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Giorgio Ambrosoli

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Lo sponsor

Fantapolitica vers. 3 Acquisto di banchi e sedie alla modica cifra di 69,80 euro. Lo fa la provincia BAT, ma non direttamente, attraverso sponsor. Uno strano sistema ed una legge stravolta che potrebbe finire per essere un comodo metodo per pagare paramazzette.
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Fantapolitica vers. 3 Lo scorso 5 ottobre, la Sesta Provincia pugliese è balzata agli onori della cronaca, addirittura nazionale, alla stessa stregua, anche se per motivi diversi, del Comune di Adro circa un mese fa. Ricordate il sindaco leghista che inaugurò una scuola modello, nuova di zecca, ma piena fino all’inverosimile del Sole delle Alpi, il simbolo leghista per eccellenza, un qualcosa a metà tra una croce celtica ed una foglia di marijuana?
Ebbene, qualcosa di simile è accaduto anche da noi, con la differenza che se lassù al Nord qualcuno ha utilizzato fondi pubblici mescolandoci simboli di partito, addivenendo ad un moderno edificio scolastico, quaggiù, invece, si è alle prese con le ristrettezze più nere (o forse no) e si ripiega sugli sponsor perfino per dotare le scuole superiori del minimo indispensabile: un banco ed una sedia alla modica cifra di 69,80 Euro più IVA. Cambiano gli sponsor, ma non la sostanza. E si assiste, così, ad una sorta di prova di federalismo fiscale, dove da una parte c’è chi può permettersi strutture scolastiche di nuova costruzione, e dall’altra chi è costretto a mendicare un piatto di lenticchie per procurarsi uno spazio minimo dove tenere gli studenti. Continuando di questo passo, finiremo col chiedere ad ognuno di portarsi la sedia da casa.
La firma del BAT provvedimento non è di Francè, ma dal taglio c’è da scommetterci che l’idea è sua, anche se quella che compare di più negli spot è la faccia dell’assessore Pompeo Camero, da molti scambiato per il Robin Williams de “L’attimo fuggente” in versione prosaica. E cosa ci comunica il nostro “Oh Capitano, mio capitano”? Nulla, semplicemente una determinazione dirigenziale a firma di Caterina Navach (avviso di procedura di sponsorizzazione per fornitura arredi scolastici) con tanto di citazione dell’art. 43 della legge 449 del 27.12.1997, la Finanziaria 1998 di prodiana memoria. La sponsorizzazione, quindi, ha un’anima antica; un meccanismo a cui solo dal 2000 possono fare ricorso anche gli enti locali, con la differenza che nessuno, finora, si era mai sognato di applicarla ad un ambito così particolare come quello della scuola, e per una finalità che dovrebbe essere esclusiva della Pubblica Amministrazione: fornire il minimo essenziale. Ed infatti qualcosa di strano appare subito evidente. Il primo comma del succitato articolo recita: “al fine di favorire l’innovazione dell’organizzazione amministrativa e di realizzare maggiori economie, nonché una migliore qualità dei servizi prestati, le pubbliche amministrazioni possono stabilire contratti di sponsorizzazione”.
Va da sé che per il senso comune ciò può equivalere a dire che se un istituto scolastico ha intenzione di rinnovare un suo laboratorio scientifico ed acquistare un microscopio elettronico, e non dispone di fondi propri per farlo, potrebbe chiedere ad una fondazione bancaria (ad esempio) un aiutino. Sarebbe quanto di più logico e legittimo può intendersi in questo mondo, e sicuramente sarebbero salvi i due principi ispiratori della legge: economia e innovazione. Ma si può ritenere che gli stessi principi siano salvaguardati quando si decide di acquistare un banco ed una sedia? E perché no un rotolo di carta igienica o una risma di carta per la fotocopiatrice? Se ci trovassimo nel Terzo Mondo non potremmo che convenirne, ma non credo siamo giunti a tanto.
In realtà, nella determina dirigenziale si lascia intendere che l’aver cambiato il capitolato di fornitura dei nuovi banchi, rappresenti in sé un’innovazione, che una bordatura sotto lamina di faggio per i piani in truciolare, bordatura a vista per i piani in multistrato sia una vera evoluzione rispetto ai bordi rifiniti con massello di legno, oppure PVC arrotondato con lamina postformato.
Saranno senz’altro questi particolari innovativi a migliorare la didattica nelle nostre scuole ed a fornire ai nostri studenti quello di cui hanno bisogno per prepararsi alla grande sfida della vita.
Le stranezze non finiscono comunque qui. Al comma 5 è riportato che i titolari dei centri di responsabilità amministrativa definiscono obiettivi di risparmi di gestione da conseguire in ciascun esercizio; aggiungendo più in là: la metà degli importi costituisce economia di bilancio; le rimanenti somme sono destinate, nell’ambito della medesima unità previsionale di base del bilancio, ad incrementare le risorse relative all’incentivazione della produttività del personale e della retribuzione di risultato dei dirigenti. Non ho ben capito come in Provincia intendono giocarsi questa partita, ma è chiaro che la legge impone, in qualche modo, che si debba prima preparare un piano di risparmio, e poi procedere alle sponsorizzazioni. E’ chiaro che un ricorso così leggero ad un meccanismo di questo tipo, ci espone a qualche rischio. Se il comma 5 venisse applicato, ci ritroveremmo di fronte ad un gioco quantomeno perverso. Innanzitutto, manca nella determinazione dirigenziale una previsione di spesa, ovvero non è chiaro quanti banchi nuovi servono, e ciò rappresenta già una irregolarità. Se, ad esempio, dovessero essere un migliaio, ciò comporterebbe un impegno di 69.800 euro, coperto tutto o in parte dagli sponsor. Se, nella migliore delle ipotesi, gli sponsor riuscissero a farvi fronte completamente, cadrebbe per legge il principio che la sponsorizzazione costituisca un risparmio totale per l’ente, lo è, infatti, solo per metà, in quanto l’altra (di metà) finirebbe nelle tasche di dipendenti e dirigenti. In altre parole, se diventasse un’abitudine chiedere aiuto agli sponsor, il sistema potrebbe risolversi in un’autentica gallina dalle uova d’oro per i dirigenti, in quanto complessivamente incasserebbero la metà del risparmiato, tutto a titolo di incentivazione.
Che dire? Un meccanismo perfettamente legale, quasi diabolico che potrebbe finire per alimentare addirittura un giro di corruzione. Benedetta, tra l’altro, in quanto ritagliata tra le maglie di una legge di cui viene distorto o ignorato lo spirito. Il legislatore si è posto il problema dell’eventuale conflitto di interessi, ma è molto vago, anche perché l’interesse maggiore potrebbe proprio essere quello del dirigente che firma le determinazioni, che poi diventa perfino arbitro unico, e si pronuncia su chi dovrà essere ammesso o meno ad aiutare l’ente pubblico.
E come si farà a valutare un eventuale conflitto di interessi? Supponiamo che alla sponsorizzazione decidano di partecipare un congruo numero di aziende, tutte senza alcun rapporto con il mondo della scuola, quindi non portatrici di conflitti di interessi evidenti. Tutte ovviamente sponsorizzano non per filantropia, ma per un interesse di natura economica nei rapporti con la Provincia. Se, ad esempio, un’azienda edile decidesse di far apporre il suo nome su un banco, lasciare un messaggio parapubblicitario e scrivere una comunicazione di 100 caratteri da lasciare in bacheca, quale dirigente lo bloccherebbe mai? Forse se ci provasse la ditta che fornisce materiale di cancelleria, il buon dirigente avrebbe qualche sospetto, ma se al contrario lo facesse il gestore della discarica, l’imprenditore che opera nel ramo dei rifiuti, quello che brucia biomasse o l’altro che ha in manutenzione le strade, che motivo avrebbe il solerte dirigente di sospettare? Chiaramente nessuno, ma ognuno di questi signori versa denaro che per metà alimenta le casse dell’ente, per metà direttamente dirigenti e personale. Capite bene quanto può essere pericoloso attivare un circuito di tale natura.

Pubblicato il 13.10.10 h 17:46
Modificato il 13.10.10 h 17:46

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