Il Congresso - parte 1
Domenica 12 gennaio ha avuto luogo a Canosa il congresso del PD con il quale si è ufficializzato la costituzione del Caciccato canosino. Un listone unico nel quale son confluiti silvestriani e alcuni componenti del vecchio direttivo. Mancava all’appello il gruppo degli ex-socialisti. Avevamo auspicato, più che previsto, che il Congresso del PD del 12 gennaio si concludesse con un’affermazione
del pluralismo interno . Invece è finita peggio di quanto si potesse pensare. Un listone con un numero esagerato di membri nel Direttivo (17) sproporzionato rispetto agli iscritti storici al partito, “drogato” dall’imminenza del Congresso e dai rapporti di forza interni. Ma ciò non vuol dire che le diverse sensibilità abbiano trovato un accordo e che le componenti storiche siano state tutte soddisfatte. Anzi, mi permetto di osservare che quello propagandato come il Congresso della rinascita e della stabilizzazione, produrrà in realtà tanto più caos di quanto si proponeva di rimuovere.
Quella che è stata tradita è la natura del PD come forza democratica, perché se si osservano le modalità del Congresso, ad iniziare dal cronoprogramma per finire alla conduzione stessa, si capisce che la cifra vera non è stata tanto la promozione di una forza politica nelle sue qualità peculiari, e con esse le sue stesse capacità dialettiche, quanto altre caratteristiche, di sicuro meno avvincenti: la volontà di allargare la base elettorale a Canosa in maniera che sia comparabile a quelle di altre città, specie della BAT. Sembrava questa la maggiore preoccupazione dei referenti provinciali.
Se raggiungere tale obiettivo, sacrificando la vecchia dirigenza e consegnando le redini del partito ai silvestriani per accontentarsi di quel quantum che ne verrà, era l’obiettivo dichiarato del segretario provinciale Lorenzo Marchio Rossi, la conduzione della commissaria Antonella Cusmai ha rispettato l’impianto politico, almeno nei principi paramorali o pseudomorali, dettato da ambienti barlettani. E così il Congresso canosino è finito per essere torchiato dal combinato disposto ordito dall’Andriese e dal Barlettano, entrambi soddisfatti. Non sono mancate le parole chiave e su alcune mi soffermerei.
Vittoria A vincere politicamente il Congresso è stato, come già detto, il listone proposto dai silvestriani con innesti della vecchia dirigenza. Il suo nome è evocativo: “Canosa democratica e progressista”, con una strizzatina d’occhio a Conte che si definisce progressista ma non necessariamente di sinistra, e agli anni della Guerra fredda, quando quel
“democratica” creò un po’ di confusione in qualcuno. Molti pensavano che democratica fosse la Germania Ovest, che invece era la Repubblica Federale di Germania. Democratica invece era la Germania Est, sotto il controllo di Mosca e per nulla democratica. La cosa curiosa di quel “Canosa democratica e progressista” è che quella locuzione, così si fanno chiamare i silvestriani, non è morta con il Congresso, ma continua ad esistere, forse come un segno distintivo. La conferenza stampa post congressuale di sabato 18 gennaio ha nella locandina, sotto le insegne del PD, proprio quello slogan: la rivendicazione di un’identità per alcuni, l’affermazione di un Caciccato per altri.
Se da una parte ci sono i vincitori, dall’altra non possono mancare gli sconfitti. La vecchia dirigenza lo era già per decreto del Segretario provinciale Marchio Rossi, ma è riuscita quantomeno ad infilare qualcuno nel listone. Chi invece è stato completamente assente al Congresso è un gruppo storico del PD, almeno a Canosa: gli ex-socialisti. Non se ne è visto nessuno, se non in forma di osservatore. E’ risaputo che il loro nume tutelare è il consigliere regionale Filippo Caracciolo, il vero convitato di pietra, assente fisicamente al Congresso, ma sarà presente materialmente alla conferenza stampa di sabato. Non ha rinunciato ad avere referenti nella città. A giudicare da alcuni nomi entrati in lista, si capisce che la sua area di influenza si è allargata ad altri importanti soggetti che già in passato sono stati parte del suo entourage.
Secondo alcuni bene informati, al netto delle dichiarazioni ufficiali, la sezione canosina del PD, che storicamente non si può definire un fulmine di guerra, ha acquisito una rilevanza strategica dopo le Europee dello scorso anno, quando ha quasi quadruplicato il risultato delle Amministrative del 2022. Ciò che ha mosso soprattutto i vertici provinciali sono le Regionali del 2025, per le quali sarà decisiva la competizione non tanto per la presidenza – si considera quasi scontata e di successo la candidatura di Decaro – quanto quella per conseguire uno scranno nel Consiglio. Il favorito e quasi indiscusso candidato vincente è il Filippo Caracciolo da Barletta, ma la domanda sorge spontanea. Quanto potrà dormire sonni tranquilli il Caracciolo se la sezione canosina del PD è diventata un caciccato dei silvestriani? Quanto si può escludere che l’interesse dei silvestriani non sarà quello di sostenere un altro candidato, magari più vicino alla “Canosa democratica e progressista”?
Sembra di rivedere un vecchio film, quello del 2020, quando anche allora bisognava rinnovare il Consiglio regionale e anche allora i silvestriani avevano saldamente la presa sul PD a Canosa, fino a quando nacque una diatriba interna piuttosto forte con la segreteria provinciale. A Canosa volevano candidare nel collegio della BAT Marco Augusto Silvestri. Alla provincia non furono d’accordo e si creò una spaccatura. La stessa che magari si potrebbe creare adesso. Accade quando un partito smette di essere considerato come un luogo di discussione e di elaborazione e si trasforma in uno strumento di potere, una macchina che serve solo a far entrare qualcuno in posizione di comando nelle istituzioni.
- Continua -
Sabino Saccinto Vers. pdf Pubblicato il 16/01/2025 h 12:38:51
Modificato il 16/01/2025 h 12:45:56
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