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Fantapolitica vers. 3 Nicastro interviene ed espone la sua posizione. Ma quanti di noi possono ritenersi, dal 20 settembre, rassicurati in termini di inquinamento ambientale?
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Fantapolitica vers. 3 Lunedì 20 settembre, come previsto da calendario, l’assessore regionale alla Qualità dell’Ambiente, dott. Lorenzo Nicastro, è intervenuto su sollecitazione dei partiti di opposizione di Canosa. Il dott. Nicastro ricopre quella carica in quota Italia dei Valori. E’ un magistrato in aspettativa e, secondo alcuni, è l’uomo giusto al posto giusto in quanto i crimini ambientali saranno l’affare del 2000 per la malavita organizzata.
Se dovessimo porci la domanda se l’intervento del dott. Nicastro abbia costituito un fatto positivo, non potremmo che rispondere affermativamente. E’ meglio che una personalità politica di un certo rilievo intervenga e risponda direttamente ai cittadini in una pubblica piazza, piuttosto che se ne stia chiuso nelle stanze dei bottoni. Ma se invece ci interrogassimo sul nostro stato d’animo, e da una introspezione capire se siamo più tranquilli e rassicurati su quanto da tempo si paventa nel nostro territorio, il nostro giudizio non sarebbe così rilassato e concluderemmo che la situazione è terribilmente complicata. Il dott. Nicastro non ha fatto promesse, non ha detto che non ci saranno inceneritori o che le discariche esistenti non verranno ampliate. Snocciolando le cifre su quante pale eoliche dovranno ancora essere installate, su quanti pannelli solari dovranno ricoprire terreni da sempre dedicati all’agricoltura e su quanti imprenditori hanno chiesto l’autorizzazione a costruire centrali a biomasse, c’è da rabbrividire da qui al 2016 (data fino alla quale è stato autorizzato tutto questo “bendiddio”), perché la Puglia – secondo una volontà politica espressa a più riprese dal Governatore, non senza una puntina di orgoglio – intende diventare una regione leader in Italia (e non solo) per l’energia da fonti rinnovabili.
Lo fa seguendo una logica che non è assolutamente detto si rivelerà valida, ovvero ritenere che così facendo ci si ponga al riparo dal nucleare, come dire “abbiamo già dato”. In realtà, quello che sta accadendo ha dell’illogico in sé, ad iniziare dal fatto che una regione stia cercando di dotarsi di un piano energetico pur essendo cosciente e consapevole che l’energia non è materia concorrente. L’esclusiva ce l’ha infatti lo Stato centrale e ad esercitarla è il Governo attraverso chiarissimi rapporti di forza. Le regioni meridionali, in questo senso, sono al momento nettamente svantaggiate. A testimoniarlo vi è l’esempio chiarissimo della centrale a carbone ENEL di Cerano. Nonostante il surplus energetico pugliese non sia più un mito, l’ente di Stato non mostra ancora alcuna seria intenzione di chiuderla, anzi ha in progetto di costruirne una nuova a pannelli solari lungo il nastro trasportatore che la collega al porto.
L’impotenza della Giunta regionale di fronte a colossi internazionali e ad interessi economici che di sicuro non si fanno scrupolo della buona o cattiva salute dei cittadini, sembra abbastanza evidente, tanto da rendere velleitaria l’idea di frenare gli eventuali sviluppi del nucleare con una forma di cura omeopatica basata su fonti alternative non meno inquinanti per il paesaggio, l’economia e la cultura di una terra. L’idea di Vendola ricorda i sacrifici umani che facevano le popolazioni precolombiane affinché venisse scongiurato il rischio dell’oscuramento del sole.
Il dott. Nicastro avverte i pericoli, li palesa, parla di gradiente sociale, racconta di un ritardo tipicamente italiano nel prendere coscienza dei guai cagionati dall’uomo all’ambiente, dichiara che se non ci poniamo limiti, lasceremo ai posteri semplicemente il nulla, avremo fatto cappotto; ma all’atto pratico, ci fa sapere che anche gli imprenditori hanno diritto ad esercitare la loro attività sicuramente lecita qualora chiedano di poterlo fare (per quelle illecite sappiamo benissimo che non c'è bisogno di autorizzazioni). Il punto è proprio quello ed è lì il discrimine tra l’uomo di legge (il magistrato) ed il politico. L’uomo di legge ha, come unica responsabilità, quella di verificare che il tutto sia conforme alla regola, che le prescrizioni siano rispettate. Il politico, invece, deve rendere conto del suo operato ad un territorio, ad un gruppo di individui ed al fatto che le leggi siano giuste, funzionali ed efficaci nel garantire il “bene comune”. Le richieste che arrivano al dott. Nicastro da quanti intendono intraprendere attività lecite, ma comunque potenzialmente dannose o a rischio per l’ambiente, non possono essere valutate solo sulla base del Codice, ma si devono considerare anche l’opportunità politica e la responsabilità che ognuno degli amministratori sente verso il territorio che rappresenta, contrariamente sarebbero semplicemente atti burocratici, ed in questo particolare momento storico è quello di cui meno si ha bisogno.
Ciò che si avverte nelle piazze, nei luoghi affollati da gente sensibile ai problemi ambientali, è una voglia di partecipazione alle decisioni, purtroppo non sempre assecondata dalle autorità. E' inevitabile che la discussione scivoli anche su altri argomenti non meno sentiti ed in qualche modo collegati, alcuni addirittura cogenti. Ad esempio non esiste in Puglia un Registro Tumori e si rischia di rimaner preda di anatemi solo sventolandone la necessità. Eppure, almeno a Canosa c’è una concentrazione abnorme di tumori al fegato in soggetti non precedentemente affetti da cirrosi epatica. Come mai? Si chiedono in molti.
Si è molto indietro nella raccolta differenziata, alimentando il grasso mondo delle discariche oggi o quello della termovalorizzazione domani. Il brutto è che dalle dichiarazioni di Nicastro non traspare il piglio, un senso di rabbia per come mai non si riesca a far decollare l'unica pratica di sistema che potrebbe evitarci guai peggiori, ma si assiste ad atteggiamenti spesso rassegnati, come di chi si sente culturalmente condannato ad un ruolo comunque e sempre marginale.
Quella della raccolta differenziata a livelli ridicoli sta diventando una sorta di tragica barzelletta in cui gli attori coinvolti sono tanti, ma di chi la responsabilità precisa non è chiaro. La Regione avrebbe buon gioco a dire che organizzare lo smaltimento dei rifiuti è compito degli ATO, ma ciò non la mette al riparo da eventuali chiamate di correo il giorno in cui scoppierebbe l'emergenza rifiuti. A quel punto in molti si chiederanno chi avrebbe dovuto controllare, e il non avere documenti o atti che lo attestino, espone a seri rischi di critica se non di corresponsabilità con i poco virtuosi Comuni.
E di emergenze rifiuti in Puglia se ne vivono non in maniera drammatica come nel Napoletano, ma i presupposti per credere che un domani la situazione potrebbe peggiorare ci sono tutti. Il dott. Nicastro sa qualcosa di Conversano, ad esempio, dove la Giunta regionale ha autorizzato l’ulteriore ampliamento di una discarica già ai limiti di legge.
Sembrano essersi perse le tracce della ecotassa che il governo regionale tentò di varare circa un paio di anni fa, quando si cercò di introdurre un sistema premiante per quei Comuni che avessero una buona capacità di evitare gli smaltimenti in discarica. Il meccanismo non era completamente condivisibile in quanto portava sullo stesso piano amanti dell'incenerimento e ricicloni. Ma il punto dolente fu un altro: il ritiro del provvedimento di fronte ai rilievi dei sindaci. Quell'episodio dimostrò, una volta di più, una certa morbidezza nei rapporti tra istituzioni di rango diverso, e di sicuro non costituì un buon viatico per politiche future in tema ambientale.
Che la Puglia oggi sia diventata terra di conquiste, è un dato difficilmente confutabile, né smentibile. Lo dimostrano i reati ambientali che crescono a dismisura, incoraggiati dal Codice Penale molto blando in materia, che permette la loro derubricazione a meri costi d’impresa, come il dott. Nicastro sottolinea. Si parla spesso di ecomafie, di legami inconfessabili tra malavita organizzata e ciò che gira intorno allo smaltimento dei rifiuti; si sa che la “monnezza” è oro, salvo scoprire (Nicastro conferma) che non esiste un’inchiesta di magistrati coraggiosi o di forze di polizia che abbiano mai potuto dimostrarlo. Si rimane sbalorditi quando, citando l’Operazione Ragnatela (autentico caso di scuola di come il traffico dei rifiuti speciali sia capillarmente soggetto a pratiche disoneste), non si abbia un sussulto, facendo ricadere il fatto tra quelli fisiologicamente perseguiti dalla Magistratura. C’è poco da stare allegri, non è assolutamente così. Chi investiga in materie così vischiose, opera su un numero di casi infinitamente ridotto rispetto al mare monstrum che costituisce l’insieme dei traffici, in un qualche modo illecito, di rifiuti. E’ ovvio che pochi uomini non potrebbero assolutamente condurre una lotta efficace a questa forma di delinquenza. La questione quindi (anche quella dell’Operazione Ragnatela) diventa terribilmente politica nella misura in cui la politica riesca ad effettuare controlli, a selezionare gli imprenditori non solo sulla base delle condanne penali di terzo grado (quelle non arriveranno mai), ma anche semplicemente dall’aura che li avvolge. Purtroppo, questo è un altro tema che tocca questioni molto più grandi e riguarda le connivenze, le complicità mascherate da vantaggi economici resi agli enti pubblici di cui qualcuno è amministratore. In altre parole, la selezione della classe politica che nel Meridione d’Italia è problema endemico.

Pubblicato il 04.10.10 h 22:40
Modificato il 04.10.10 h 23:13

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