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Giorgio Ambrosoli

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Arrampicarsi sugli specchi

Fantapolitica vers. 3 Comizio del sindaco del 16 maggio. Il Rieletto tenta di recuperare il rapporto con la piazza, ma appare in difficoltà ed a corto di argomenti su temi già cavalli di battaglia delle sue campagne elettorali. La crisi di consensi, già abbastanza evidente dopo le ultime performance elettorali, sta minando profondamente la sua credibilità.
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Fantapolitica vers. 3 Se qualcuno non avesse ancora ben chiaro (pochi, credo) cosa si intende per arrampicarsi sugli specchi, domenica 16 maggio ne ha avuto una plastica rappresentazione. Sono le 20,30, e per quell’ora è annunciato il comizio del nostro sindaco, Francesco Ventola, per gli amici solo Francè. Ritardo forse tattico, causato magari anche dagli impegni domenicali del Primo Cittadino, ivi compresi i festeggiamenti per la vittoria del diciottesimo scudetto della squadra del cuore: l’Inter.
Dovrebbe trattarsi di una forma di comunicazione istituzionale (i comizi fuori dalle campagne elettorali si chiamano così), ed infatti, a corroborare questo nuovo lemma vi è tutta una schiera di assessori, con annesso presidente del consiglio comunale, saliti sul palco a testimoniare che Francesco c’è.
Può sembrare una tautologia, ma quel comizio ha uno scopo ben preciso: recuperare il rapporto con gli elettori (è la tesi del sindaco); rispondere agli articoli comparsi sui giornali in cui si è riferito quello che il sindaco maldestramente aveva lasciato intendere, ovvero la caduta di un sogno, lo svanire di un miraggio: il S. Giorgio Village forse non si farà più (secondo i detrattori).
Ovviamente Francè non è tipo da comizi monotematici, la prende da lontano, spazia tra sogni e promesse baluginanti (le grandi opere pubbliche, la scuola media sulla Zona 167), ma è costretto a fare i conti anche con quelle propagandate, e poi improvvisamente arenate da qualche parte, che come lemuri tornano a disturbare la sua tranquillità. E’ un elenco infinito che Francè snocciola con la dovizia del ragioniere: Contrada Colavecchia che dovrebbe trasformarsi in zona industriale e che invece langue; la zona artigianale di Costantinopoli che è ancora nei sogni di qualcuno; i nuovi piani di lottizzazione che stentano a partire; il famigerato S. Giorgio Village: questo mega-progetto che ormai gli toglie il sonno. Ovviamente l’Amministrazione ha fatto la sua parte. Se il tutto non si realizza è per colpa degli imprenditori privati rimasti al verde, delle infelici congiunzioni astrali, della crisi greca, del destino cinico e baro.
Ma al suo supplemento di sogni Francè non rinuncia, per uno svanito ce ne sono mille altri disposti a subentrare. E vai con il rifacimento delle condotte idriche nel centro città, quelle che ci faranno stare a posto per altri cinquant’anni; vai con la fogna bianca in Zona 167 che è costata la vita anche a un operaio; vai con il piano di recupero della Zona Castello che consentirà di ristrutturare vecchie case e di affittarle a giovani coppie (ammesso che se ne trovino di ben disposte); vai con gli aiuti ai meno abbienti. Preso da cotanto fragore di cifre snocciolate come fuochi di artificio la notte di San Sabino a cui ben si sarebbe arriso un olè ad ogni evocazione, Francè dimentica di dire che tutti quei soldi non sono suoi, o meglio, del bilancio del Comune, bensì di progetti sovvenzionati direttamente dalla Regione Puglia o di lavori pagati ed eseguiti dall’Acquedotto Pugliese, che, come si sa, è un ente non comunale. A volte confonde il suo ruolo di sindaco con quello di presidente della provincia, attribuendo, al primo, competenze che sono del secondo, come nel caso della ristrutturazione della Scuola Media Bovio (gioiellino la chiama lui). Lo sanno anche i sassi che l’edilizia scolastica è curata dalla Provincia.
Francè ha anche imparato un’arte, dal ministro Tremonti, sulla quale inizia ad esercitarsi con l’acume dell’apprendista stregone: inventarsi nemici o problemi per poi sconfiggerli o dire di averli risolti. Nessun partito politico, probabilmente, si è mai lamentato della polvere in strade dove ci sono lavori in corso; così come non è chiaro chi abbia chiesto la corresponsione a carico del Comune del buono pasto per gli insegnanti. Ma Francè attacca e mostra tutte le sue buone ragioni su un problema che forse mai nessuno ha sollevato, salvo poi riscoprire il suo buonismo di maniera quando invita gli anziani a sopportare i giovani che il sabato sera tirano tardi. Lo fa per evitare le stragi da sballo, e, visto che si trova, non si lascia scappare l’occasione per un grande annuncio: forse il Teatro D’Ambra, dopo un’odissea durata un mandato e mezzo, finalmente aprirà i battenti: altro gioiellino (parole del sindaco).

Ma l’ottimismo inguaribile di Francè subisce qualche incrinatura quando l’incubo ricorrente del San Giorgio Village torna a tormentarlo. Non ha gradito gli attacchi del Partito Democratico che si è spinto a crocifiggerlo in piazza con un tazebao, rasentando il reato di lesa maestà. Lui è convinto di essere il miglior sindaco della storia, e a passare per ciarlatano, incantatore di serpenti, venditore di sogni impossibili, non ci sta. E’ disposto perfino ad arrampicarsi sugli specchi per dimostrare che Francè è l’uomo del fare, l’uomo che mantiene le promesse e che i lavori li consegna in tempo così come Mussolini faceva viaggiare i treni in orario. Col San Giorgio Village, invece, proprio non è cosa. Doveva già essere pronto da un pezzo. Lui nel frattempo ci ha pascolato per almeno due campagne elettorali mostrando sempre lo stesso DVD. Il Nostro si preoccupa di aggiungere che è stato consegnato perfino il progetto esecutivo, faldoni su faldoni che gli hanno riempito la stanza. Ma di quei bricconi che dovrebbero realizzare il parco non se ne sa più nulla, nonostante dichiari che non passa giorno o notte che non tempesti qualcuno di loro di telefonate. Non ne vogliono sapere, e Francè minaccia di passare dalle parole ai fatti. Declama che il San Giorgio Village si farà, ad una condizione però, che si abbia la totale disponibilità di tutti i terreni ricadenti nell'area. Una dichiarazione molto strana e ciò per almeno un paio di motivi. In passato la questione non l'aveva mai posta. L'ipotesi che qualcuno dei contadini resistesse a vendere il suo campo alla GESCOS, non era nemmeno tra le opzioni degne della benchè minima considerazione. Oggi stranamente evoca questo fantasma, ma il Nostro dovrebbe ben sapere, ad esempio, che non sono gli agricoltori ad opporsi al parco, è già da più di un anno che hanno firmato uno strano preliminare di vendita in cui non è prevista alcuna penale nel caso di recesso della parte acquirente. E, stando ad alcune voci ben informate, già nel marzo scorso i contratti avrebbero dovuto essere perfezionati, ma ciò non è accaduto. Ne conosce il sindaco i motivi? Sicuramente sì, ma ci tiene a non divulgarli. Sempre i soliti ben informati riferiscono invece che il professionista che sta curando la pratica non dispone dei fondi per completare il rogito, ovvero non hanno i soldi per acquistare il suolo. Dove troveranno i 300 milioni di euro per la realizzazione di tutto il progetto? Francè glissa e medita la exit-strategy, lancia l'ultimatum alla GESCOS e fa sapere che se entro una data ancora da definirsi, non avranno tutte le carte in regola per iniziare i lavori, lui, Francè, apporterà una nuova variante al PRG e tornerà a far diventare zona agricola quella che di incanto era stata trasformata in zona edificabile.
Il parco tematico, il Nostro l’aveva promesso nel 2007 e poi ancora nel 2009 e per rendere più realistica la cosa, nel 2009 ha perfino variato l’ICI, innalzandola, sui terreni agricoli della contrada, divenuti di colpo aree edificabili. Ovviamente a nulla sono valse le rimostranze dei proprietari che minacciavano di presentare progetti edilizi, rifiutati a priori dal Comune che come motivazione adduceva la mancata urbanizzazione della zona. Tutti ad aspettare il San Giorgio Village come i due vagabondi della commedia di Beckett in attesa perenne di Godot. Si sta giocando la sua credibilità, Francè? Di sicuro crescono le torme dei detrattori che si fanno largo anche tra la sue file. La sua difesa di domenica 16 ha avuto qualcosa di patetico, anche i toni della sua voce sono apparsi melliflui, arrendevoli; sembrava uno di quei sindaci democristiani del secolo scorso che già disarcionati, erano ancora convinti di avere i piedi in entrambe le staffe. Una storia davvero commovente. Quanto durerà ancora?
Sta di fatto che proprio quell’atteggiamento più cauto gli ha fatto recuperare un tantino di buon senso, specie quando realisticamente ha esposto le sue posizioni ai contadini presenti in piazzetta, non senza far mancare qualcuno dei suoi leggendari numeri. All’OP (organizzazione dei produttori) ci crede veramente ed il rievocarla, anche se non so con quanta convinzione, gli serve soprattutto per mettere le mani avanti fra qualche mese, quando riprenderanno gli scioperi e le proteste (quest’anno prevedibilmente più forti che nel precedente). Francè lo ha cantato chiaro: non si va da nessuna parte se non innoviamo, e possiamo stare qui a chiedere tutti gli aiuti e le agevolazioni dal Governo, ma non ne caveremo un ragno dal buco. Finalmente qualche parola seria e qualche schema non demagogico. Chapeau. Ma non era stato lui a vantarsi dei risultati ottenuti l’ultima volta, proprio dopo le promesse mirabolanti dell’allora ministro Zaia, fresco di quote latte ed ora governatore del Veneto? L’assessore dei contadini, Pinnelli, assiste come una sfinge.

Pubblicato il 19.05.10 h 23:18
Modificato il 19.05.10 h 23:18

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