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LA VALORIZZAZIONE TURISTICA DEL PATRIMONIO ARCHEOLOGICO…SECONDO L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE.


Giorgio Ambrosoli
L’Amministrazione di questa città, come del resto anche il Governo Centrale, ha fatto da sempre dei proclami privi di contenuti e di risultati un elemento distintivo del proprio operato. L’elenco delle burle è vario e corposo, ma una delle ultime in ordine di tempo basta a dare la misura della superficialità di pensiero e dell’inadeguatezza delle azioni messe in atto nella valorizzazione turistica del territorio.
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Pubblico la versione integrale di un articolo già apparso su “La Gazzetta del Mezzogiorno” di qualche mese fa, inerente la nuova segnaletica turistica: un rivelatore dei tempi che stiamo attraversando e della cultura (non solo politica) che stiamo esprimendo. A parte le difficoltà topografiche e le allocazioni molto acrobatiche dei segnali, è evidente anche una certa approssimazione nel riportarli. La “Tomba di Giove Toro” fa pensare più ad uno scherzo che ad un monumento vero, a meno che non si volesse esprimere una critica molto circostanziata. Il “Tempio di Giove Toro” si trova, come altri monumenti, in un luogo dove in passato qualcuno ha pensato bene di costruirci un palazzo ed è probabile che le fondamenta di quell’edifico nascondano ancora qualche parte dei resti di quel tempio. In questo senso è giusto parlare di tomba, la dizione esatta sarebbe: la tomba del Tempio di Giove Toro. D’altronde non mancano altri esempi di edilizia archeologica privata (in tutti i sensi), anche Piazza Terme si chiama così perché da qualche parte ci sono le antiche terme, solo che non sono immediatamente fruibili, per vederle il turista (ma anche il cittadino locale) dovrà chiedere il permesso ad un privato proprietario che per mostrargliele dovrà farlo entrare in un garage. Singolare, non vi pare?

L’Amministrazione di questa città, come del resto anche il Governo Centrale, ha fatto da sempre dei proclami privi di contenuti e di risultati un elemento distintivo del proprio operato. L’elenco delle burle è vario e corposo, ma una delle ultime in ordine di tempo basta a dare la misura della superficialità di pensiero e dell’inadeguatezza delle azioni messe in atto nella valorizzazione turistica del territorio.
A Canosa, fino al giugno scorso, mancava, quasi totalmente, la segnaletica turistica, assenza certamente anacronistica se messa a confronto con le città vicine, ma resa ancor più grave dalle ripetute rassicurazioni, fornite sin dal primo mandato Ventola, sulla ferma volontà di investire nella promozione e nella tutela dei nostri beni archeologici.
Purtroppo per i turisti (ed anche per noi contribuenti), dopo cotanta attesa ci si augurava un intervento senza difetti, fatto quindi con cognizioni di causa…invece né è venuto fuori un pasticcio.
La segnaletica, pur finalmente adeguata agli standard nazionali, è semplicemente TUTTA SBAGLIATA!! a cominciare dalla denominazione dei siti archeologici. Per esempio non esiste nessuna “Tomba di Giove Toro” ma tutti sanno (tranne evidentemente al Comune di Canosa) che si tratta verosimilmente del “Tempio di Giove Toro” (n. 3 cartelli segnaletici sbagliati!!); la citata “Basilica paleocristiana di San Leucio” non è un edificio integro, come invece i cartelli lascerebbero intendere, ma una delle più importanti aree archeologiche della città dove, oltre alla fase cristiana, esistono anche resti di un tempio di sette secoli più antico (n. 3 cartelli segnaletici sbagliati!!); l’“Ipogeo Lagrasta” in realtà di tombe ne comprende tre, perciò tutte le guide li chiamano, giustamente, “Ipogei Lagrasta”, tranne al Comune di Canosa (n. 3 cartelli segnaletici sbagliati!!); gli “Scavi del complesso di San Pietro” non sono visitabili né visibili perché ricoperti dagli archeologi per preservarli, comunque ancora in regime di proprietà privata, e tuttavia la sola presenza è bastata a giustificarne l’indicazione (n. 3 cartelli segnaletici sbagliati!!).
Ma non è finita, purtroppo.
La segnaletica posizionata nei pressi di alcuni degli incroci più importanti, indica percorsi attorcigliati o che, peggio, non portano da nessuna parte. Per esempio a chi entrasse a Canosa da Via Lavello, una delle poche strade rettilinee della città, per arrivare alla Cattedrale, ai citati “Scavi del complesso di San Pietro”, alla citata “Basilica paleocristiana di San Leucio”, alla citata “Tomba di Giove Toro” e alla “Necropoli di Santa Sofia”, anziché proseguire diritto per Via Imbriani, è suggerito di svoltare a sinistra per Viale I° Maggio (è scritto proprio così!! con “I” - numero romano - accompagnato dal circoletto) e da lì poi…ci si deve arrangiare perché i segnali spariscono. Ricompare invece un segnale che indica “Scavi del complesso di San Pietro” all’incrocio con Via Tito Livio. Ma poi anche in questo caso giunti su Via Settembrini non si sa più dove andare, se a destra o a sinistra!!!
E inoltre…… l’incrocio per chi entra a Canosa da Via Corsica (la Via di Andria) possiede segnaletica posta parallelamente al senso di marcia!!! (siamo ormai nel campo del bizzarro…)
Stessa cosa dicasi per l’incrocio di Via Barletta. Anzi a chi entrasse a Canosa da quest’altra importante via d’accesso, non è nemmeno segnalata la presenza della “Necropoli di Santa Sofia”, che invece quasi si affaccia sulla S.S. 93, né si vedono segnali che indichino il vicinissimo Ipoego Scocchera, che però è indicato altrove, nell’oscura concezione spazio-temporale della viabilità cittadina elaborata a Palazzo S. Francesco.
E poi incredibilmente mancano del tutto indicazioni per i monumenti della Via Traiana (Arco Traiano, Tomba Casieri, Mausoleo Barbarossa, Mausoleo Bagnoli, Ponte sull’Ofanto), per il fiume Ofanto (ricordato, anzi celebrato, come “una risorsa turistica” su un’accattivante brochure propagandistica di qualche anno fa sempre dall’Amministrazione Comunale), per Palazzo Sinesi (sede dell’esposizione sui reperti dell’Ipogeo Varrese), visitato fino ad oggi da circa 100.000 visitatori, per il Castello medievale e per il Lapidario della Villa Comunale.
Tutti siti degni di interesse archeologico e turistico, che chissà per quale sconosciuto ragionamento, non sono stati contemplati dalle menti cui è affidata la tutela dei beni culturali e la promozione turistica di Canosa. Palese è però l’incompetenza della Pubblica Amministrazione, con l’aggravante che tale strampalato intervento è stato attuato con il denaro dei contribuenti.

Da anni invece permane lo strano caso di Via Liguria, la sola strada abbastanza larga da consentire l’accesso all’area archeologica di San Leucio; solo grazie all’abilità degli autisti i bus riescono a passare, facendo lo slalom tra le auto in perenne divieto di sosta. Se poi ci si attiene ai sensi unici e ai divieti, non è chiaro da dove debbano andare via gli stessi bus granturismo, una volta terminata la visita! È dire che basterebbe poco per togliere gli autisti dall’imbarazzo di imboccare una strada controsenso: mettere un segnale che escluda i bus dal divieto di ripercorrere al contrario la strada fatta all’andata!
L’elenco delle incapacità organizzative e tecniche comunali, è stato infine verificato nelle serate estive di apertura straordinaria dei siti monumentali: quella che ormai dovrebbe essere la perla delle nostre aree archeologiche, San Leucio con i resti del Tempio ellenistico-romano e l’annesso Antiquarium, presenta delle deficienze davvero grossolane. L’area archeologica risulta illuminata da uno scenografico impianto che però, giunti all’interno degli scavi si rivela buono a nulla. Le luci abbagliano i visitatori, anziché illuminare i resti archeologici, cosicché molte sono le cadute accidentali e l’impossibilità di cogliere appieno i particolari del monumento evidenziati di volta in volta dalle guide. Le cose non vanno certo meglio nell’Antiquarium, dove sembra che nessun accorgimento sia stato preso per limitare la mancanza di isolamento termico di una struttura progettata quarant’anni fa; i due mini-condizionatori sono totalmente inadeguati a compensare il calore interno e gli effetti dei potenti ‘fari’ usati per illuminare ambienti e vetrine (alla faccia del risparmio energetico!). La temperatura interna era così insopportabile (sembrava di essere in un forno!), da costringere il visitatore ad uscire il più presto possibile.
Per non sovraccaricare lo smarrimento di chi legge, è bene concludere qui lo stravagante scenario dei ‘famosi’ interventi portati a termine da questa Amministrazione in un settore di primaria importanza per la nostra città, definita col solito tono vanaglorioso “Capitale del turismo archeologico”. Se queste sono le premesse, vieni da chiedersi cosa potrebbe accadere se fosse approvato il progetto del nuovo Museo Nazionale? Quasi ci sarebbe da suggerire a chi ci governa di non fare più niente, che sia meglio lasciare le cose come stanno, almeno si risparmierebbero parcelle e acquisti pagati col denaro pubblico.

Pubblicato il 31.10.09 h 18:22
Modificato il 06.11.09 h 12:17

Fantapolitica - Meno male che Francesco c’è Prova di collegamento ad un DB

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