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Il menisco di Francè

La Destra cavalca a Canosa la tigre del riordino ospedaliero voluto da Nichi Vendola. Si oppone alla chiusura dell’UTIC e, nel frattempo, il suo principale esponente va a farsi operare il menisco in quel di Chieti. Le contraddizioni di Francè.

E’ già da qualche mese che l’attività del Centro-Destra canosino sta trovando linfa non tanto in ciò che si realizza per la città (evidentemente devono essersi reso conto che è alquanto incongruo sostenere questa tesi), quanto nel tentativo insistente di voler recuperare un consenso traballante, cavalcando la tigre non già del riordino di tutta la rete ospedaliera pugliese, quanto quella di un solo reparto (l’unità coronarica) che a loro dire avrebbe salvato la vita ad una infinità di persone.
Quella di Francè che si occupa della salute dei suoi concittadini, è un’assoluta novità, anche se dovrebbe rientrare tra le preoccupazioni costanti di un sindaco. Ricordate quando da più parti si segnalava che a Canosa è necessario istituire un registro tumori? A parte che Francè non si è mai preoccupato di avviare iniziative, formali o informali, in quel senso, ma il solo evocarlo lo faceva saltar su come un grillo e sentenziare a priori che non era possibile: “da noi l’incidenza di malattie neoplastiche è nella norma, non esiste alcuna allarmante specificità” (parole non sue, ma il senso era quello). Come facesse a sostenerlo è sempre stato un mistero, a meno di ammettere che lo leggesse nella sua personale palla di cristallo; chiunque abbia un minimo di dimestichezza con i metodi della ricerca scientifica, sa benissimo che in mancanza di dati è impossibile esprimere conclusioni che non siano affrettate, se non addirittura apodittiche. In realtà, alcuni medici sostengono di aver osservato un numero sospetto di casi di tumore al fegato dalla misteriosa eziologia, ovvero in soggetti non cirrotici cronici.



Questi particolari non sembrano interessare Francè come l’UTIC, visto che dopo settimane e settimane di appostamenti ospedalieri, volantini, manifesti e firme richieste a semplici cittadini sotto la minaccia di morte sicura in caso di problemi cardiaci, il 7 aprile si è deciso perfino a salire su un palco insieme al già trombato candidato alla presidenza della Regione Puglia, Rocco Palese. Una comunicazione istituzionale, direbbe lui, ovvero un comizio in piena regola con tanto di palco, sedie e televisione amica al seguito, pagato non si sa da chi, in cui Francè si è pronunciato sullo spostamento altrove dell’Unità Coronarica. Il problema è appunto quell’altrove, che al momento appare un qualché di indefinito. Secondo l’unico documento pubblico e ufficiale conosciuto, i quattro posti canosini dovrebbero traslocare a Bisceglie, almeno così prevede il regolamento regionale del 16 dicembre scorso, ma da più parti l’ipotesi è data per svanita, infatti voci accreditate segnalano che non avrebbe senso attivare un’unità coronarica lì dove non esiste nemmeno il reparto cardiologico, per cui, alla fine della fiera, è dato per certo che a Canosa nulla verrà toccato, anche perché la sede dell’ospedale intermedio (Andria) è piena più di un uovo, e le loro preoccupazioni riguardano non tanto la funzionalità clinica del nuovo reparto, quanto la sua ubicazione. In altre parole, non saprebbero dove metterlo.
Il desiderio di giocarsi la partita sperando di potersi appuntare sul petto la medaglia del salvatore della patria, di colui che è riuscito a strappare, per Canosa, un qualcosa già dato per perso e scippato dal perfido Nichi, è molto forte. E sì, perché c’è una storiella che lo riguarda che è bene raccontare. Il sindaco Ventola è ancora in fase di convalescenza dopo un intervento al ginocchio, menisco più cartilagine, sottolineano i pignoli. La stranezza non sta in questo. Può capitare a tutti, specie dopo aver strapazzato le articolazioni in gioventù e passata la quarantina, dover chiedere l’aiuto di un chirurgo per rimettere a posto qualche pezzo, magari dopo aver avventatamente giocato una partitella con gli amici. La contraddizione sta nel fatto che il chirurgo intervenuto sul menisco presidenziale, non è un comune ortopedico ospedaliero, né uno un po’ più importante di un nosocomio intermedio della BAT o un qualche luminare nostrano di un centro di eccellenza regionale. Nulla di tutto questo, sembrerebbe che il sindaco di Canosa, nonché presidente della provincia, abbia fatto le valigie come chi intraprende drammatici viaggi della speranza e sia andato in quel di Chieti, e lì ha fatto posare i ferri sul suo garretto malato. E’ un fatto umanamente comprensibile, siamo abituati a gente che affronta viaggi carichi d’ansia alla ricerca del miglior specialista o, più semplicemente, di qualcuno in grado di porre fine alle proprie sofferenze. Solitamente, queste persone non conservano della sanità del posto in cui vivono, un buon ricordo, e, se potessero, quegli ospedali li chiuderebbero tutti. Francè, invece, è l’unico capace di tessere le lodi di qualcuno di cui mai personalmente e professionalmente si fiderebbe.
A questo punto una riflessione si impone. Innanzitutto, l’aver ricorso ad un intervento fuori regione grava sul bilancio regionale, sia sul piano dell’immagine che della spesa. E’ noto anche a Francè che quell’intervento rappresenta un esborso che la Regione Puglia dovrà sostenere per l’intervento outdoor sul suo menisco; si sarebbe risparmiato non poco incidendolo in casa.
Assodato questo aspetto di carattere più che altro economico, ci chiediamo: con quale faccia Francè coinvolge tutta la sua coalizione in una battaglia strenua per difendere un reparto dove lui per primo (visto il precedente del menisco) non si farebbe mai ricoverare? E nel caso in cui accettasse di ritenere che l’UTIC sia un reparto di eccellenza (ed è tutto da dimostrare), non sarebbe opportuno, per coerenza personale prima ancora che politica e per tener fede alla fama che spesso spaccia per tale di amministratore oculato, chiudere quello di ortopedia? L’ulteriore stranezza la fanno rilevare alcuni medici: l’UTIC non è propriamente un luogo dove si curano gli infartuati, ma serve per i casi di embolia polmonare susseguenti ad interventi chirurgici, specie se ortopedici. Guarda caso proprio quello che Francè preferisce fare altrove. Bizzarrie di ordine pratico e ideologico.
La Destra, almeno quella di carattere europeo e liberale, ha tra i suoi principi, l’idea della minimizzazione dell’intervento pubblico e l’esaltazione di quello privato. Ha anche massimo rispetto dei soldi dei contribuenti e si impone di spenderli nella maniera più oculata possibile, evitando inutili sprechi. E’ ben strano, quindi, che Francè, ammesso e non concesso che si ispiri a quei dettami, non capisca le scelte della Giunta regionale, considerato che proprio dal punto di vista della gestione economica, l’UTIC di Canosa è un esempio da non imitare. Teoricamente dovrebbe gioire quando si risparmiano denari pubblici, quindi tasse, e si tagliano rami secchi. Invece no, e questo per un motivo preciso. La Destra franceschina è una sorta di dependance del populismo, per il quale va bene tutto, anche le idee più estreme, purché torni utile ad uno scopo: mantenere potere e controllare i consensi che quel potere alimentano.
Prima stesura: 11/04/2011

Sabino Saccinto

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Pubblicato il 19/11/2012 h 21:37:50
Modificato il 15/01/2014 h 13:31:30

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