Contrada Tufarelle. Fine di un incubo?
Il mese di marzo ha portato buone nuove alla comunità canosina. In due colpi sono stati conclusi due procedimenti sensibilissimi riguardanti il futuro della città: il parere negativo ad una mega-discarica e l’impossibilità per Bleu di espandersi oltre. Il Consiglio comunale del 14 marzo 2013 ha posto una seria ipoteca sulla possibilità che l’azienda di Maio (la Bleu s.r.l.) possa ottenere un ampliamento della sua discarica in Contrada Tufarelle. Con l’approvazione della delibera di
“armonizzazione elaborati grafici progettuali” relativi alla variante al P.R.G. di costituzione di Parco Tufarelle, si pone un vincolo piuttosto forte alle ambizioni della Bleu s.r.l. di estendere e di legare l’attuale discarica in esaurimento alla paventata mega-discarica in agro di Minervino, attigua al territorio canosino. In realtà, una prima mazzata era stata già inferta alle aziende di Maio il 6 marzo u.s., quando con una determinazione dirigenziale si chiudeva la procedura di valutazione di impatto ambientale e di autorizzazione integrata ambientale, con la bocciatura dell’intero progetto, sentiti i pareri sfavorevoli di ASL BAT, ARPA Puglia BAT, Comune di Minervino Murge, Servizio Urbanistica della Regione Puglia, Comune di Canosa di Puglia.
Le delusioni per Maio non sono finite qui. Dopo ha appreso che anche l’altra Conferenza di Servizi, quella che si stava pronunciando sulla variante al PRG per destinare a parco la zona D3-D4 di Contrada Tufarelle, si era conclusa male.
Cerchiamo di capire un po’ più dettagliatamente quanto accaduto in questi anni, aiutandoci con il verbale dell’ultima Conferenza di Servizi (Pag
1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8 ), quella del 20 dicembre 2012.
Faccio una premessa, le vicende di Contrada Tufarelle non sono così semplici come potrebbero apparire, e, alla luce di quanto avvenuto recentemente, osservando le reazioni di chi allora era sindaco ma oggi è solo un consigliere, si percepisce netta la sensazione che già allora qualcosa di gattopardesco era nell’aria. Il parco nacque probabilmente per ricostituire la verginità dell’allora amministrazione di Francè e salvaguardare al contempo gli interessi economici di alcuni imprenditori che in quell’area operavano.
A dare il la fu una proposta di variante al Piano Regolatore Generale che l’allora Giunta Ventola propose a fine 2006, cioè qualche mese prima delle elezioni amministrative, le stesse che, nel 2007, lo vedranno riconfermato. La delibera è la n. 58 del 9 ottobre, con le seguenti precisazioni:
“assegnare, fatte salve le attività esistenti , alla parte di territorio di Contrada Tufarelle già zonizzata nel vigente PRG come zona D3 e D4 la nuova destinazione urbanistica “Parco territoriale (verde di rimboschimento)”; assoggettarla
"a vincolo speciale con prescrizione di inedificabilità assoluta in rapporto alle specifiche condizioni idrogeologiche, al fine della conservazione del suolo, della tutela dell’ambiente e della prevenzione contro presumibili effetti dannosi di interventi antropici; specificare che per le aree nelle quali sono presenti cave dismesse da risanare o cave ancora in attività, potranno essere eseguiti esclusivamente interventi pubblici o di interesse pubblico ecosostenibili mirati alla salvaguardia dell’ambiente nonché di bonifica ambientale." La variante al PRG verrà poi approvata il 12 gennaio 2007 con la deliberazione n. 2 del Consiglio comunale.
E’ proprio vero che il diavolo è nei dettagli. Leggendo, infatti, con il senno di poi, lo stralcio di quella delibera, si nota uno strano combinato disposto: il parco si estenderà per tutta la zona D3 e D4, fatte salve, però, le attività esistenti. La discarica della Bleu s.r.l. era già allora un’attività esistente che in virtù di un accordo transattivo del 1999, poteva estendersi liberamente all’interno del parco. Ergo, la Bleu avrebbe potuto espandersi a volontà, l’occupazione di una nuova particella era considerata ampliamento e non nuovo impianto.
Nel 2009 arriva la prima doccia fredda per Francè, anche se il sindaco non sembra avvedersene subito. La Regione Puglia approva la variante al PRG (delibera di giunta regionale n. 935 del 4 giugno), in conformità al parere n. 8 del CUR del 19 marzo 2009, che modifica l’art. 88 delle NTA (Norme Tecniche di Attuazione del PRG), aggiungendo:
“Il Parco Territoriale di “Tufarelle” comprende un’area immediatamente a ridosso del Torrente Locone a confine con l’agro di Minervino Murge. All’interno dell’area dovranno essere realizzate opere di mitigazione dell’impatto ambientale per tutte le attività dismesse, il recupero delle cave, per una loro riutilizzazione compatibile con le finalità del “Parco” e la bonifica dei siti inquinati”. Aggiungendo il carico da dieci:
“ Le attività esistenti non potranno essere oggetto di ampliamento né potranno essere rilasciate nuove autorizzazioni di coltivazioni di nuove cave e di nuovi impianti in contrasto con le finalità dell’area di interesse ambientale paesaggistico”. In pratica, quel che era una licenza concessa al signore delle discariche di occupare ad libitum aree solo in teoria protette, nelle NTA si trasforma in uno stop, prevedendo per disposizione diretta l’impossibilità di ampliarsi.
Dalle parti della maggioranza di centrodestra del Comune di Canosa non sembrano accorgersi dell’insidia presente in quelle parole, tanto che il 30 luglio 2009 approvano le nuove NTA con la
delibera n. 36 quasi senza battere ciglio. Francè solitamente è molto accorto ed esercitava sui suoi consiglieri un controllo quasi militare. Come sia stato possibile che a lui e all’ing. Maggio sia sfuggito questo particolare di non poco conto è strano. Sta di fatto che la richiesta di conferenza di servizi parte dal Comune di Canosa il 7 settembre 2010, a distanza, cioè, di oltre un anno, per sanare la discrasia che si è creata tra le disposizioni delle nuove NTA e le prime delibere consiliari. Nel proporla il sindaco chiede che le
attività esistenti possano continuare ad esercitare le azioni lavorative di competenza nelle proprie particelle. Quest’ultima precisazione si presta a qualche ambiguità in quanto non definisce il significato di “proprie”, se per tali sono da intendersi quelle attualmente impegnate o se “proprie” sono anche le future in ampliamento come previsto nell’accordo transattivo. Che qualcosa non quadrasse lo rileva l’ing. Giordano, il quale aveva chiesto a più riprese le mappe della zona oggetto della variante, per esporre, durante la conferenza, che la variante adottata già in prima battuta con le delibere del 2006 e 2007 dal Comune di Canosa non riguardavano solo le zone omogenee D3 e D4,
“ma un coacervo di aree”. Inoltre rilevava, l’ing. Giordano,
“discrasie tra le tavole oggetto dei provvedimenti consiliari n. 58/2006 e n. 2/2007” che si sostanziavano in una difformità tra le tavole di progetto della zona oggetto della variante e quelle che riportavano lo stato di fatto. Nel progetto risultava adibita a parco un’area più vasta di quella realmente occupata, nella mappa di fatto tale area era più contenuta e mancava la cava in attività, quella insistente sulla famigerata particella 12. Secondo l’ing. Giordano tale situazione era già non conforme alle prime delibere, quando si riteneva che le attività in esercizio potessero ampliarsi, di sicuro lo sono diventate meno dopo l’avvenuta modifica alle NTA, da qui la richiesta di armonizzazione.
In questa vicenda, sulla quale apparentemente tutti dovrebbero essere d’accordo, considerate le roboanti dichiarazioni, si è consumato in consiglio comunale uno psicodramma, con astensioni e con ben quattro consiglieri di minoranza fuori dall’aula al momento del voto, tra i quali spiccava la figura augusta dell’ex-sindaco Francè. Come mai? Eppure Francè aveva votato a favore della
delibera n. 9 del 23 luglio 2012 contro la nuova mega-discarica, ribadendo una volontà che già era stata espressa nel 2009. A parte gli aspetti formali, che comunque hanno il loro peso, la vecchia maggioranza di centrodestra ha sempre avuto un atteggiamento piuttosto ambiguo verso i problemi ambientali in generale e verso quelli di Contrada Tufarelle in particolare; combattuti tra salute pubblica e sacrosante (per loro) garanzie da offrire alle imprese, di qualsiasi natura esse siano, in barba all’art. 41 della Costituzione. E le imprese spesso si spingono oltre, fino a quasi intimidire i consiglieri comunali. Prima del 14 marzo era giunta notizia che il dott. Maio avesse inviato a ciascun consigliere comunale, sindaco, assessore, dirigente
una missiva dai toni non proprio amichevoli La lettera porta la data del 12 marzo 2013, e, considerato che il Consiglio si sarebbe tenuto di lì a qualche giorno, impressiona la celerità con cui ha raggiunto i destinatari. La Bleu è a conoscenza dell’ordine del giorno, non è affatto soddisfatta e minaccia sfracelli. Scrive infatti che
“laddove all’esito della predetta seduta dovesse emergere la ricomprensione dell’area catastalmente individuata al foglio di mappa 77 p.lla 12, nella zona urbanistica denominata “Parco Tufarelle”, l’Amministrazione concreterebbe il maldestro, postumo ed illegittimo tentativo di ostacolare l’attività imprenditoriale della Bleu S.r.l. che, sin da ora, si riserva di attivare tutte le iniziative giudiziarie per tutelare i propri diritti ed interessi”. Una strana proposizione che smentisce tutti gli atti della vecchia amministrazione (quella di Francè), accompagnati da una robusta retorica ma che, secondo Maio, dovevano essere piuttosto inefficaci all’atto pratico, visto che finora non avevano impensierito più di tanto la Bleu S.r.l.
Nella lettera, che Maio firma di suo pugno, appare strano e strumentale che non abbia inserito nel suo lungo elenco, quantomeno per conoscenza, anche l’assessore Barbanente, ad esempio, o l’ing. Giordano. Eppure Maio sa benissimo che la delibera del Consiglio comunale è di adeguamento ad una anomalia emersa durante la Conferenza di Servizi alla quale anche lui, direttamente o indirettamente, ha partecipato. Come mai se la prende solo con politici e tecnici del Comune di Canosa? Non sarebbero responsabili parimenti i dirigenti della Regione Puglia che con la delibera n. 935 avevano imposto il divieto di ampliamento alla discarica della Bleu?
Maio prosegue accusando di dichiarazioni non aderenti alla realtà il vicesindaco (al secolo Pietro Basile) ed il dirigente, in relazione alla delibera n. 9 del 23 luglio 2012 (il Consiglio comunale all’unanimità in quell’occasione espresse una volontà politica, quella di farla finita con le discariche), che unita ai pareri raccolti nell’ambito del procedimento di Autorizzazione Integrata Ambientale rappresenterebbero
“la prova provata” di
“affermazioni non corrispondenti alla realtà”. Si riferisce, probabilmente, alla sonora bocciatura del suo mega-progetto di discarica tra Canosa e Minervino, dimenticando che in quella sede il parere negativo l’hanno dato un po’ tutti. E’ inoltre curioso come ammetta candidamente quella relazione che sempre si è sospettata, ma che politicamente è stata altrettanto smentita da Francè, per la quale la particella 12 rappresenta la continuità tra la vecchia e la nuova discarica, sennò che altro nesso ci sarebbe tra la delibera del 14 marzo 2013 e una Conferenza di Servizi che riguarda la nuova mega-discarica?
L’epilogo è da brivido:
“La società Bleu S.r.l., utilizzerà l’adottando atto consiliare, per attivare le competenti Autorità Giudiziarie al fine di accertare gli illegittimi ed illeciti comportamenti tenuti dai consiglieri comunali, dal Vice Sindaco e dai dirigenti proponenti, e proporre un’azione di risarcimento danni a tutela dei propri diritti ed interessi. Si invitano, pertanto, i Consiglieri Comunali a non adottare atti che potrebbero compromettere l’attività imprenditoriale della società scrivente.” Non so quanto converrebbe a Maio passare per la Magistratura, visto che proprio la delibera che lui contesta, di adeguamento delle cartografie al deliberato, potrebbe presentare qualche rilievo da approfondire in termini di eventuali illeciti, non capita tutti i giorni di trovare mappe tra loro contraddittorie, e tutta la partita del parco sembra studiata apposta per favorirlo, come già visto.
Sconcerta questo stranissimo rapporto tra imprenditori e politica. Negli anni di Tangentopoli eravamo abituati a ben altro, a sodalizi, a mazzette che quando diventavano troppo esose, costringevano gli imprenditori stessi a denunciare. Per almeno un ventennio abbondante abbiamo creduto che la insana politica dettasse legge sui vessatisimi bravi capitani d’azienda, vittime innocenti di un sistema corrotto. Oggi siamo ad un cambio epocale: la baldanza, la tracotanza con cui un signore ricco e potente si permette di dare indicazioni di voto ai consiglieri comunali su argomenti sensibili per i suoi interessi, comunicandolo addirittura per raccomandata con ricevuta di ritorno, oltrepassa un limite al di là del quale non ha assolutamente senso parlare di democrazia, in cui non solo i principi costituzionali, ma perfino quelli del più elementare galateo istituzionale vanno a farsi benedire.
Sabino Saccinto Vers. pdf Pubblicato il 25/03/2013 h 07:48:45
Modificato il 15/01/2014 h 13:35:01
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