaco di Canosa. Al momento, a meno di tre mesi di calendario dalla data delle votazioni, la situazione non è ancora pienamente definita ed alcuni partiti appaiono decisamente in ritardo rispetto ad altri.

Il Popolo delle Libertà

L’unico candidato a credere veramente in queste elezioni e ad apparire piuttosto motivato, è il sindaco di Canosa, Francesco Ventola. Questo giovanotto ha capacità di recupero, verve ed entusiasmo davvero invidiabili. Dopo aver rimediato una condanna a 8 mesi di reclusione per abuso d’ufficio in primo grado e dopo aver assunto a tempo determinato un comandante dei Vigili urbani anch’esso con problemi con la giustizia, è riuscito a mettere a frutto la sua amicizia con l’ex-governatore della Regione Puglia, Raffaele Fitto e ad imporsi da canosino ai più quotati andriesi come candidato presidente della nuova provincia.
E mi sembra doveroso iniziare proprio da lui ad osservare il programma o, quantomeno, la sua linea programmatica. Un piccolo inciso, innanzitutto. Ho appreso oggi, ma il comunicato stampa è già vecchio di qualche giorno, che sul suo sito, giusto per rendere più “friendly” l’approccio con il candidato, il Nostro ha lanciato una sorta di concorso a premi con vincita finale della cravatta che indosserà nella seduta del primo consiglio provinciale; il premio spetterà a chi gli avrà mandato la foto più bella. Un’iniziativa simpatica che tradisce una puntina di narcisismo, in quanto le foto che esaminerà avranno tutte come oggetto la sua persona, non importa risalenti a quale epoca, in solitaria, in gruppo o in foto ricordo. Il cimelio che verrà vinto si presume lo conserveranno con estrema cura e gelosia, nonostante sia piuttosto inconsueto che una cravatta possa avere un significato così decisivo durante un consiglio provinciale.

Lo smaltimento dei rifiuti

Contrariamente a quanto fatto con le elezioni comunali del 2007, quando si presentò con un opuscolo dal nome scenografico (Canosa, appassionatamente…) con in primo piano la sua foto seduto ad una scrivania ad appuntare qualcosa su un foglio di carta, come a riproporre il messaggio subliminale di un nuovo contratto con gli italiani (Berlusconi docet), Ventola, quest’anno, ci fa sapere che il programma non l’ha ancora preparato, anzi attende che siano altri a suggerirglielo. Per l’occasione ha aperto un sito dove si accettano nuove idee e proposte. Il suo slogan è: il programma lo facciamo insieme. Ma cosa c’è da attendersi da Ventola al di là delle enunciazioni teoriche e spesso demagogiche dei suoi discorsi?
Ventola ha un’idea piuttosto gerarchica della provincia, in contraddizione con il principio della piena autonomia degli enti locali. Spesso utilizza il termine coordinamento: un sintagma mai sentito pronunciare prima da nessuno dei presidenti attuali e del passato, mutuato direttamente dalle mense aziendali di Patron Silvio.
In fatto di promesse, Ventola anche in questa occasione non si spreca. Non entra nei dettagli, non dice chiaramente cosa avrebbe intenzione di fare; sta alle competenze della Provincia: edilizia scolastica, strade, ambiente e non manca di lanciare qualche stoccatina all’indirizzo degli odiati, in quanto di parte politica avversa, baresi: “hanno concentrato nel nostro territorio le discariche di rifiuti speciali”. Dimentica di dire che impianti di questo tipo stanno soprattutto a Canosa, la città di cui è sindaco; che è già alla valutazione di impatto ambientale, presso la Provincia di Bari, una ennesima discarica di dimensioni da brivido e che al momento non lo si è visto mai particolarmente riscaldato, o preoccupato, per gli esiti infausti di quelle decisioni. Per quanto riguarda quelli ordinari – urbani, per intenderci – non ricorda che la competenza è già dei singoli bacini, e che in quello dove lui è sindaco non è stata ancora avviata una raccolta differenziata adeguata. Tempo fa si vantò dei risultati eccezionali raggiunti con quella porta a porta per gli esercizi commerciali, non si spiega come mai non l’abbia estesa anche alle comuni residenze civili, forse perché Ventola è uno dei più convinti sostenitori della rimozione dei rifiuti per incenerimento. Un bel falò e via. Non per niente nelle sue dichiarazioni, riportate sotto uno scritto dal titolo vagamente onirico (“La mia idea di provincia”), lo stesso, riferendosi alla raccolta degli scarti, accenna alle priorità che darebbe al “sistema di autorizzazione degli impianti”. Ma di quali impianti parla? Di nuove discariche o termovalorizzatori probabilmente, ovvero l’esatto contrario di quella che dovrebbe essere una corretta e sana politica ambientale: ridurre gli sprechi ed incentivare la raccolta differenziata, argomenti che non trovano affatto asilo nelle dichiarazioni del Sindaco.

La burocrazia

L’alleggerimento della macchina burocratica è un altro dei cavalli di battaglia di Ventola, più predicata, per la verità, che attuata nella sua esperienza amministrativa, ma il suo pallino è sempre quello: un rapporto privilegiato con le classi produttive, intese non tanto come lavoratori, quanto come datori di lavoro. Nei suoi discorsi raramente capita di sentire accenni alla condizione di chi vive di solo salario, nonostante egli stesso sia un lavoratore dipendente, quando non fa il politico. Capita molto più di frequente che si infervori per le cause degli imprenditori, categoria a cui è molto legato ed in funzione dei quali orienta spesso la sua azione amministrativa.
Nella Sesta Provincia lui crede nella misura in cui riesce a creare occupazione e sviluppo. Una bella prova di ottimismo, di questi tempi, o l’ennesimo spunto demagogico. Ventola, comunque, ammette che al di là dell’occupazione indotta propriamente dalle strutture e dagli uffici istituzionali, poche illusioni ci si può fare sulla ripresa delle attività economiche in generale. Un fatto è assumere qualche impiegato da destinare agli uffici del neonato ente, ben altra cosa è sostenere una ricaduta nell’imprenditoria privata. I lacci e laccioli che vorrebbe sciogliere, danno tanto di deregulation - non sempre positiva - proprio oggi che si scontano i danni di almeno un ventennio vissuto al motto di poco stato e zero controlli. Lo stesso esempio che porta per tentare di dare una qualche credibilità a questa sua tesi, non convince o convince poco. Potrebbe mai avere un senso istituire un ufficio ad hoc per il deflusso delle acque piovane solo perché a qualche amato imprenditore è venuta un’idea di questo tipo? Forse ragionava sotto le suggestioni dell’ultima sua recente battaglia: dotare la diga Capacciotti di un sistema autonomo di alimentazione che la renda indipendente da quello che già sta servendo quella del Locone. Ma per far questo occorrono competenze ed autorità superiori a quella di un semplice presidente della Provincia, ma il Nostro si sta attrezzando anche per quello, la sua ambizione è infinita.
Sorvolando senza mai planare da un argomento all’altro, la meta-realtà di Ventola non conosce limiti di immaginazione. Per lui l’anno zero è veramente fonte di grandi auspici, dalla favola del buon imprenditore smanioso di fare e dalla fantasia fervida (razza piuttosto rara da queste parti e con pochi esemplari da mostrare fieramente in pubblico) alla formazione professionale indirizzabile alle piccole e medie imprese che non possono permetterselo con fondi propri.
Fantasia al potere, ma senza esagerare. Al Nostro, preso da estasi pre-elettorale che lo scollano dalla realtà, sfugge che il Fondo sociale europeo è già stato cannibalizzato per quasi la metà dal Governo per poter pagare gli ammortizzatori sociali agli operai rimasti disoccupati dopo la batosta della seconda grande depressione. Tra l’altro quei soldi sarebbero spesi dalla Regione per i corsi di formazione destinati a riqualificare i lavoratori rimasti senza lavoro, ma le aziende mettono le mani dappertutto e finiscono con l’alimentare un circuito di formatori che rappresentano una imprenditoria a parte. Ventola non si capisce bene da che parte stia in questo gioco.

Turismo e informatica

Altro argomento caldo è quello del turismo, una bandiera sventolata ormai da più di un lustro. Se la prende sempre con la Regione che non promuoverebbe a sufficienza le bellezze naturali ed archeologiche della BAT, ma rimane doveroso chiedersi, ad esempio, cosa ha fatto lui da sindaco per far crescere l’apporto di questo settore all’economia locale. Il quadro è piuttosto impietoso. Escludendo le operazioni spot in cui convergono sempre e tutti assieme (associazioni compiacenti, sindaco ed assessori) di strutturale è difficile individuare qualcosa, se non quanto viene lasciato alla buona volontà di qualche operatore.
Gli scavi sono quasi sempre chiusi e se un turista ha intenzione di visitare un qualche pezzo di antichità, è costretto a dover attendere dopo aver chiamato un numero di cellulare spacciato per call-center, una sorta di radio-taxi delle vacanze intelligenti. Ma il nostro candidato, almeno per il momento, sembra essersi convertito ai canoni del turismo culturale classico, non mancando qualche digressione con strizzatine d’occhio a quello estivo e caciarone. D’altronde la tendenza festaiola è nel DNA dei berluscones ed il Nostro lo ha dimostrato spesso ed abbondantemente.
La retromarcia comunque c’è stata e lo stand canosino della BIT di quest’anno lo ha dimostrato chiaramente. A Milano hanno portato gli archeologi, fino ad un anno fa ci andavano gli architetti. Il San Giorgio Village, propagandato come la svolta che avrebbe portato ricchezza e lavoro, è misteriosamente scomparso, eclissato, da tutti i discorsi ed i pronunciamenti del nostro sindaco. E pensare che fino a meno di due anni fa ne aveva fatto un cavallo di battaglia, tanto da riservargli una serie di citazioni d’onore nel suo programma. Oggi l’argomento è stato completamente rimosso, così come è stato rimosso un programma troppo dettagliato e ricco di impegni che, se non onorati, potrebbero rivelarsi quantomeno imbarazzanti.
Un capitolo interessante lo rivolge all’informatica, ma non ad internet. Nelle sue esposizioni si riempie la bocca di paroloni come front-office, di servizi telematici al cittadino, ma forse si riferisce ai certificati di residenza. Internet è un’altra storia e il rapporto con la rete ha aspetti notevolmente conflittuali. A Canosa sono stati costretti ad inventarsi un assessorato, quello alla trasparenza degli atti pubblici, e ad affidarlo ad un ex riparatore di computer per tenere aggiornato il sito del Comune dove spesso latitano documenti interessanti. La casa di vetro è molto al di là da venire.

Pubblicato il 20.03.09 h 23:10
Modificato il 30.10.09 h 11:21

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