Prova di collegamento ad un DB
Berlusca decadence


Giorgio Ambrosoli
Lo strambo attacco di Feltri a “l’Avvenire” è una questione solo italiana o dietro vi è l’azione di qualche potenza alleata decisa a liberarsi di Berlusconi? La pazza storia di questa fine estate finita in un guazzabuglio nel quale nessuno sembra trovare il bandolo della matassa, premier compreso.
Ritorna alla pagina iniziale

Documenti correlati



Fantapolitica vers. 3

Siti di interesse locale


Nino Imbrici blog

Agostino Di Ciaula blog La voce degli invisibili

Leonardo Mangini blog

Comune di canosa di Puglia

Canusium

Associazione sportiva Canusium

Campi diomedei

Presepe vivente

Canosa presepi

Canosa - sito in allestimento

Promozione del vino DOC

VIX & Co. - Gli incursori del web (vecchio sito)

VIX & Co. - Gli incursori del web (nuovo sito)

Giuseppe Cioce, consulente finanziario indipendente

Articoli per altri siti


Forum e nik name - 09.07.07

Pizzuto presidente del Consiglio comunale - 13.07.07

Registro tumori 1 - 29.11.07

Registro tumori 2 - 11.12.07

S. Giorgio Village - 04.01.08

Emergenza rifiuti in Campania - 06.01.08

Lo sciocchezzaio di Canosaweb - 15.01.08

Corte di Giustizia europea sul caso Europa 7 - 02.02.08

Commento all'articolo del consigliere Forino - 06.02.08

Risposta al consigliere Forino - 07.02.08

Primarie del PD a Canosa - 11.02.08

Antipolitica - 11.02.08

Le dimissioni mancate del Sindaco - 14.02.08

Legge sull'aborto - 19.02.08

Lettera aperta al sindaco - 21.02.08

Polemica elettorale con Seneca - 24.02.08

Serve davvero un programma in politica - 26.02.08

I fratellini di Gravina - 28.02.08

I nuovi ricchi - 05.03.08

La tragedia del Truck center - 06.03.08

Riforma della Pubblica Amministrazione - 10.03.08

Replica alla CGIL - 13.03.08

Soccorso nero - 18.03.08

Replica ad Eraclio - 24.03.08

Replica al prof. Metta - 27.03.08

La CGIL ed il S. Giorgio Village - 30.03.08

Contrada Tufarelle 2 - 11.04.08

Il 25 Aprile - 26.04.08

Naziskin a Verona - 06.05.08

Lettera aperta a Michele Pizzuto - 24.06.08

Contrada Tufarelle e Registro Tumori - 18.07.08

Consiglio comunale monotematico - 25.07.08

Il ritorno di Obi-One - 15.02.09

Il sonno della ragione genera mostri - 16.02.09

Il miraggio dell'assegno di cura e della dote per i primi nati - 03.03.09

Lo smascheratore smascherato - 03.06.09

Dieci domande alla dott.ssa Lombardi - 16.06.09

Lettera aperta all'assessore Caracciolo - 23.07.09

Bossi, l'inno nazionale e le anime belle - 22.08.09

Destra in crisi di identità - 12.10.09

Gruppo vacanze Calabria - 05.11.09

Siti di interesse nazionale


Aricolo 21 liberi di

Micromega

Società civile

Il sito ufficiale di Piero Ricca. L'uomo che diede del buffone o puffone al Cavaliere

Famiglia cristiana

Voglio scendere. Curato da Marco Travaglio, Peter Gomez

Democrazialegalita.it Periodico on-line diretto da Elio Veltri

Informazione.it Sito giornalistico che raccoglie notizie da altre testate della rete

E’ compatibile la carica di direttore di un giornale cattolico, e per di più espressione della CEI come l’”Avvenire”, con l’essere omosessuale? Ovviamente non esiste una regola, tantomeno sono accettabili discriminazioni. Quello che sta accadendo intorno a Dino Boffo (il direttore di “L’Avvenire”, per l’appunto) e Feltri (da poco nominato direttore di “Il Giornale” che fu di Indro Montanelli) è sintomatico di un certo clima che già da qualche anno si respira nel nostro Paese.
Per comprenderlo meglio, forse, sarebbe opportuno compiere una digressione di qualche settimana, a quando, cioè, a Feltri è stata offerta la direzione del quotidiano berlusconiano in cambio di una lautissima ricompensa, si è parlato di un ingaggio di 13 milioni di euro. Non che Feltri fosse un partigiano dell’opposta sponda da convertire alla causa ed al credo del suo nuovo datore di lavoro; tutt’altro, in questo Feltri era già abbastanza ben catechizzato. Il motivo non dichiarato di quella scelta era probabilmente legato all’intenzione di fare del foglio proprietario un’arma molto più appuntita, contro le corazzate dell’opposizione, di quanto lo fosse stato sotto la direzione Giordano, messo alla porta senza tanti complimenti e pochissimi rimpianti; motivo dichiarato, secondo Feltri, quello di incrementare pubblicità e numero di lettori.
Silvio ha duramente sofferto e soffre ancora l’informazione di “La Repubblica”, soprattutto per quanto gli è stato confezionato intorno alle vicende scandalose delle quali è stato protagonista per quasi tutta l’estate, e probabilmente era alla ricerca di qualcuno che trasformasse l’house-organ di casa Berlusconi in un sistema militante, capace soprattutto di difenderlo possibilmente attaccando. Quale migliore direttore faceva alla bisogna di un Vittorio Feltri al quale erano stati promessi ponti d’oro con un ingaggio da calciatore di cui non si ha memoria nella storia del giornalismo?
E Feltri ha fatto pedissequamente il suo nuovo lavoro, selezionando uno per uno i suoi nuovi obiettivi. Il mondo cattolico critica il premier non tanto per le sue politiche - anche se il nervo del reato di clandestinità è sempre scoperto - quanto per la licenziosità della sua vita privata? Feltri scandaglia i suoi archivi e scopre che Dino Boffo non è quello che qualcuno riterrebbe uno stinco di santo, in passato è stato condannato ad una pena per 516 euro per sanare un’accusa di molestie contro una signora ternana, colpevole di avere un marito troppo avvenente per il direttore di “L’Avvenire”.
Una storia non molto edificante per la quale Boffo fornisce una ricostruzione diversa da quella riportata dal suo accusatore. Secondo Boffo, infatti, le telefonate non sarebbero state fatte da lui, anche se partivano dal suo cellulare, ma da un ragazzo tossicodipendente di cui si occupava. Per chiudere la faccenda in fretta ha preferito pagare, per tutelare, a suo dire, il ragazzo anche accollandosi una colpa non sua.
Ma nella ricostruzione di Feltri compaiono particolari inquietanti, tra i quali quello di ritenere Boffo un personaggio “attenzionato” dalla polizia per il suo essere un noto omosessuale. E’ strano come un giornalista di lungo corso, direttore di testate, possa compiere un errore così grossolano e fintanto banale. Si sa che essere omosessuali non è un reato e che nemmeno alla Buoncostume (quella di una volta) sarebbe mai passato per la testa di tener d’occhio un gay, se non per qualche morbosa curiosità. Ma a Feltri deve sembrare normale che la questura, con tutto quello che ha già di suo da fare, controlli la vita privata, prima ancora che pubblica, di un libero cittadino dai gusti sessuali alternativi, e per questo lancia il suo finto scoop in prima pagina.
Il vero giallo nasce da quel momento e l’interrogativo principe che molti si son posti, è stato se il suo principale fosse al corrente di quanto Littorio stava combinando. Son trapelate notizie circa il massimo segreto mantenuto fino all’uscita di quel numero di “Il Giornale”; si è parlato insistentemente di una telefonata (quindi di intelligenza sull’argomento) tra Feltri e Berlusconi, voce prontamente smentita. Sta di fatto che gli articoli del quotidiano di proprietà del Cavaliere su Boffo, sono usciti proprio nel giorno in cui era stata programmata la cena con il cardinal Bertone (Segretario di Stato vaticano) a L’Aquila a margine della Perdonanza di Celestino V, occasione per sperare in un’indulgenza plenaria per il premier oltre che a tentare di rimettere a posto rapporti un tantino travagliati. Si sa, Berlusconi, come Mussolini, tiene molto al rapporto con la Chiesa, se non altro per una questione di accaparramento di consensi elettorali. Tutto saltato, tutto finito in fumo.
Feltri cerca di impartire una lezioncina morale, di dimostrare che il gossip intorno a chicchessia non è cosa buona, perché viene fin troppo facile di scoprire le debolezze di chiunque e metterle su pubblica piazza, con invereconda esposizione al ludibrio. Si riferisce alle vicende del Presidente del Consiglio.
La situazione si intorbidisce viepiù quando “Il Giornale” pubblica il documento che rappresenterebbe l’informativa giunta agli alti prelati in merito alle vicende del direttore di “L’Avvenire”. E Feltri non trascura di sottolineare che delle strane abitudini di Boffo erano a conoscenza almeno tre cardinali, tra i quali l’ex-presidente della CEI, Ruini, e il cardinale Dionigi Tettamanzi, il quale ammette di aver letto quella informativa, ma di averla cestinata subito dopo senza darci alcuna importanza. Nasce il giallo intorno alla minuta con la quale ci si rivolge ad un’eccellenza, si scrive in un italiano sgrammaticato, si dimostra incertezza nella padronanza di argomenti giuridici, e ci si chiede, soprattutto, quale sia l’identità del misterioso scrivano.
Si fanno e si disfano le ipotesi più fantasiose, forse qualcuno interno alla curia che scriverebbe ad un suo diretto superiore, forse un agente di un qualche servizio segreto, per finire ad un investigatore privato. Si apre un mistero su come abbia fatto “il Giornale” ad avere copia del dispositivo di condanna di Boffo, quando lo stesso GUP di Terni si è sempre rifiutato di fornire alcun tipo di documenti in merito alla vicenda, nonostante siano atti pubblici e teoricamente accessibili a chiunque.
Mentre esperti di varia natura si arrovellano sull’argomento, credo che una domanda tutta politica sia importante farla: quanto ha nuociuto e quanto ha giovato questa storia al Presidente del Consiglio? Si tratta di un tentativo di intimidazione o dell’eccesso di zelo di un direttore incontenibile? Domande a cui è difficile dare una risposta. In un caso si è ipotizzato perfino che quella passata a Feltri fosse una polpetta avvelenata, rimane ignota l’identità del misterioso confezionatore di bufale al cianuro. Difficile dirlo, ma per orientarsi potrebbe tornare utile un analisi dello scenario che fa da sfondo a quanto sta accadendo, magari avanzando un sospetto, quello di un coinvolgimento internazionale con relativo supporto di servizi segreti di diverse latitudini. Potrebbe apparire un’ipotesi fantapolitica, del resto il sito si chiama così, ma qualche riflessione è opportuna farla.
Sui giornali italiani, anche di opposizione, si dà scarsa rilevanza al contesto internazionale in cui l’Italia di B. si è ficcata. Ricordiamo alcuni elementi peculiari: i rapporti di amicizia sempre più diretti con capi di Stato e di governi verso i quali l’Alleanza atlantica non è molto ben disposta; l’adesione al programma russo per la costruzione di un oleodotto alternativo a quello progettato dai nostri alleati europei e benedetto dagli americani; lo strano trattato con la Libia che in un punto ci impegna in maniera contraria ai principi dell’Alleanza atlantica, ed i contratti di fornitura di armi a paesi considerati non amici della NATO; la escort Patrizia D’Addario che riesce ad entrare e risiedere nelle residenze private di B. armata di un registratore, senza che la sicurezza del Presidente riuscisse a rilevarlo. Quest’ultimo episodio è stato particolarmente stigmatizzato dai giornali internazionali. Anche le residenze private dei capi di governo sono residenze istituzionali ed ivi sono contenuti dati estremamente sensibili per la sicurezza non solo della Nazione, ma di tutta l’Alleanza atlantica.
Sono dati oggettivi, questi, che ogni buon attento osservatore di affari internazionali non può trascurare. Immaginare una qualche azione da parte di chi avverte l’attuale governo italiano come una minaccia per l’Alleanza,non è assolutamente un’idea peregrina, né tanto meno si può pretendere che qualcuno se ne stia con le mani in mano. Diciamocelo francamente, il Cavaliere è politicamente un uomo cotto, ma è soprattutto molto pericoloso per i nostri alleati, che con tutta probabilità lo considerano un peso ingombrante, un uomo scomodo, un elemento su cui fare scarso affidamento.
Solitamente in queste situazioni gli altri si difendono, possibilmente attaccando, e non è da trascurare che tutto quanto accaduto in questi mesi (compresa la campagna mediatica dei giornali stranieri) non rientri a qualche titolo in questa operazione. Una mezza ammissione da parte del premier già c’è stata. Ricordate la polemica contro i giornali inglesi e americani di proprietà di Murdoch che secondo B. si stavano vendicando dell’affronto subito dal loro padrone per l’IVA sui decoder di Sky? E spero che qualcuno ricordi ancora la società americana che gli confezionava i sondaggi elettorali che poi si dimostravano incredibilmente veritieri. Da quando l’amico George Bush non è più alla Casa Bianca, anche i rapporti con gli Stati Uniti si son fatti più difficili e non è da escludere che tutto quanto sta accadendo oggi sia solo l’inizio di una storia destinata a continuare. E’ probabile che ne vedremo ancora delle belle.

Pubblicato il 02.09.09 h 22:45
Modificato il 10.09.09 h 21:10

Fantapolitica - Meno male che Francesco c’è Prova di collegamento ad un DB

Prova di collegamento ad un DB