L’ombra di Francè su quei conti che non tornano Bilancio 2011 approvato e chiuso, ma le criticità già da noi segnalate si riconfermano, con in più un disavanzo di gestione di un milione e mezzo di Euro. Eredità pesante che viene lasciata alla nuova amministrazione, contrariamente ai proclami rassicuranti della campagna elettorale. Il 18 aprile si è compiuto l’ultimo atto dell’Amministrazione Ventola: un consiglio comunale in cui è stato approvato il PUG (con le relative osservazioni) ed il rendiconto di gestione dell’anno 2011. E’ bene sapere, a scanso di equivoci, che i consiglieri di opposizione non hanno partecipato alla discussione, essendo usciti dall’aula dopo che una loro richiesta (rimandare l’approvazione del PUG a dopo le elezioni) non é stata accolta. Un atteggiamento di protesta plateale che non ha scalfito minimamente la maggioranza, la quale è riuscita a chiudere i lavori più celermente e senza intoppi.
Il 2 maggio 2012, l’Amministrazione, quasi a volersi far merito di aver compiuto un atto obbligatorio per sua natura, ha emesso un
comunicato stampa piuttosto rischioso, nel quale per bocca dell’assessore alle Finanze Marisa Rosa, si è espressa per asserzioni al limite della realtà, quando non del tutto al di fuori di essa. Partiamo dal suo enunciato più significativo. Più che da un assessore sembra sia stato elaborato da un sofisticatissimo team di azzeccagarbugli. Ha detto, o meglio le è stato attribuito:
“L’anno 2011 si è caratterizzato da un disavanzo di gestione dei programmi pari a circa 1,5 milioni di euro, determinato esclusivamente dall’utilizzo dell’avanzo di amministrazione, avutosi con le gestione dei precedenti anni ed applicato all’anno 2011.” Grammatica caracollante a parte, è un’affermazione confusionaria che non trova alcun riscontro, ad esempio, nella
relazione dei Revisori dei Conti, dalla quale, cfr. la pag. 12, si deduce chiaramente che ciò di cui parla l’assessore non è altro che lo sbilancio, a favore delle uscite, dei conti generali dell’Ente. Più precisamente gli accertamenti totali (35.265.284,72 €) sono stati inferiori agli impegni (36.765.303,77 €) proprio per una somma molto vicina a quella citata. Questo dato non ha assolutamente nulla a vedere con il riferimento all’utilizzo dell’avanzo di amministrazione dell’anno precedente, né tantomeno quell’avanzo è la causa del disavanzo di gestione. Anzi, tutt’altro. Non dimentichiamo che proprio in fase di salvaguardia dei dati di bilancio, la Giunta decise di ricorrere più massicciamente a quell’avanzo proprio per tamponare alcune falle che si stavano aprendo nei conti, e che, in assenza di un così cospicuo impegno, per certo il disavanzo di gestione sarebbe stato molto più consistente.
Se andiamo a leggere la relazione dei Revisori a pag. 16, scopriamo che nella conciliazione dei risultati finanziari, il disavanzo di gestione è bene in vista e che l’avanzo di amministrazione (852.523,65 €) è frutto dell’apporto dei minori residui riaccertati (329.642,96 €) e dell’attivo di amministrazione dell’esercizio precedente (1.935.749,93 €). Della questione, e del modo piuttosto misterioso con cui è cresciuto l’avanzo di un esercizio già chiuso, ce ne siamo già occupati e non è mia intenzione ritornarci, a me preme invece sottolineare la falsificazione che certi amministratori fanno dei dati, come se la matematica fosse una scienza addomesticabile e i numeri prescindessero dal loro significato e dalla loro oggettività. Infatti, la sig.ra Rosa, sfidando in maniera suicida il ridicolo, aggiunge perfino che la gestione dell’anno 2011, pertanto, è risultata positiva per 400 mila euro al netto dell’utilizzo dell’avanzo di amministrazione. Si citano cifre esatte, ma a sproposito, e soprattutto si dicono bugie. Il dato che l’assessore maneggia con assoluta imperizia lo si ritrova a pag. 13 della relazione, nel saldo di parte corrente (406.386,14 €). Ma se si osserva come quel numero si calcola, non si può che rimanere sconcertati e basiti di fronte a certe dichiarazioni. Si ottiene sommando allo sbilancio della spesa corrente (passivo per 1.470.124,12 €) l’utilizzo dell’avanzo di amministrazione del 2010; quindi il dato sulla gestione dell’anno 2011 non può essere assolutamente considerato al netto di questa sorta di toccasana, ma esattamente l’opposto. Le bugie hanno le gambe corte, anzi cortissime e la verità che emerge è piuttosto preoccupante, tanto che la maniera insistente con cui ci si arrovella nel voler dimostrare l’indimostrabile, non può che rimandarci ad un punto focale della questione. Il rendiconto 2010 si chiuse con la relazione sintetica dei Revisori con la quale si certificava lo stato dell’Ente. Come fattore anomalo veniva segnalato il punto 4, ovvero i residui passivi complessivi (anno di competenza più arretrati) in conto corrente erano già allora superiori al 40% degli impegni: una situazione che destò il nostro interesse. Il documento di quest’anno è ancora più ricco. All’ormai consolidato punto 4 si è aggiunto il ben più preoccupante punto 1, quello che appunto tiene conto di quel deficit di un milione e mezzo di Euro che l’assessore al Bilancio tenta di mistificare. I sindaci revisori certificano che tale somma supera il 5% delle entrate correnti, e tanto basta a far scattare l’avviso. Dai nostri calcoli risulta pari al 7,58%, essendo 19.792.172,28 € le entrate. E la cosa è preoccupante per davvero. A pag. 13 troviamo una tabella riassuntiva che raffronta i dati del 2011 con quelli dell’anno precedente, dalla quale appare evidente cosa ha provocato il disavanzo. La spesa corrente è schizzata dai 17.125.020 € del 2010 ai 20.417.847,69 € del 2011. La causa starebbe, secondo la signora Rosa, nella destinazione di “un avanzo di amministrazione di circa 1,9 milioni di euro al fine di finanziare principalmente le spese legali per € 900 mila, spese per franchigie assicurative per circa 230 mila euro, spese per consumo di energia elettrica per la pubblica illuminazione per € 175 mila, minori spettanze per circa 234 mila e maggiori oneri per smaltimento rifiuti per 150 mila € (tritovagliatura).” Non è chiaro se la colpa sia delle parcelle troppo esose degli avvocati, o delle precedenti amministrazioni (addirittura a partire dagli anni “90) che non le avrebbero liquidate puntualmente, e in che misura i due lustri in cui Francè è stato sindaco abbiano influito nei ritardi dei pagamenti. Sulla motivazione politica della destinazione di avanzo si giustificano così: “La scelta dell’Amministrazione è stata quella di applicare l’avanzo di amministrazione per eliminare principalmente situazioni debitorie in essere verso i professionisti legali sorte a partire degli anni ’90”. Come mai non lo abbiano fatto prima non è chiaro, visto che in dieci anni avrebbero avuto la possibilità di dilazionare in maniera più comoda i pagamenti arretrati. Entriamo nei dettagli. Quella che è esplosa nel 2011 è stata la spesa per prestazioni di servizi. La relazione dei revisori lo riporta a pag. 25: 10.808.866,81 € del 2011 rispetto ai 7.784.574,84 € del 2010 e i 7.414.640,73 € del 2009. Ed il peggioramento nel conto economico è abbastanza evidente, certificato anche dai revisori che a pag. 38 della loro relazione scrivono: “In merito ai risultati economici conseguiti nel 2011 si rileva una significativa flessione del risultato di gestione”. La causa la riportano anche loro in maniera poco tecnica, tanto da dare l’impressione di averla concordata con l’Amministrazione: “Il peggioramento del risultato della gestione operativa rispetto all’esercizio precedente è stato determinato dall’utilizzo dell’avanzo di amministrazione per far fronte alle transazioni di spese legali con i professionisti, alle spese relative alle franchigie assicurative ed infine alle spese per la tritovagliatura”. I revisori non si spingono nel dettaglio, tanto da non fornire al lettore l’indicazione, ad esempio, dei capitoli di spesa a cui tali uscite sono state attribuite, se si tratta di un fatto eccezionale o se ci saranno strascichi nei bilanci successivi e se le transazioni relative agli avvocati sono debiti fuori bilancio, come quello della tritovagliatura, o residui passivi mai sanati. A tal proposito è giusto e doveroso fare una considerazione. Solitamente i bilanci previsionali si formano tenendo conto degli accertamenti e degli impegni previsti e prevedibili, e non si discostano mai più di un certo margine percentuale dal rendicontato dell’anno precedente. Dei residui solo la loro variazione comporta la trascrizione nel bilancio. Tale metodo, giusto dal punto di vista contabile, si basa però sull’assunto, solo teorico, che non è necessario riportare nel previsionale i residui, fanno parte degli esercizi precedenti e dovrebbero bilanciarsi da soli: accertamenti ancora non riscossi e spese impegnate ma non saldate. L’equilibrio sarebbe perfetto e la cosa non preoccuperebbe poi molto se tutti i residui attivi fossero realmente esigibili, ma evidentemente così proprio non è. Nell’assestamento dell’ultimo bilancio, infatti, l’Amministrazione è stata costretta ad attingere in maniera massiccia all’attivo di esercizio del 2010 per 1.935.749,33 € per far fronte ad una impennata della spesa corrente. Il che rappresenta un fatto anomalo. Nel 2010 il ricorso all’utile dell’anno prima fu molto più contenuto: 197.282,29 €, e nel bilancio di previsione del 2011 è stato indicato come avanzo di amministrazione una cifra sicuramente consistente (1.215.282,29 €) ma considerevolmente più bassa di quella poi riportata nel rendiconto. Iniezioni di questo tipo avvengono solo in presenza di eventi eccezionali, come ad esempio un debito fuori bilancio. Fatta eccezione per la tritovagliatura non risulta che ne siano stati altri, mentre a detta dell’assessore, e confermato dai revisori, si è proceduto a pagare gli arretrati agli avvocati. Quindi residui che, a rigor di logica, non avrebbero dovuto affatto rientrare nel bilancio di competenza. Come mai, invece, sono passati tra le maggiori spese del 2011? Si trattava di poste mai registrate in bilancio o di residui degli anni precedenti improvvisamente diventati impellenti? Se fosse vera questa seconda ipotesi, verrebbe spontaneo chiedersi come mai quella somma non da poco non è stata rimossa dai residui. Diamo un’occhiata alla voce che più di altre ha influito negativamente sul consuntivo del 2011: le prestazioni di servizio. I revisori dei conti non hanno riportato nella loro relazione uno schema che è invece molto utile, lo abbiamo fatto noi. Nella tabella 1 sono riportati gli impegni per l’anno di competenza previsti, quelli consuntivati e lo scostamento in valore assoluto. Si noti come le voci che hanno subito un maggiore incremento sono state quelle dell’assistenza, della pubblica illuminazione e della Segreteria Generale: gli avvocati. Ma è sorprendente quanto invece mostra la tabella 2, dove a fronte degli impegni sono riportati i pagamenti effettivamente effettuati e i residui passivi totali. La scoperta non è delle più rassicuranti. A parte la pubblica illuminazione, tutti rimangono a bocca asciutta, anzi asciuttissima, compresi gli avvocati per i quali sulla carta erano stati stanziati 1.838.065,03 €, ma che di fatto incassano solo 467.889,39 €. E quell’annuncio fatto e ribadito a più riprese sui debiti pregressi ora finalmente sanati? Fantasie legate allo stranissimo modo che i contabili franceschini hanno di considerare l’avanzo di amministrazione. Per svelarne l’arcano diamo un’occhiata alla pag. 14 della relazione dei sindaci revisori del 2010. E’ scritto che quell’anno l’avanzo di amministrazione è stato di 2.022.899,74 €, dei quali sono stati vincolati 1.204.990.80 €. Quella somma, a meno di qualche piccola variazione, ce la ritroviamo tutta riscritta nel bilancio previsionale come prima entrata. Abbiamo quindi ragione di credere che il vincolo fosse proprio quello. La bizzarria sta nel fatto che i contabili franceschini, ma su questo i revisori dei conti non intervengono, utilizzano quell’avanzo come solo dato numerico per aggiustare il bilancio, senza far seguire ad esso un reale prelievo di cassa. La prima entrata del previsionale, pertanto, rimane del tutto virtuale, un particolarissimo residuo attivo. Lo dimostrano i dati di cassa del 2011. Ci saremmo attesi che a fronte di un impegno notevole dell’avanzo di amministrazione (non dimentichiamo che nell’assestamento di bilancio di novembre è stato di 1.935.749,93 €) venisse intaccata la riserva di una eguale somma. Invece è accaduto che i dati di cassa rimanessero inalterati, con la conseguenza che i tanto propagandati pagamenti promessi sono rimasti lettera morta, scaricandosi ancora una volta sui residui. E’ ovvio che applicando tale metodo a più bilanci consecutivi, si riesce a chiuderli tutti e bene formalmente senza mai scucire un euro vero. La fantasia dei contabili a volte è raccapricciante. Il bilancio di Francè si è retto, quindi, solo su ciò che realmente è stato incassato, e se molti impegni non sono stati onorati, pazienza. Intanto con quello che ha garantisce lo stretto necessario, buona parte dell’essenziale va a farsi benedire. Smaltimento rifiuti e servizi di trasporto sempre onorati, mentre assistenza e consulenze (ivi comprese le spese legali) possono attendere. Per essere più esplicativi, il comportamento di Francè è stato come quello del padre di una famiglia non spendacciona, ma con esigenze non affatto modeste, il quale per far quadrare il bilancio a fine mese, con uscite di molto superiori alle entrate, non rinuncia a mantenersi un buon conto in banca, e per fare economia decide di non pagare più il pizzicagnolo, il fornaio, l’idraulico, il sarto rimandandoli sine die, mentre è costretto gioco forza ad onorare i suoi impegni con la compagnia del gas, dell’acqua, della luce e dei telefoni. E’ il metodo San Raffaele. Anche don Verzè scaricava i suoi debiti interamente sui fornitori non facendo mancare mai niente per lui. Esiste quindi una condizione di sofferenza dell’ente non del tutto certificata che può produrre, perfino, una condizione di apparente stabilità. L’avanzo di amministrazione rientra nella categoria degli indici più camuffabili. Osserviamo come si ottiene. Viene considerato il fondo cassa all’apertura dell’esercizio corrente, a cui si sommano gli effetti della bilancia dei pagamenti, in ultimo si aggiunge la differenza tra residui attivi e passivi. Quest’anno l’avanzo è stato favorevole per 852.523,65 €. Un successo solo apparente. Negli anni precedenti fu molto più alto: 2.022.899,74 € nel 2010 e 2.370.835,69 € nel 2009. Questo significa che il sindaco entrante avrà più difficoltà a preparare il previsionale e meno soldi per correggere gli eventuali ammanchi di bilancio che si dovessero avere durante l’anno, comprese le poste impreviste, considerato che 349.146,76 € dovrà destinarli alla spesa in conto capitale. La tabella 4 è esplicativa del funzionamento della finanza ai tempi di Francè. E’ da notare come in realtà l’Amministrazione spenda meno di quanto riscuota, a fronte di impegni che superano gli accertamenti e di residui che inevitabilmente crescono. C’è una storia molto istruttiva che Francè ha raccontato in uno dei suoi comizi. Riguarda la questione dell’ICI sui terreni di Contrada San Giorgio. Se ricordate bene, nel 2009 Francè, durante la campagna elettorale delle Provinciali, rispolverò la vecchia idea del San Giorgio Village, e per rendere più realistica la promessa e più tangibile la realizzazione, aumentò l’ICI su tutta l’area. In pratica, terreni agricoli diventarono edificabili ma non del tutto: l’urbanizzazione non era nemmeno sulla carta e comunque l’edificazione era finalizzata al parco divertimenti. Nel 2012 c’è stata una mezza retromarcia. Durante un comizio ha fatto sapere che, fermo restando la caratterizzazione di area edificabile, l’ICI sarebbe stata scontata, sarebbe tornata ai valori del 2009, aggiungendo che i proprietari avrebbero dovuto ringraziarlo; in altre città non accade mai che un terreno agricolo si riqualifichi così velocemente e senza nemmeno pagare una tangente (ha usato proprio questa parola). Ebbene, potrà sembrare paradossale, ma questa furbata gli è servita in questi anni a truccare un tantino i bilanci e a far risultare accettabile un avanzo che sarebbe stato più basso se non avesse fatto ricorso a questo espediente. E tutto rispettando formalmente le regole. Sappiamo che al risultato di amministrazione concorre il fondo cassa, ma anche i residui attivi e passivi. Il metodo che normalmente utilizzano è quello di salvaguardare prioritariamente la cassa fissando i depositi ad un valore standard, i debiti, che farebbero scendere troppo l’asticella, li scaricano tra i residui passivi. Ma i debiti agiscono negativamente sul risultato di amministrazione, e allora cosa c’è di meglio di una piccola operazione di maquillage dei residui attivi inventandosi accertamenti anche non del tutto esigibili? Nella fattispecie di Contrada San Giorgio, l’aumento dell’ICI ha prodotto un incremento delle entrate nominali. Probabilmente quei soldi non verranno mai riscossi per intero, alcuni legali hanno consigliato ai proprietari di pagare solo la somma storica. Ma sulla carta le entrate comunque son cresciute raddrizzando i conti. Il nuovo sindaco non potrà purtroppo godere di questo escamotage. Che i residui attivi siano un problema, lo dimostrano sempre i revisori dei conti alla pag. 15. Nell’anno di competenza il Comune ha riscosso complessivamente 22.151.063,67 €. Di questi, 6.327.276,26 € sono somme incassate dei residui degli anni precedenti. Sempre nel 2011 l’Ente ha riportato in bilancio come nuovi residui attivi ben 19.441.497,31 €, circa il 90% di quanto ha effettivamente introitato, che aggiunti a quelli in riporto dagli anni precedenti fanno crescere lo stock complessivo di residui alla cifra poco sostenibile di 45.377.202,79 €. Esiste una gigantesca sproporzione tra quanto l’Ente porta realmente nelle sue casse e quanto pensa di poter riscuotere. Il dato è però complessivo, tiene conto della spesa in conto capitale che per il Comune di Canosa è una vera chimera. Se si considera invece la spesa corrente e, quindi, gli indicatori che riguardano la capacità dell’ente di autofinanziarsi, la situazione non è, per i revisori contabili, allarmante. Il rapporto tra residui attivi di nuova formazione e accertamenti non raggiunge il livello critico del 42%, rimane al 35,35%, mentre quelli complessivi sono al di sotto del 65%, per la precisione al 51,52%. Ciò che invece dovrebbe preoccupare, e non poco, è il trend costantemente in crescita dei residui passivi. E, d’altronde, con la politica contabile di Francè non potrebbe essere diversamente, visto che quando non riesce a far fronte ad una spesa, semplicemente non paga. Semmai torna strano come non ci sia stata ancora alcuna forma di protesta, una pubblica dichiarazione, una presa di posizione da parte dei creditori. Come se questi debiti non venissero reclamati da nessuno. Già nel 2010 il rapporto tra residui passivi ed impegni di competenza sfondò la soglia critica del 40%. Quest’anno è ulteriormente salita, siamo al 51,52%, oltre i 10 milioni di Euro in valore assoluto. Più del 90% di essi è costituito dalle voci superiori i 100 mila Euro di importo. L’assistenza rappresenta la parte più importante con 4.917.095,88 €. Sofferenze che riguardano trasferimenti e prestazioni di servizio proprio per la parte più debole e bisognosa della popolazione. Una scelta anzitutto politica che rende bene la sensibilità sociale di chi è stato all’Amministrazione in questi ultimi dieci anni. P.S. Tempo fa pubblicammo su questo sito due post ( “Francè batte cassa” e “I negligenti di Palazzo S. Francesco”) con i quali riferimmo di un caso di presunta appropriazione indebita poi derubricata a negligenza. A conferma della veridicità di quanto affermato non c’è solo la mancata smentita, ma anche una citazione particolare da parte dei revisori dei conti, i quali nella loro relazione scrivono a pag. 46, nel paragrafo intitolato a rilievi, irregolarità e considerazioni quanto segue: “L’organo di revisione, ai sensi dell’articolo 239 del Tuel, fa presente che a seguito di controlli analitici e dettagliati effettuati presso la contabilità dell’Economato sono state riscontrate irregolarità. In particolare si segnala la mancanza di buoni di pagamento con gli allegati giustificativi di spesa relativamente ai primi tre trimestri dell’anno 2011. Inoltre è stato accertato che alcune ricevute d’incasso dell’anno 2011, già sottoposte all’esame dell’organo di revisione nelle verifiche di cassa a campione, risultano emesse con la stessa numerazione ed imputate a capitoli differenti di entrata. Allo stato attuale sono in corso ulteriori verifiche al fine di riscontrare le evidenze mancanti relative ai capitoli di gestione dell’economato. Trattasi, tuttavia, di capitoli di bilancio afferenti a spese ed entrate minute per la gestione dell’Ente e pertanto sono relativi ad importi, comunque, non significativi rispetto alle entrate e spese complessive dell’Ente.” Cioè si sostiene che qualcuno all’interno dell’Ufficio Economato ha distratto fondi, ovvero ha rubato, visto che il non emettere buoni di pagamento per le uscite ed il non registrare le entrate è il modo più banale per creare provviste in nero. Ma il furto non sarebbe poi tanto grave, data l’esiguità delle somme movimentate. Nonostante tutto, non si ha ancora precisa contezza di quanto manchi realmente, ma si suppone sia poco, pertanto la preoccupazione dei revisori è minima. Dal 21 maggio il nuovo sindaco è Ernesto La Salvia, e tra le altre dovrà occuparsi del bilancio previsionale, che andrà approvato presto per non avere guai dopo con la Corte dei Conti. Quel che da questo sito ci auguriamo, ma il nuovo sindaco potrà prenderlo anche come un consiglio se vorrà, è che una delle prime operazioni della nuova giunta sia quella di compiere una sorta di “due diligence” alla maniera di Tommaso Padoa Schioppa, ovvero rivedere tutti i conti dell’Ente facendo bene attenzione ad alcuni importanti parametri. Noi ci permettiamo di segnalarne alcuni, ma non è detto che saranno poi gli unici, su cui concentrare buona parte dell’attenzione. Dipenderà poi dalla volontà della nuova amministrazione tenere in considerazione i nostri esposti o seguire altre strade. Vers. pdf Pubblicato il h Modificato il 12/12/2012 h 11:41:54
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