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Asili nido

Due asili nido in Zona 167, a breve distanza l’uno dall’altro, costati guarda caso poco meno di 500 mila euro entrambi ed affidati allo stesso imprenditore edile.

Il 27 giugno 2012, il sindaco uscente Francè ha inteso far cosa buona diffondere a mezzo stampa una sorta di lista della spesa per il nuovo primo cittadino, o, a seconda dei punti di vista, la cifra di quanto Francè ha avviato e poi per qualche motivo si è perso per strada.
Tra queste opere ve ne sono due che non hanno alimentato una dialettica politica forte tra maggioranza e opposizione, ma per la loro particolarità non possono che destare curiosità tra gli osservatori più tignosi. A queste Francè non ha dedicato molte parole nella sua relazione, ma un’unica frase valida per entrambe: “Lavori aggiudicati all’impresa Pantaleo Matarrese di Andria. Lavori in corso”. Laconica, sibillina come si conviene quando intorno c’è qualcosa di misterioso.
Si tratta di due asili nido in due aree molto prossime della città, tanto prossime da non poter fare a meno di suscitare sospetti e perplessità: Via dei Platani e Via delle Betulle. Opere di indubbia utilità sociale se venissero poi utilizzate, ma molto istruttive per chi avesse voglia di approfondire il rapporto malato che lega la politica ad un certo tipo di imprenditoria.


La storia degli asili nido canosini ha un origine nobile anche se un po’ datata. Le prime mosse risalgono al 2007, quando con la deliberazione di Giunta regionale n. 1818 del 31.10.2007, si approvò un piano di azione dal nome suggestivo quanto ambizioso: “Famiglie al Futuro”. Nella premessa vi erano parole sicuramente condivisibili e dal forte significato. Il relatore premetteva che con la Legge 8 novembre 2000, n. 328 la famiglia ha assunto pienamente la centralità di una realtà da valorizzare e da sostenere.” Proseguendo. “E’ ad essa che si è ispirata la politica sociale della Regione Puglia, avviando, prima con la legge regionale 25 agosto 2003, n. 17 e, successivamente, con la legge regionale 10 luglio 2006, n. 19, un processo di riforma per il benessere dei cittadini pugliesi basato su un sistema integrato di interventi e servizi sociali, disegnando un sistema regionale di cittadinanza sociale per tutti i cittadini del territorio pugliese, fondato sul riconoscimento e sul ruolo della persona e delle famiglie, quale nucleo essenziale della società, per lo sviluppo e la cura delle persone, per la tutela della vita umana, del diritto di tutti i cittadini alle prestazioni essenziali, alla flessibilità degli interventi e alla libera scelta dei servizi, nonché alla condivisione delle responsabilità tra uomini e donne.” Inevitabile quindi che l’obiettivo “primario di questo processo regionale di riforma è quello di rafforzare il ruolo delle famiglie intese non più come destinatarie di interventi assistenziali ma come risorsa della realtà sociale e protagonista dei processi decisionali, attraverso un programma integrato di interventi basato sul sostegno alla genitonalità, sulla promozione degli strumenti di conciliazione vita professionale e responsabilità familiari, ma anche sullo sviluppo della rete dei servizi sociali sul territorio, con specifico riferimento ai servizi per la prima infanzia, per la non autosufficienza e sullo sviluppo di politiche specifiche per il contrasto alla povertà.”
Non che a Canosa non esistessero condizioni di disagio famigliare diffuso e variegato, ma sta di fatto che l’amministrazione canosina coniugò tali premesse decidendo di concorrere alla Linea A del piano, quella che riguardava gli asili nido. La dotazione regionale iniziale era di poco più di 10 milioni di euro, diventati 40 milioni nel 2009.
Ed è proprio nel 2009, con la determinazione dirigenziale n. 211 del 14 aprile, che si concludono le pratiche per l’erogazione dei fondi, o quasi, ed il Comune di Canosa viene ammesso ad un finanziamento non da poco, che secondo l’allegato A della determinazione è di complessivi 989.521,76 € per l’asilo di Via dei Platani e di 991.459,01 € per quello di Via delle Betulle, richiedendo alla Regione 700 mila € per ciascuno. Cosa sia avvenuto dopo non è dato saperlo, ma ai tabelloni affissi in prossimità dei cantieri l’investimento totale riportato per i due asili nido è di poco inferiore ai 500 mila €.
A questo punto è doveroso fare qualche osservazione, di buon senso prima ancora che politica. Come mai l’Amministrazione presieduta da Francè ha deciso di far costruire due asili nido, tra l’altro molto vicini, piuttosto che uno solo e grande? Nessuno glielo ha mai chiesto, forse perché per Catalano due sono meglio di uno. In realtà esiste una concatenazione di eventi piuttosto sospetta.
A questo punto è doveroso fare qualche osservazione, di buon senso prima ancora che politica. Come mai l’Amministrazione presieduta da Francè ha deciso di far costruire due asili nido, tra l’altro molto vicini, piuttosto che uno solo e grande? Nessuno glielo ha mai chiesto, forse perché per Catalano due sono meglio di uno. In realtà esiste una concatenazione di eventi piuttosto sospetta.
Partiamo da un dato dichiarato dallo stesso Francè: i lavori affidati ad un’unica ditta. Effettivamente esiste una legge del 2008, la n. 201, che all’art. 1 comma 10/quinquies prevede che i “lavori di importo complessivo pari o superiore a 100.000 euro e inferiore a 500.000 euro possono essere affidati dalle stazioni appaltanti, a cura del responsabile del procedimento, nel rispetto dei principi di non discriminazione, parità di trattamento, proporzionalità e trasparenza, e secondo la procedura prevista dall’articolo 57, comma 6”.
Non sappiamo quanto siano stati trasparenti, non discriminatori e proporzionali i responsabili dei procedimenti ai tempi del Francè imperante, ma se consideriamo il rapporto anomalo con la dirigenza, della quale più del 60% era di nomina temporanea, non possiamo stare assolutamente tranquilli.
In realtà quell’art. 122 comma 7-bis del Testo Unico degli Appalti fu poi abrogato nel 2011 con il Decreto Legge n. 70 del 13 maggio e la situazione fu resa ancora più favorevole, per discrezionalità, se si considera che il nuovo comma 7 eleva ad un milione di euro la possibilità di ricorrere ad un sistema facilitato di appalti, quello previsto dall’articolo 57, comma 6, che prevede ove possibile che la stazione appaltante individui “gli operatori economici da consultare sulla base di informazioni riguardanti le caratteristiche di qualificazione economico finanziaria e tecnico organizzativa desunte dal mercato, nel rispetto dei principi di trasparenza, concorrenza, rotazione, e seleziona almeno tre operatori economici, se sussistono in tale numero soggetti idonei. Gli operatori economici selezionati vengono contemporaneamente invitati a presentare le offerte oggetto della negoziazione, con lettera contenente gli elementi essenziali della prestazione richiesta. La stazione appaltante sceglie l’operatore economico che ha offerto le condizioni più vantaggiose, secondo il criterio del prezzo più basso o dell’offerta economicamente più vantaggiosa, previa verifica del possesso dei requisiti di qualificazione previsti per l’affidamento di contratti di uguale importo mediante procedura aperta, ristretta, o negoziata previo bando”. In parole povere si va per affidamento diretto, e se solo quel comma 7 dell’art. 122 fosse stato scritto nel 2009 piuttosto che nel 2011, con tutta probabilità Francè avrebbe potuto appaltare alla ditta Matarrese Pantaleo un solo lavoro da un milione di euro anziché due da 500 mila. La questione può sembrare di lana caprina, invece è dirimente sul piano politico. Uno dei punti in cui Francè ha mostrato maggiore debolezza durante la campagna elettorale è stato proprio quello degli affidamenti di piccoli lavori alle ditte locali, e su quello il vecchio sindaco si è giocato buona parte dei suoi consensi e della sua credibilità. Il rilievo è infatti arrivato proprio dai grandi elettori di un tempo, indispettiti dal continuo preferire di forestieri ai locali da parte di un’amministrazione che, specie negli ultimi tempi, aveva mostrato sempre maggiore distacco verso i problemi dei canosini. Sul punto hanno battuto ben due candidati sindaci, La Salvia e Papagna, tanto da costringere Francè a difendersi e a riattaccare con l’accusa, diretta al suo maggior competitor, di prefigurare possibili violazioni della legge sugli appalti. Secondo Francè, infatti, l’affidamento diretto tramite procedura ristretta è un caso inesistente, non contemplato dalla legge, salvo poi farne ricorso in modo alquanto disinvolto. Ma quei due asili nido, sorti tra l’altro occupando due aree verdi e congestionando una volta di più un rione dove tutto è già cemento, pongono un problema serio in merito a come si è soliti utilizzare i fondi pubblici, sui quali la cricca del cemento la fa sempre da padrona. Non manca in queste scelte una buona dose di miopia anche da parte dell’organo promotore del progetto “Famiglie al futuro”, almeno per ciò che concerne la Linea A. I fondi stanziati, infatti, servono solo a soddisfare un bisogno edilizio, si preoccupano poco di reperire risorse stabili per il mantenimento del servizio, lasciando poi che la gestione sia compito di Comuni indebitati, strangolati dai continui tagli ai trasferimenti da parte delle amministrazioni centrali dello Stato. L’esito è già verificato e sperimentato. E’ vero che l’italiano predilige l’inaugurazione alla manutenzione, ma il rischio, in questo caso, è che senza adeguati finanziamenti le due strutture saranno contenitori vuoti. La gestione di un asilo nido, si sa, è piuttosto problematica, figuriamoci di due. Occorre personale specializzato e strutture di rilievo e là dove già esistono, i costi a carico degli utenti sono spesso proibitivi. Cosa deciderà allora il nuovo sindaco Ernesto La Salvia? Quanto gradirà il gentile cadeau lasciatogli in eredità dal suo predecessore?
Le ristrettezze di bilancio son cosa nota. La nuova amministrazione già eredita un teatro comunale che dovrà andare in esercizio, e con quali costi non si sa. Francè ha avuto grosse difficoltà nel 2011 a chiudere i bilanci, e lo ha fatto alla sua maniera, scaricando sui residui ciò che strutturalmente non è oggettivamente in grado di pagare. E il problema del bilancio, anche se rimosso un po’ da tutti, rimane il problema principe con la quale questa amministrazione, volente o nolente, dovrà confrontarsi. Riusciranno a farci entrare anche i due asili nido? Non si sa, sarebbe opportuno che almeno un dato di chiarezza e concretezza arrivasse.



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Pubblicato il h
Modificato il 07/12/2012 h 01:58:48

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