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Fantapolitica vers. 3 Il Cavaliere come l’araba fenice. Quando sembra sul punto di mollare e cadere fragorosamente, riesce sempre ad inventarsi qualcosa per recuperare tutto, o quasi, al fotofinish. Ma in Puglia qualcosa si muove, perfino a Canosa cresce miracolosamente la Sinistra. Effetto trascinamento di Nichi Vendola o qualcosa sta cambiando nell’elettorato?
Fantapolitica vers. 3
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Fantapolitica vers. 3 Elezioni regionali 2010. Dovevano rappresentare una battuta di arresto per Berlusconi e la Destra ed invece Papi sostiene, con contorno di mass-media annuenti, che il vero vincitore è stato lui, o meglio, che il vero perdente è stato Bersani ed il Partito Democratico, tanto da far intitolare la prima pagina de “Il fatto quotidiano” con un definitivo “con questo dirigenti non vinceremo mai”.
Sorge spontanea una domanda suggerita da quanto accaduto nel mese di campagna elettorale: se l’elemento dominante di queste votazioni è stato l’astensionismo, come mai nessuno si è azzardato, ad urne già chiuse, a metterlo in relazione alla scomparsa delle trasmissioni televisive di informazione politica? Può avere inciso nella decisione degli elettori? E in che misura? La domanda rimane in attesa di risposta. Nel frattempo mi limito semplicemente a ricordare che quando il Consiglio di Amministrazione della RAI e la Commissione di Vigilanza hanno, appunto, decretato la soppressione temporanea di “Porta a porta”, “Ballarò” ed “Annozero”, in molti hanno visto in quel gesto una sorta di tentato golpe, a ragion veduta devo dire, tanto da costringere Santoro a ripiegare, con una puntata della sua trasmissione mandata in onda su media alternativi. Mi chiedo, se la colpa dell’assenteismo elettorale è tutta dei partiti che perdono, allora è naturale ritenere che sia un falso problema quello di Papi che fa chiudere – per interposte persone, coma al suo solito - le trasmissioni più scomode; perché se così non fosse mi sarei aspettato che almeno uno o due commentatori del giorno dopo avessero posto il problema esattamente in quei termini: i dati elettorali non sono e non saranno mai attendibili fin quando avremo un signore che gode di un vantaggio spropositato sui suoi avversari, soprattutto in virtù del suo smisurato conflitto di interessi che ora più che mai priva i cittadini dell’elementare diritto di essere informati sulle cose del mondo.
E’ ovvio che se la questione viene posta a preventivo, ed a consuntivo si preferisce sparare sul perdente di turno (solitamente chi in quel momento è il segretario del Partito Democratico), i conti non torneranno mai ed il gioco elettorale sarà semplicemente un trastullo per chi ama dilettarsi con i numeri e le statistiche, ma non si potrà mai porre seriamente il problema se la nostra sia o meno una democrazia realmente compiuta.

Il voto locale

Si parla sempre più spesso di radicamento dei partiti nelle realtà territoriali. Per capirci qualcosa, di questo risultato elettorale, cosa c’è di meglio, allora, di partire dall’osservazione di quello che è stato il voto locale?
Partiamo dal Partito Democratico. In Puglia è stato beneficiato forse in misura fin troppo generosa rispetto ai suoi reali risultati. I suoi 23 consiglieri (decisivi gli ammessi grazie al premio di maggioranza ed a quello di stabilità) rappresentano, di certo, un numero molto consistente se si considera che il PD si attesta al 20,75%, un dato non certo soddisfacente per una forza che ha propensioni maggioritarie e che a livello nazionale si avvicina al 30%. Il dato della BAT diventa poi sconcertante se si traccia una linea su quello regionale e si contano i paesi e le città che sono al di sotto di quel numero, in pratica 6 su 10. In compenso, nelle località dove il Partito Democratico supera la “dead line“, quasi tutte fanno registrare un incremento percentuale dei voti rispetto alle infauste Provinciali del 2009, ma non sempre i valori assoluti. Minervino passa da un 20,97% a 22,72%, ma gli elettori “democrats” si riducono da 1142 a 1068; a Spinazzola, in percentuale si cresce dal 21,59% al 24,02%, ma le unità scendono da 882 a 720; cambia leggermente la musica a S. Ferdinando, dove la crescita è sia in percentuale (24,51% contro il 21,85%) che in assoluto (1576 contro 1560).
Un caso a parte è rappresentato da Barletta, che è l’unico grande comune in controtendenza rispetto alle città più popolose della BAT. Il fenomeno ha radici molto ben connotate e con tutta probabilità è lo stesso che ha influenzato i risultati di alcuni centri viciniori, con la differenza che a Barletta ci troviamo nel centro del cratere. Nelle Provinciali del 2009, il PD aveva conseguito, nel capoluogo, un risultato da suicidio, scendendo al minimo storico per il Centro-Sinistra: 3642 voti per una percentuale da partito di terz’ordine: 8,14%.
Cos’era avvenuto? In pratica, Francesco Salerno si era candidato da solo alle Provinciali con una sua lista civica (“La buona politica”) ed aveva stretto alleanze con i centristi dell’UDC e con un discreto numero di partiti socialisti, oltre che con i “Giovani con Salerno”. Un’autentica umiliazione che produsse un’emorragia di voti di dimensioni epocali. Tanto per dare l’idea di quanto accaduto, si consideri che Salerno registrò consensi personali per 23091 preferenze, ovvero quasi la metà dei votanti barlettani.
Dominus del Partito Democratico della BAT era, allora come oggi, tal Ruggiero Mennea, commercialista in quel di Barletta, di nessuna relazione parentale con il più famoso Pietro, primatista dei 200 metri piani fino a qualche lustro fa. Se in politica valessero le logiche che presiedono alla buona amministrazione aziendale, con tutta probabilità il PD avrebbe dovuto disarcionare il suo segretario provinciale (Mennea per l’appunto) già a ridosso del disastro del 2009. Invece si preferì non creare eccessivi traumi al partito, procrastinare il day after e lasciare che da segretario provinciale, Mennea arrivasse perfino alle Regionali, gestendole in tale veste e facendosi riservare, tra l’altro, perfino un posto da candidato, seppur come ultimo della lista.
Ovviamente nel frattempo il panorama politico barlettano è cambiato radicalmente. Salerno è rientrato nel PD ed i risultati si son subito visti, i 3642 voti son diventati, in meno di un anno, 14485, per una percentuale del 34,1% che ha portato il PD a contendersi con il PDL il primato per il maggior partito della città. Mennea è stato regolarmente premiato, diventando consigliere regionale insieme a Caracciolo Filippo e il biscegliese Cozzoli, ripescato nella lista della stabilità. Ora finalmente si parla di congresso provinciale. Il buon Mennea, da politico navigato, l’ha evitato come la lebbra, in attesa che qualcuno (Salerno forse) gli facesse vedere il cammello. Stando così le cose, non ci sarebbero da fare grandi scommesse su chi sarà il prossimo segretario provinciale del PD, sicuramente un uomo molto vicino a Salerno, a dirlo non sono i rumors, ma la ferrea logica dei numeri. I peones, quelli che sperano in una svolta etica nel partito Democratico, per ora son serviti, la matematica la fa sempre da padrona.

Il voto a Canosa

Dipenderà dall’effetto di trascinamento di Nichi Vendola, ma di positivo in questo bailamme, vi è che nel piccolo ambito locale crescono i consensi a sinistra. Nel 2009, per intenderci, il blocco dei partiti che sostenevano Pina Marmo come candidato presidente della BAT, raccoglieva 1753 voti, 1976 con quelli di IDV. Nel 2010 i numeri sono sensibilmente cambiati, diventando 4197 per la coalizione di Centro-Sinistra, ovvero si sono più che raddoppiati. A destra si è assistiti, invece, ad un autentico salasso. Sarà pur vero che il PDL è cresciuto passando da 3930 a 4628, ma è una soddisfazione di Pirro se si considera che l’intero blocco di Centro-Destra passa dai 9022 suffragi di meno di un anno fa, ai 5348 di quest’anno, una perdita secca di 3674 voti.
Particolarmente negative sono le prestazioni di “La Puglia prima di tutto” che perde tre quarti del suo elettorato (da 2099 a 648) e dei seguaci di Pionati, che rimangono in 23 quando l’anno scorso erano un esercito (1039) che riusciva a spuntare perfino l’unico consigliere provinciale nella BAT.
Interessante la prestazione dei “Pensionati”, schierati con Salerno nel 2009 e poi passati all’appoggio del Centro-Destra, perdendo, nel frattempo, 210 unità (da 227 a 17).
Ma il vero nodo rimane quello dei centristi. Nel 2009 si schierarono tutti con Salerno insieme a gruppi variamente ispirati al Partito Socialista. Comprendendo tra questi anche quelli del PSDI, produssero complessivamente 121 voti, ai quali si aggiunsero i 402 delle liste civiche direttamente ispirate al candidato presidente. L’UDC conseguì un risultato ragguardevole con 1462 voti. Nel 2010 i consensi per Salerno son confluiti presumibilmente a sinistra, ma l’UDC ha pagato uno scotto non da poco, visto che di voti ne ha persi un terzo, fermandosi a quota 969.
E’ chiaro che movimenti così massicci di elettori che premiano prima i partiti di destra, poi magari i centristi, per finire a sinistra, hanno cause legate non sempre a ragioni puramente politiche. Vi è l’elemento elettorale in sé e vi sono i cosiddetti grandi elettori che spostano massicce quote di elettorato. Non per niente i risultati elettorali assumono tutt’altra fisionomia quando il voto è strettamente locale ed a candidarsi sono i capipartito. Ad esempio, per “La Puglia prima di tutto” l’anno scorso si è candidato l’avv. Patruno, rimasto ancora oggi a sostenere il candidato Russo, ma con risultati del tutto deludenti. I centristi avevano dalla loro Nadia Landolfi, moglie dell’ancor potente Andrea Silvestri, che alle Regionali ha cambiato cavallo e territorio, candidandosi con “Io Sud” nella circoscrizione di Bari (altro movimento molto misterioso). Non manca l’effetto “ex”, ovvero di quegli assessori caduti in disgrazia dopo le Provinciali, allorquando Francè decise di pensionarli almeno in tre per lasciare spazio al nuovo che avanzava e che oggi si sono messi in proprio limando voti al Centro-Destra (“Io Sud” ne ha presi 820, rappresentando sia in assoluto che in percentuale la migliore prestazione nella BAT). Di sicuro Francè non può ritenersi soddisfatto, dopo le elezioni si è chiuso in un cupo silenzio. Ha perso la sua battaglia quasi personale per creare consigliere il suo amico fraterno Fedele Lovino, rimanendo con un sacco di pive; inoltre si è inimicato molti potentissimi del PDL che mal hanno digerito il suo impegno quasi esclusivo a favore di un candidato. Per non parlare delle sue ultime avventate dichiarazioni rilasciate dopo il voto. Ha reso gli onori delle armi al Ministro Fitto (autentico responsabile della catastrofe pugliese del Centro-Destra) che rassegnava le dimissioni. Lo ha fatto troppo in fretta. Non ha aspettato il giorno dopo, quando di solito le dimissioni non vengono accettate. Anche questa sorta di riflesso condizionato mostra uno stato d’animo non molto tranquillo del sindaco di Canosa, nonché presidente della Provincia.

Pubblicato il 10.04.10 h 11:08
Modificato il 10.04.10 h 11:08



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