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Inceneritore SOLVIC a Tufarelle: un gran polverone


Giorgio Ambrosoli
Pubblico il comunicato stampa del WWF Canosa in merito alla sua posizione ufficiale sull’inceneritore di Contrada Tufarelle. In questo ed in altri interventi appare chiaro che pochi sono convinti che la centrale a biomasse serva unicamente a produrre energia elettrica da quel particolare tipo di combustibile. In ogni caso viene sempre adombrato il sospetto che abbia una diversa utilità.
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Sono passate due settimane dall’incontro dibattito tenutosi all’Oasi Minerva, organizzato dalla sezione di Canosa del WWF ed al quale hanno partecipato oltre allo stesso WWF anche l’Amministrazione Comunale e Legambiente, sul progetto di inceneritore a biomasse che la SOLVIC vuole costruire a Tufarelle, e in questo periodo è successo di tutto. Sui media locali (siti web, giornali locali, radio) si sono moltiplicati i comunicati stampa, gli articoli,le interviste radiofoniche, tante prese di posizioni tutte intese a dimostrare che il progetto di inceneritore proposto dalla SOLVIC fosse una iniziativa industriale opportuna e positiva per l’economia della nostra città e che quel manipolo di facinorosi che vi si oppongono,WWF di Canosa in testa, non solo sono in contraddizione con gli indirizzi del WWF internazionale e nazionale in materia di biomasse ma sono anche mossi da pregiudizio politico nei confronti dell’Amministrazione Comunale.

Se le parole fossero pietre potremmo dire, parafrasando il titolo di un film che “piovono pietre” su tutti coloro che sono colpevoli di essere contrari alla nuova versione di inceneritore che la SOLVIC vuole costruire. Legambiente, il vice sindaco Caracciolo particolarmente attivo sull’argomento, il Sindaco-Presidente della Provincia Ventola, in queste due ultime settimane ci hanno informato sugli scenari energetici mondiali, sul Piano Energetico Regionale, qualche volta ci hanno propinato notizie distorte sui problemi in discussione. Nessuno degli interlocutori che si sia impegnato in questi giorni a risponderci nello specifico dei problemi da noi sollevati, sui progetti presentati, sulle relazioni tecniche depositate presso gli uffici comunali, sui documenti dei quali talvolta essi stessi ignorano l’esistenza ed il contenuto.

Siamo stati osservatori silenti per due settimane, nella speranza che il polverone sollevato ad arte, si diradasse; rileviamo, purtroppo, che la confusione aumenta e, tacere da parte nostra avrebbe dato l’impressione di sembrare remissivi e tacitamente consenzienti.

Chiariamo una volta per tutte. Il WWF è favorevole all’uso delle biomasse per la produzione di energia. Per il WWF le masse biologiche che possono essere recuperate e convertite in energia elettrica e calore sono solo quelle derivate dai residui agroindustriali, dai sottoprodotti agricoli, dai residui forestali e dell’industria del legno e dalle colture energetiche. Il WWF è contrario per la produzione di energia, all’uso di combustibili assimilati alle biomasse, come ad esempio sono alcune specie di rifiuti della lavorazione di pelli e pellicce e dell’industria tessile, i rifiuti urbani, i rifiuti provenienti da cimiteri, i rifiuti prodotti dagli impianti di trattamento dei rifiuti e dagli impianti di trattamento delle acque reflue di origine industriali contenenti sostanze pericolose. Il WWF è favorevole alla installazione di piccoli impianti industriali di generazione di energia alimentati da biomasse della potenza massima di 1-2 MWe e per i quali la biomassa sia disponibile sul posto, o al massimo nel raggio di poche decine di chilometri, cioè l’approvvigionamento sia da filiera corta.

Ma parliamo concretamente dell’impianto proposto dalla SOLVIC a Tufarelle ed attualmente in Conferenza di servizi presso l’Assessorato all’Industria della Regione.
L’impianto della SOLVIC è progettato per una potenza termica totale di 49,5 MW e di una potenza elettrica di 12,4 MWe. Nella Relazione Tecnica accompagnatoria del progetto, datata 21 marzo 2007, a pag. 5 è scritto testualmente ”L’impianto rappresenta già, agli effetti delle economie di scala, una dimensione superiore alla media delle realtà esistenti sul territorio nazionale….” E’ quindi assodato che parliamo di un impianto di grossa taglia. Il fabbisogno di combustibile previsto è di 103.000 tonnellate all’anno. Ci dice la Relazione che il combustibile è costituito per un 70% da sansa essiccata, il 20% da cippato di legno e 10% da scarti agricoli.
In una seconda Relazione Tecnica datata 5 dicembre 2007, presentata dalla SOLVIC a corredo dello stesso progetto, l’impianto subisce delle rilevanti modifiche tecniche, specialmente nel sistema depurativo, dove è prevista una torre di lavaggio finale che ha la funzione di eliminare gli inquinanti acidi. Tali inquinanti acidi sono presenti quando i combustibili non sono più costituiti da biomasse vergini . Ricordiamo che la torre di lavaggio era già presente nel primo progetto presentato dalla Solvic, quello alimentato a CDR (Combustibile da rifiuto), e cancellato dalla Sentenza del Consiglio di Stato del 20 marzo 2007. Il fabbisogno di combustibile sale a 110.000 tonnellate all’anno.

Il 21 luglio 2009 la Solvic invia all’Assessorato all’Industria della Regione Puglia una documentazione integrativa relativa ai contratti di fornitura di combustibile. I contratti sono riferiti ad una durata di quindici anni per la fornitura annua di 30.000 tonnellate di sansa esausta; nel contratto è previsto che la somministrazione avverrà su base mensile nella quantità di 2.500 tonnellate per 12 mesi all’anno. Nei contratti di fornitura analoghi che abbiamo consultato, le forniture sono spalmate al massimo nell’arco di 6 mesi, in genere dal mese di novembre al mese di aprile, in concomitanza con la campagna olearia. L’altro contratto di fornitura prevede la somministrazione di cippato e/o biotriturato di legno vergine per un quantitativo minimo di 90.000 tonnellate all’anno, estensibili a 110.000 tonnellate annue, al 40% da filiera corta cioè entro un raggio di 70 chilometri. Dal Certificato Camerale della ditta fornitrice del cippato e/o biotriturato rileviamo che l’Oggetto Sociale è : “L’attività di intermediazione dei rifiuti senza detenzione. In particolare la stessa finalizzata all’avvio allo smaltimento finale per termodistruzione del rifiuto stesso presso ditte specializzate……”.

Il 26 Agosto 2009 l’ENEA, riscontrando una richiesta dell’Amministrazione Comunale, nell’ambito dell’attività di consulenza svolta dell’ENEA stesso per conto del Comune di Canosa, relativamente alla disponibilità di biomasse reperibili nel raggio di 70 Km. per alimentare l’inceneritore della SOLVIC, scrive (pag. 5 della Relazione): ”che :si ha una disponibilità reale di biomassa secca pari a 180.000 tonnellate annue costituite essenzialmente da scarti di potatura e vinacce, le sanse disponibili a meno di eventuali altro genere di accordi di conferimento non appaiono essere disponibili nelle quantità riportate” (Il grassetto ed il sottolineato è nella Relazione dell’ENEA). L’ENEA prosegue e poco più sotto afferma: ”Appare doveroso sottolineare che più volte nella relazione ricorre il termine “biomassa” facendo intendere quelle “vergini”, ma non è da escludere che si possa intendere anche quelle “non vergini: rifiuti” in virtù di quanto indicato all’art. 2 del D.lgs 387/03. Poiché diverse tipologie di rifiuti possono beneficiare del regime agevolato per le fonti rinnovabili e tenuto conto di quanto dichiarato nella relazione tecnica esplicativa…..appare necessario che l’impresa specifichi i codici CER dei rifiuti che intende avviare a combustione nell’impianto in oggetto” . ( Anche qui la sottolineatura è nella Relazione ENEA).

Sulla disponibilità delle biomasse tante volte sbandierate dai sostenitori dell’inceneritore aggiungiamo qualche dato. Nel Piano Energetico Ambientale Regionale, a pag. 153 è riportata una tabella riassuntiva dei quantitativi di sansa esausta prodotta nell’annata agraria 2004-2005; da tale tabella risulta che il quantitativo di sansa esausta prodotto nell’intera Regione Puglia è stato di 170.700 tonnellate. Inoltre le disponibilità di biomasse, (sansa, cippato di legno e residui forestali), di cui abbiamo fino ad ora parlato, non sono disponibili esclusivamente per l’impianto della SOLVIC, ci sono altri impianti alimentati a biomasse solide che sono funzionanti o per i quali è in corso la richiesta di autorizzazione unica, nella Regione Puglia. Ci soccorre su questo punto la Relazione conclusiva, datata aprile 2007, quindi ormai vecchia e che non tiene conto delle nuove iniziative industriali nel frattempo sviluppatesi nel comparto, redatta dal Dipartimento di Progettazione e gestione dei sistemi agro zootecnici e forestali dell’Università di Bari intitolata “Studio per la valorizzazione energetica di biomasse agro forestali nella Regione Puglia” , in www.uniba.it/progettazione agrozoo/…./relazione_conclusiva_biomasse_agro-forestali_nella regione_puglia . Da questo studio, riferito all’anno 2006, rileviamo che sono operanti a tutto il 2006, n. 4 impianti alimentati da biomasse solide per una potenza complessiva di 34,25 MWe (Pag. 14, Tabella 2.2 della Relazione). Che a quella data si contavano n. 15 nuove iniziative industriali per impianti alimentati da biomasse solide per una potenza complessiva di 122,90 MWe (Pag. 16 Tabella 2.4 della Relazione).

Conclusioni: è del tutto evidente che le biomasse disponibili nell’ambito dei 70 km della cosiddetta “filiera corta”, e dell’intero territorio regionale sono quelle quantificate nelle pubblicazioni sopra citate. Il contributo di combustibili rappresentato dalle cosiddette produzioni energivore sono di là a venire, saranno quantitativamente limitate, saranno coltivate su terreni marginali, salvo che, per incentivarne la produzione non si sceglierà di sostituirle alle coltivazioni pregiate del nostro territorio trasformando il nostro paesaggio agrario da giardino a incubo.
Si può tranquillamente concludere che il nostro inceneritore si siederà ad una tavola in cui il pranzo, rappresentato dalle biomasse, sarà limitato e dovrà essere diviso con una folla di altri commensali. A meno che le biomasse non vengano importate da molto lontano o siano sostituite con combustibili di altra natura quali CDR e fanghi derivanti dai “reflui industriali pericolosi e non“ di cui la SOLVIC abbonda. Attualmente nell’impianto della Solvic di Tufarelle deputato alla lavorazione dei reflui industriali, è stoccata una quantità di rifiuti liquidi industriali, pericolosi e non pericolosi, pari 240.445,426 tonnellate ( fonte: Bollettino Ufficiale della Regione Puglia, n. 166 del 22.10.2009 Determinazione del Dirigente Tutela dall’inquinamento atmosferico 15 settembre 2009 n. 479- Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata alla Società Solvic s.r.l., per la piattaforma depurativa di reflui liquidi speciali pericolosi e non-Allegato Punto 5.1 Gestione Rifiuti).

Nel Decreto interministeriale del 5 maggio 2006 “Individuazione dei rifiuti e dei combustibili ammessi a beneficiare del regime riservato alle fonti rinnovabili" firmato dal Ministro dell’Industria Scaiola e dell’Ambiente Matteoli, i fanghi prodotti dal trattamento biologico delle acque reflue industriali contenenti sostanza pericolose, Codice CER (Codice Europeo Rifiuti) 19.08.11, sono classificati come rifiuti a base di biomassa (Fonte : Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana -Serie Generale n. 125 del 31.05.2006). La piattaforma depurativa dei “reflui speciali pericolosi e non” della S.OL.VI.C. è ubicata sulle stesse particelle catastali dove è progettato l’inceneritore. Il combustibile è a portata di mano…. Più “filiera corta” di così!!!

Ci fermiamo qui. Questi sono i fatti ricostruiti dai documenti, non sono libere e fantasiose ricostruzioni. Tratteremo in un prossimo comunicato il tema “Risposte a Legambiente, al Vice Sindaco Caracciolo e al Sindaco-Presidente della Provincia BAT per le pietre che ci hanno lanciato e le informazioni distorte che ci hanno propinato”.

Canosa di P. 20/12/09

Il Presidente WWF Canosa
Sabino Lagrasta

Pubblicato il 10.01.10 h 18:35
Modificato il 10.01.10 h 18:35

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