Renzi, con tutta probabilità, sarà il nuovo segretario del PD. Ma quale partito sarà? Sarà ancora rappresentata una sinistra al suo interno? Un percorso accidentato che passa per lo scandalo dei falsi tesseramenti.
Indubbiamente, quello delle tessere farlocche ai congressi del Partito Democratico rappresenta un problema non da poco per una formazione politica che, seppur in maniera un tantino inflazionata, si è sempre proposta come alternativa alla destra, almeno sotto l’aspetto della correttezza politica. Rivela pratiche confinate in un antico passato, quando i rapporti di potere si regolavano appunto a suon di tessere intestate anche a defunti o ignari cittadini. In questi giorni vi è un di più di patetico nel rimbalzo di accuse tra renziani e cuperliani. Su tutte la domanda dei sette pugnali: sarà tutta colpa di Renzi? Lungi dall’essere considerato un renziano, registro che il sindaco di Firenze, nonché candidato più probabile alla carica di segretario, in maniera esplicita ha dichiarato che per lui non sono importanti i congressi di circolo o di federazione con tutto il loro contorno, quanto le primarie, dove è risaputo che le regole non prevedono affatto il tesseramento, ma una semplice registrazione e la sottoscrizione di una sorta di carta dei valori e degli intenti dell’elettore PD. L’idea di Renzi è quella di un partito leggero, non solido, tutto al servizio di un leader che si rivolge direttamente agli elettori, tutti, per conquistare i consensi che gli occorrono. Un modo di fare politica che ricorda più i comitati elettorali americani che i partiti europei tradizionalmente strutturati. Sarà un bene o un male? E se funziona in America perché mai non dovrebbe andare bene anche in Italia? Il problema sta tutto nel rapporto che i cittadini stabiliscono con le proprie amministrazioni. In America i partiti non hanno sezioni locali o strutture permanenti, democratico o repubblicano è più che altro un fatto di appartenenza ideale. La politica la fanno un po’ tutti, comprese associazioni di scopo che incidono sulla vita sociale e sono capaci di condizionare gli atti decisionali molto di più di quanto riescano a fare le loro omologhe italiane, si pensi non solo alle lobby ma soprattutto al potere dei mezzi di informazione. Il principe da quelle parti non ha vita facile.