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Il sindaco pasticcione

Un ministro di centro-destra, Brunetta, pone un limite alle assunzioni fiduciarie in tutta la Pubblica Amministrazione, ed il primo a ritrovarsi nei guai è proprio Francè, che ora rischia un procedimento davanti alla Corte dei Conti. Una strana nemesi.

Avevo intitolato “Una tegola per Francè” un pezzo pubblicato circa due mesi fa , esattamente il 6 maggio scorso, riferendomi ad una sentenza della Corte Costituzionale con la quale si era rigettato il ricorso presentato dalle Regioni Piemonte, Marche, Toscana di invalidazione dell’art. 40, comma 1, lettera f e dell’art. 49, comma 1 del decreto legislativo n. 150 del 27 ottobre 2009, meglio noto come Legge Brunetta, ovvero quella stangata agli enti locali che in questi anni hanno fatto incetta di dirigenti a tempo determinato senza preoccupazione alcuna.
I particolari li ho già descritti in quel nel post, quello che è accaduto dopo a Canosa è tutto da raccontare ed ha buttato in uno stato di estrema fibrillazione non solo sindaco e giunta, ma soprattutto dirigenti e collegio dei revisori dei conti.
Preciso che in questa storia non vi entra solo la Consulta, anche la Corte dei Conti ha una parte non irrilevante, visto che il problema è stato sottoposto da Comuni e Province proprio per scongiurare il rischio che inchieste della Magistratura contabile potessero colpirli. In verità le sezioni regionali non si sono pronunciate in maniera univoca sulla questione, o meglio quella della Lombardia si è mostrata decisamente favorevole verso le amministrazioni periferiche, sulla scorta di un principio costituzionale introdotto con le modifiche al Titolo V, ritenendo l’organizzazione interna di un ente sua esclusiva responsabilità. Secondo le sezioni della Puglia e del Veneto, ad esempio, la Legge Brunetta era perfettamente legittima e non ledeva alcuna prerogativa di Regioni, Province e Comuni. Disquisizioni in punta di diritto che hanno reso necessario un pronunciamento definitivo a sezioni riunite nel marzo 2011, con il quale si è concluso che la Legge Brunetta è intangibile e imperativa, va applicata e basta.



In realtà, già in maggio la questione agitò un tantino le forze di opposizione, solo che la proposta di presentare un’interrogazione al sindaco non fu ben accetta a tutti, vi era il rischio di passare per nemici dei dirigenti. Mossa inutile, sentenziò qualcuno, sarebbe stato il sindaco a ritrovarsi con un po’ di castagne da togliere dal fuoco, semplicemente non rinnovando i contratti in scadenza. Quel solito qualcuno pensava che l’Amministrazione sarebbe stata costretta a compiere l’impopolare gesto politico di mandare a casa dirigenti assunti con contratti da precari.
Da queste parti abbiamo sempre avuto grandi dubbi su tale strategia, e personalmente ho sempre pensato che sia stato un errore, nonché una grave perdita di tempo, non sollevare il problema al momento opportuno.

Il 14 giugno ultimo scorso si è avuta la dimostrazione di quanto fossero sbagliati i calcoli di certuni esponenti dell’opposizione. Il sindaco Ventola, infatti, ha rinnovato il primo dei contratti in scadenza, quello del Comandante dei Vigili urbani. Dueparole.eu non dispone dei documenti, per lo più carteggi interni ed inaccessibili tra sindaco e direttore generale, in cui non è chiaro di chi sia l’assunzione formale di responsabilità del provvedimento. Secondo voci informate, lo avrebbe fatto direttamente il sindaco interpretando un atto di sua emissione (l’avviso pubblico con il quale si è provveduto ad assumere il dirigente). Ma se fosse così, ci troveremmo di fronte ad una violazione alquanto grave non solo della prassi ma anche delle leggi, atteso che firmare contratti di diritto privato non rientri tra le competenze dei politici, ma tra quelle del direttore generale.
E pensare che un mese prima era stato presentato ai sindacati il piano di assunzioni per l’anno in corso, dal quale appariva abbastanza chiaro che non ce ne sarebbero state. Ma Francè ha un’idea molto singolare della cosa. Ritiene, infatti, che quel “salvo proroga” dell’avviso pubblico, non costituisca soluzione di continuità per il contratto se poi lo stesso viene rinnovato. Ma un contratto è a tempo determinato se, appunto, si sa in anticipo quando finirà; un rinnovo, sia pur quasi automatico, non altera questa sua natura, semplicemente fa in modo che ad un contratto a termine si sommi uno nuovo. E la questione non è di lana caprina, perché se il contratto viene rinnovato – come poi è accaduto – qualcuno dovrà assumersi la responsabilità di aver violato apertamente la Legge Brunetta, perché stando agli ultimi pareri della Corte dei Conti, a Canosa non è possibile assumere personale dirigente a tempo determinato.
Il fatto suscita le reazioni dell’opposizione. Il Partito Democratico, lancia in resta, esce con un comunicato stampa che appare su “La Gazzetta del Mezzogiorno” del 22 giugno. Si dice chiaramente che quelle quattro assunzioni di dirigenti a tempo determinato sono illegittime perché la Corte dei Conti, con il parere 12/CONTR/11 e 13/CONTR/11 a sezioni riunite aveva stabilito nella misura del 8% la percentuale massima di dirigenti a tempo determinato assumibili negli enti locali. Con questa percentuale il Comune di Canosa si ritrova completamente scoperto, essendo previsti in pianta organica sei dirigenti.
La questione non rimane solo confinata tra le pagine di cronaca locale, ma portata in pregiudiziale nel Consiglio comunale del 24 giugno. Non dimentichiamo che l’opposizione è ridotta numericamente a soli 5 consiglieri, stato che, da regolamento, non permette nemmeno di proporre in discussione un punto all’ordine del giorno. Incredibilmente l’Amministrazione non solo si rifiuta di risponde ai rilievi, ma impedisce di parlare perfino ai tecnici presenti in aula. Un episodio di netta prevaricazione che si commenta da solo. L’interrogazione scritta verrà poi formalizzata
il lunedì successivo, il 27 giugno , ma l’articolo sul giornale e la pregiudiziale devono aver creato un po’ di maretta tra i sindaci revisori, se già il 24 giugno un parere firmato da due di loro, manca la firma del presidente, viene trasmesso al Consiglio comunale. Difficile dire chi si sia dissociato da chi, ma i toni sembrano aprire una guerra interna. Dueparole.eu è in possesso di una copia ricavata da un fax , quindi non molto leggibile, in cui i revisori rispondono al Presidente del Consiglio ed ai consiglieri, riscontrando una nota del sindaco, protocollo 16600, del 14 giugno, quando è stato rinnovato cioè il contratto al Comandante dei Vigili urbani. Ed è proprio a questo episodio che si riferiscono. Scrivono infatti i due revisori dissidenti: “Vista la nota di cui all’oggetto pervenutaci in data 20.06.2011, relativa al contratto di lavoro a tempo determinato del dirigente comandante di PM dott. Cuocci Martorano stipulato in data 14.06.2010, è parere di questo Collegio che l’ente deve procedere al recesso immediato del contratto sopracitato in quanto è tenuto a rispettare i vincoli fissati dal legislatore relativamente al conferimento degli incarichi a tempo determinato che prevede il tetto dell’8% della dotazione organica dei dirigenti”.
Un parere emotivo, se vogliamo, visto che i revisori si esprimono come collegio e alla firma manca proprio quella del loro presidente (fatto alquanto strano in sé); parere dato di corsa sotto il rischio di un eventuale ricorso alla Corte dei Conti subodorato da qualcuno.
Che la situazione non sia delle più facili per Francè, in condizioni di oggettiva debolezza, lo si capisce quando il 25 giugno viene pubblicata la risposta su “La Gazzetta del Mezzogiorno” del coordinatore del PDL Stanislao Sciannamea, una sorta di portavoce addetto alle risposte alle opposizioni. Un comunicato stampa alquanto imbarazzato nel quale la voce di Francè è costretta a riconoscere che sì, effettivamente esiste una Legge Brunetta e prevede proprio quello, ma, come i ragazzini beccati con le mani nella marmellata, aggiunge un’improbabile giustificazione: intorno a quella legge ci sono stati così tanti ricorsi (perfino uno alla Consulta) da farla diventare irrilevante, come se le leggi fossero pareri condivisibili o meno; in più si sono trovate in difficoltà molte altre amministrazioni. E questo sarebbe sufficiente, secondo il dott. Sciannamea, a sentirsi con l’anima in pace. Tutti peccatori, nessuno peccatore.
Ci potevano essere ragionevoli dubbi che quanto esposto dal dott. Sciannamea fosse solo e semplicemente una sua posizione, il guaio è che Dueparole.eu ha potuto prendere visione di una lettera interna con la quale il sindaco invita i due revisori dei conti dissidenti a cambiare il loro parere, o a recepire uno suo. Un fatto che ha dell’incredibile. L’attività dei revisori è indipendente rispetto a quella dell’Amministrazione e, in un certo qual modo, di garanzia; è da regimi totalitari che il controllato (il sindaco nella fattispecie) tenti perfino di modificare il pronunciamento, di un organo monocratico, in suo favore, specie dopo che lo stesso si è espresso per iscritto negativamente circa un suo provvedimento.
E in quella sorta di lettera minatoria, si legge anche quale si vorrebbe che sia la posizione ufficiale dei revisori dei conti, ovvero far risalire l’applicazione della Legge Brunetta non a quando è entrata in vigore, sul finire del 2009, ma a marzo 2011, cioè a quando c’è stato il pronunciamento a sezioni riunite della Corte dei Conti, salvando in questo modo tutte le assunzioni che il sindaco ha fatto nel 2010 (ben quattro su sei). Roba da Repubblica delle Banane.

Sabino Saccinto

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Pubblicato il 24/06/2013 h 20:06:49
Modificato il 24/06/2013 h 22:37:27

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