Sentenza di appello contro COBEMA: vengono condannati Dante Columella e compagnia. Soddisfazione tra quanti hanno seguito il caso.
Su “La Gazzetta del Mezzogiorno” del 03 marzo, ( immagine 1 , immagine 2 , immagine 3 ) è apparsa una notizia molto interessante che in qualche modo fa giustizia di una vicenda che questo blog aveva già raccontato in passato, con un epilogo, allora, che non ci convinse affatto, ribaltato per fortuna dalla sentenza di Appello che contrariamente a quanto disposto dal GUP Teresa Giancaspro, ha condannato Dante Columella e compagnia a pene detentive fino ad un anno e sei mesi. I particolari di quella storia sono noti ed hanno gridato giustizia davanti a Dio, data l’evidenza di fatti molto anomali. L’inchiesta fu aperta dal NOE sulla discarica COBEMA il 15 marzo 2006 e furono rilevate incredibili irregolarità: quantitativi di rifiuti speciali scaricati al di là della capienza autorizzata, occultamento di pozzi spia, materiali che non si presentavano propriamente come i militi se li sarebbero aspettati ad un esame visivo; in più si scoprì che il personale addetto alla discarica era in difetto sia quantitativo che qualitativo rispetto a quello previsto. Insomma, una messe tale di irregolarità difficilmente catalogabili come non reati, che, se perseguiti severamente allora, avrebbero cambiato non di poco il modo di approcciare le violazioni che ormai quasi regolarmente si commettono in tema ambientale. Intervenne invece quell’assoluzione, per certi versi inaspettata, che non aiutò il morale di chi all’epoca incominciava a muovere i primi passi in un settore attaccato dalla criminalità in un modo che ancora oggi è tutto da scoprire; così come provocò disillusione e senso di scoramento in quei gruppi di ambientalisti da sempre convinti che la sorveglianza, in materia di discariche, è sempre stata un’attività poco praticata, buona solo per essere ricordata nei casi eclatanti, gli stessi di situazioni ormai compromesse del tutto.