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Consiglio comunale del 27 settembre 2008


Giorgio Ambrosoli
In Consiglio si discute di Vigili urbani. Doveva essere il primo punto all'ordine del giorno, ma ne diventa l'ultimo. La questione scotta e si sa che avrebbe bloccato il resto dei lavori. Il Consiglio termina all'una di notte dopo una sospensione ed il riaggiornamento a destinarsi sul voto e le decisioni finali. Questa volta la Maggioranza non si rompe, ma è chiaro il nervosismo. Dopo una seduta che avrebbe dovuto pronunciarsi sulla costituzione di un consorzio di assistenti sociali, il Comune ne è al momento privo, finito tra stridori interni ed una mozione di sfiducia del Presidente del Consiglio poi rimasto in sella, ora anche la baruffa finale con un fronte aperto con i Vigili urbani, usciti per niente bene dalle esternazioni del consigliere Lovino.
Nervi a fior di pelle
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Canosa 27 settembre 2008. Palazzo di Città, sala consiliare.
E’ riunito il Consiglio comunale per discutere punti all’ordine del giorno da considerarsi di routine: l’eterno bilancio comunale in continua variazione; un paio di regolamenti sulle affissioni e sul piano del commercio ed una discussione condotta dall’opposizione sulla situazione della Polizia municipale, ovvero i Vigili urbani.
All’osservatore attento non può essere sfuggita la contraddizione tra la tendenza a regolamentare tutto il possibile, con conseguente ordine di sanzioni per i trasgressori, e l’impossibilità di esercitare un adeguato controllo sul territorio da parte di chi è naturalmente deputato a farlo, la Polizia municipale per l’appunto. Se la situazione è quella descritta dal consigliere Basile, c’è solo da infilarsi le mani tra i capelli. La vicenda dei Vigili urbani sotto l’amministrazione Ventola ha quasi della pochade, o di una commedia degli equivoci, se volete, tra comandanti rimossi per effetto dello spoil system, altri nuovi che arrivano, vengono assunti sempre in rispetto dello spoil system, vanno via e poi tornano. Altri che si dimettono misteriosamente alimentando le più arcane fantasie.
Per non parlare della pianta organica che prevederebbe circa una trentina di agenti, ma che in realtà risultano essere sottodimensionati e con alcuni di loro dediti ad attività di routine prevalentemente d’ufficio, quindi impossibilitati a svolgere le mansioni per i quali sono stati assunti.
I Vigili urbani a Canosa non hanno mai goduto di grande popolarità e l’episodio di qualche mese fa, quando fu proprio l’ex assessore al ramo, attualmente consigliere con incarico speciale alla Polizia municipale (non dimentichiamo che il Sindaco conservò per sé tale delega), a scagliarsi contro di loro, denunciando le inefficienze del Corpo, merita un’analisi attenta. Emergono fatti poco tranquillizzanti, come ad esempio l’avanzare dell’età per tutti che li costringe ad un’oggettiva minore efficienza fisica; un regolamento che prevederebbe l’acquisizione automatica del grado di maresciallo, con conseguente cambio di mansioni, appena raggiunti i venti anni di servizio. Spesso lamentano carenza di mezzi, in un caso scoppiò perfino una polemica tra Comandante e Amministrazione sui capi di vestiario.
E poi, ciliegina sulla torta, la questione delle multe. E sì, perché negli obiettivi di produzione è perfino previsto che un corpo di polizia debba funzionare coma una fabbrica che produce profitti i cui tartassati sono quasi sempre gli automobilisti.
In un’occasione si esagerò decisamente, qualche anno fa la Strada provinciale 231 divenne una sorta di gallina dalle uova d’oro, grazie ad un limite di velocità imposto assurdo e di comodo per chiunque volesse trasformare la trasgressione in un business. La magica location era una curva dalla quale gli automobilisti avevano una scarsa visibilità, favorita anche da qualche ostacolo naturale, di eventuali pattuglie appostate ai bordi della strada con regolare dotazione di autovelox. Facile immaginare le contravvenzioni elevate, le multe da pagare ed i naturali ricorsi. Quel tratto di strada diventò quasi un cespite di finanziamento per le esangui casse comunali, tanto da prenderci la mano al punto di dare in appalto il servizio ad una società esterna, che lo esercitava addirittura in assenza di vigili, bastava lo scatto fotografico. Ne venne fuori un mezzo scandalo anche perché i rapporti con tale società erano diventati così intensi da produrre un aumento surrettizio di stipendio a qualche vigile urbano che fu accusato di fare la cresta con gli straordinari fasulli. Accusa che non mancò di aprire un fascicolo presso la Procura della Repubblica.
Per fortuna gli autovelox comunali sono caduti in disuso, non la mania delle multe per violazione del Codice della strada. Solitamente sanzionare il divieto di sosta è l’attività preferita in cui si esercitano i vigili urbani canosini quando magari ricevono l’input di dare una mano al bilancio comunale. Ma l’idea del bobby o del vigile di quartiere è ben lontana da questa visione quasi esclusivamente punitiva del poliziotto urbano. Dovrebbe funzionare d’ausilio e i vigili urbani spesso lo sono, ma qualcuno insiste nel ritenere che il pane se lo devono guadagnare con le multe.
Non sappiamo quali saranno le linee guida che seguirà l’ex assessore al ramo ora diventato consigliere con delega. Sta di fatto che la discussione non deve aver sortito in lui un effetto rilassante, anzi tutt’altro. Ha preso la parola ed è stato come un mare in burrasca, per niente venuto meno alle sue vecchie convinzioni. Ha ribadito i concetti e le storie che già avevano fatto discutere qualche mese fa, con una foga perfino esagerata.
Di sicuro questa esternazione non può evitarci di avere qualche dubbio su una questione che rasenta l’assurdo. Esistono vari livelli di responsabilità a cui un politico può appellarsi quando deve giudicare l’operato di un funzionario o di un dirigente della Pubblica Amministrazione. Può trattarsi della responsabilità dell’intero settore nel suo ambito di competenza, in tal caso ne risponde direttamente il massimo dirigente. Può trattarsi delle responsabilità dei singoli agenti. L’azione sanzionatoria, in quest’ultimo caso, è di esclusiva competenza del responsabile diretto dell’ufficio, e non potrà non tenere conto dei fatti nella loro specificità e delle singole individuali mancanze o colpe.
Il consigliere addetto, invece, sembra abbia fatto riferimento a fatti specifici con specifiche responsabilità, piuttosto che dare un giudizio complessivo sul Corpo di Polizia municipale. Ci saremmo attesi che fossero stati conseguenti fin dal principio, contestando ai singoli, che non compiono il proprio dovere, le relative inadempienze ed applicando le punizioni previste dal regolamento. Mi chiedo perché non è stato fatto? Se la motivazione che qualcuno potrebbe addurre è che singolarmente tutti gli agenti non fanno il loro lavoro, ci dovremmo preoccupare non poco, oltre che rimanerne sbalorditi. Sarebbe come dire che la regola, da certe parti, è la negazione del rispetto delle regole, ma in questo ci sarebbe una responsabilità politica di chi amministra grande come una casa. Come mai nei cinque anni che il Consigliere addetto è stato assessore con delega alla Polizia municipale, non si è mai preoccupato di come stavano veramente le cose e ritiene opportuno renderci edotti solo oggi? E’ sicuramente un quesito che non può rimanere senza risposta. Come sarebbe anche interessante sapere il motivo per cui compiti che sarebbero tipici dei Vigili urbani, vengono assolti da associazioni di volontariato. Da un po’ di tempo vi è un certo fiorire di gruppi che indossano strane divise, apparentemente militari e che qualcuno poi riferisce trattarsi di gruppi volontari per l’ambiente. Ma non esiste già un nucleo regolarmente e legittimamente costituito di polizia ambientale?. Anche queste sarebbero argomentazioni molto interessanti a cui dare una risposta.

Pubblicato il 28.09.08 h 18:49
Modificato il 25.11.09 h 11:24

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