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Può un partito che si considera responsabile e di governo lasciarsi andare ad esternazioni tutto sommato populiste per un malcelato desiderio di vendetta e per una sconfitta che brucia ancora?

Se ci fosse un manuale di psichiatria politica, l’intemerata della Segreteria del PD canosino apparsa sui siti di informazione locale giovedì 7 dicembre, ne verrebbe menzionata di buon diritto.
Se l’occasione è di quelle buone (lo sciopero dei lavoratori Sangalli, la ditta che si occupa della raccolta dei rifiuti), le circostanze lasciano un tantino a desiderare, perché se si può avere buon gioco nell’attaccare l’amministrazione attuale – anche se tre quarti delle proposte e delle richieste del PD non sarebbero affatto indolori per i conti del Comune -, proprio non si capisce la chiamata di responsabilità dell’Amministrazione uscente; non perché ne sia priva, ma perché in quell’amministrazione tale partito era magna pars, disponendo di ben sette consiglieri in maggioranza.
Ma perché allora il PD attuale attacca gli esponenti del PD passato? La risposta è nota. Quel PD era altro rispetto a quello risultato vincente negli ultimi due congressi, e tanto basta ad invocare una certa alterità; ma non solo, perfino una pericolosa quanto impropria presunzione di superiorità, nonostante i sagaci uomini nuovi tutto sono tranne che nuovi, figli di esperienze antiche, ricordati più per i loro fallimenti che per i loro successi.
Distorcere la realtà a fini politici è esercizio di propaganda fin troppo scontato, salvo poi doversi misurare con la dura realtà e rivedere, magari lontani da occhi e orecchie indiscrete, le proprie posizioni e concludere che proprio non si possono raddrizzare le gambe ai cani.
Una volta toccava ai grillini stare dalla parte comoda, quella che ti garantisce rendite di posizione invidiabili e ti permette di gridare alla democrazia infetta, alla nazione corrotta ad ogni delibera sospinta. Oggi che i grillini, un po’ per merito, molto per fortuna, non possono inveire contro nessuno se non contro se stessi, a giocare la parte di chi specula sulle disgrazie politiche altrui si trovano i democratici di rito renziano, quelli di nuovo conio che in virtù della novità e del fatto che non saranno mai – almeno a Canosa – classe dirigente, sono nella condizione ideale di chi pensa di poter bacchettare e dare lezioni a tutti.
Quella della Sangalli non è una bella storia, ma di strano vi sono, nella presa di posizione piddina, le accuse dirette al sindaco in carica e al suo predecessore. Strana distorsione, sono intimamente convinti infatti che, dopo aver archiviato e derubricato ad una sorta di incidente della storia l’esperienza La Salvia, tra l’amminitrazione 5 Stelle di Morra e quella del suddetto ci sia una continuità nemmeno tanto carsica. Una convinzione assoluta, totale che li porta a dimenticare, ad esempio, che il nuovo sistema di raccolta, partito nel settembre del 2012, fu di fatto avallato da un’altra amministrazione – quella di Francesco Ventola – con un bando di concorso che i Magistrati hanno di fatto definito da sartoria, dell’ARO Andria – Canosa quando la campagna elettorale del 2012 non era ancora iniziata. Di certo, la condanna alquanto pesante in primo grado per l’ex-assessore della giunta Giorgino lascia molto a desiderare. Se per la giustizia, le tangenti della Sangalli son finite nelle sue tasche e basta, appare strano, se non surreale, che il Lotito, allora assessore del Comune di Andria, abbia potuto in perfetta solitudine così profondamente incidere sul bando di gara, gabbando uomini navigati quanto lui se non di più. Ma tutto ciò poco importa a chi deve fare di ogni occasione materia di propaganda a buon mercato, così come risulta velleitaria la pretesa che il Comune di Canosa chiuda il rapporto con la Sangalli. Velleitaria e impossibile, se vogliamo. Il Comune di Canosa non ha alcun rapporto diretto con la Sangalli, infatti i versamenti non avvengono verso l’impresa, ma sono destinati ad un terzo soggetto (l’ATO), che poi provvede a passarli alla ditta. Se ne deduce che se esiste un soggetto titolato ad esercitare una certa forza verso l’impresa di raccolta ed imporre eventuali sanzioni, di sicuro non è il Comune di Canosa.
Ma il PD chiede la risoluzione del contratto, in virtù delle ripetute inadempienze e della condanna in primo grado del Lotito, perché se è appurato che il bando era teso a favorire illegittimamente un’impresa, è naturale che venga poi revocato quando il reato è conclamato. Una posizione più da Movimento 5 Stelle che da Partito Democratico, ovvero da chi, da qualche anno a questa parte, si professa forza di governo, refrattaria a tutti i populismi e demagogie. Le condanne penali, si sa, sono personali e non sempre la relazione fra i due eventi (la condanna e i suoi effetti prossimi o meno) è così automatica; inoltre una condanna penale deve passare in giudicato per essere effettiva, e questo non avviene quasi mai dopo il primo grado, spesso gli imputati fanno ricorso in secondo ed eventualmente in Cassazione, e coi tempi della Giustizia italiana è probabile che il tutto si concluda a contratto tra ARO e Sangalli già scaduto.
Ma i fini pensatori piddini potrebbero obiettare di buona ragione che comunque, se un Comune è insoddisfatto dei servizi offerti da un suo fornitore, può comunque adire alle estreme conseguenze. Buona idea, rimane da vedere come la pensano ad Andria. Se ricordo bene, il rapporto con la Sangalli ci costa circa 13 milioni di euro all’anno, 3 a carico del Comune di Canosa e circa 10, se non di più, a carico di Andria. Anni fa, quando i piddini canosini attuali erano in tutt’altre faccende affaccendati, mi preoccupai di condurre una piccola ricerca sui conti e sui bilanci andriesi, arrivando già allora a conclusioni disarmanti. Si chiedessero infatti, i piddini canosini, a quanto ammontano i residui passivi sulle prestazioni di servizio sulla raccolta rifiuti e a quanto sono pari i residui attivi sul capitolo TARI del Comune di Andria. Lo facesse anche l’onorevole grillino D’Ambrosio e poi insieme convocassero una bella conferenza stampa congiunta per raccontarci tutta la verità su Babbo Natale.

Sabino Saccinto

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Pubblicato il 11/12/2017 h 15:04:49
Modificato il 11/12/2017 h 15:29:23

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