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Il delitto perfetto - Il mistero dell’acqua

Non sono molte le nostre certezze, ma tra queste vi è senza dubbio l’ineluttabilità del movimento dei corpi liquidi, se non sottoposti a particolari sollecitazioni e lasciati liberi di assecondare la forza di gravità. Ma ciò che può apparire ovvio, scontato a noi, non sembra altrettanto a chi stende relazioni, compie studi, giungendo a volte a conclusioni in netta contraddizione con altre di altri studiosi e altri esperti. E’ il mistero dell’acqua.

Se ci chiedessimo se contrada Tufarelle è inquinata e quanto, non riusciremmo a darci una risposta che sia rintracciabile in un qualche documento. Se dessimo retta a quel che scrivono nelle conferenze di servizi, il problema non dovremmo nemmeno porlo, tante e tali sono le prescrizioni imposte alle imprese. Ma c’è di fatto che nel 2008, in piena amministrazione Ventola, il Comune di Canosa avviò un tavolo tecnico a cui parteciparono un po’ tutti quelli che avrebbero dovuto sciogliere l’arcano o almeno provarci, gestori degli impianti compresi, anche se quello di quest’ultimi sarebbe stato sicuramente un parere molto interessato. Riconoscere o provare che contrada Tufarelle è inquinata vuol dire darsi con la zappa sui piedi. Fu naturalmente chiesto supporto tecnico all’ENEA.
Di quel tavolo tecnico si son perse le tracce. Quattro anni dopo, nel marzo 2012, comparve un documento intitolato “ Caratterizzazione ambientale comprensorio località contrada Tufarelle ”. Ancora oggi quello è il testo a cui si fa riferimento negli atti deliberativi del Comune di Canosa. C’è un passo interessante e inquietante. E’ quello di pag. 30, nelle considerazioni, quando gli estensori scrivono: “Dalla relazione redatta dalla stessa ENEA per l’incontro del Tavolo Tecnico del 14/02/2009 emerge la necessità di approfondire le conoscenze geologiche e idrogeologiche dell’area considerate le discrepanze rilevate fra i vari documenti tecnici prodotti dalle ditte che gestiscono gli impianti presenti in c.da Tufarelle, in merito soprattutto alla stratigrafia del sottosuolo (variazione spessori delle calcareniti di Gravina) e alla circolazione delle acque sotterranee (individuazione direzione di deflusso)”. Il mistero dell’acqua. E di relazioni geologiche ve ne sono, tutte rigorosamente prodotte dalle imprese che chiedevano ampliamenti o nuove discariche, tutte che tratteggiano scenari differenti.
Il primo studio menzionato nel documento di caratterizzazione è lo studio del 2010 commissionato dalla Bleu al prof. Pagliarulo. Egli innanzi tutto colloca la falda ad una profondità compresa tra i 105 e i 120 metri. A proposito della direzione di movimento dell’acqua scrive che dalle analisi e dai rilievi delle “quote piezometriche dei pozzi di monitoraggio effettuate nell’aprile del 2004 e, successivamente, nel marzo del 2007 e nel maggio 2009 si deduce che il carico idraulico della falda diminuisce con regolarità in direzione SE, indicando, nel settore dell’acquifero considerato, l’esistenza di una direzione di movimento delle acque sotterranee verso SE”.
Nel novembre 2007 la S.OL.VI.C. aveva già presentato una prima relazione, a firma del geologo Mancini. Ma evidentemente, nonostante i due impianti siano così vicini, forse la falda intercettata allora era un’altra. Secondo Mancini, la “falda si attesta a circa 84 m di profondità dal piano campagna” e dall’esame “delle monografie dei pozzi esistenti nell’area, le linee di flusso della falda, nell’area d’interesse, viene individuata in direzione S ovvero S-W”.
Nel luglio 2008, la dott.ssa Corvasce, incaricata di redigere la sua relazione dalla Blue s.r.l. (la società che poi diventerà ramo d’azienda della Bleu s.r.l.) così scriveva: “L’intera area delle Murge costituisce quindi una importante unità idrogeologica dove le acque sotterranee circolano secondo livelli idrici preferenziali, irregolarmente distribuiti nello spazio in accordo con il forte grado di anisotropia che caratterizza l’acquifero. Misure effettuate sui pozzi piezometrici della vicina discarica in esercizio gestita dalla società Blue S.r.l. nel comune di Canosa di Puglia, confermano la presenza di una falda, localmente non confinata, la cui superficie piezometrica si stabilizza intorno ai 30 m s.l.m..” Aggiungendo che le “indagini condotte dal 2004 al 2006 da vari consulenti (dott. geol. P. Pagliarulo; dott. geol. M. A. Corvasce; dott. geol. R. Lopez), fanno riferimento a misure eseguite sui piezometri realizzati nelle aree adiacenti la discarica e su pozzi vicini alla discarica e che intercettano la falda profonda.” Conclude: “La direzione di deflusso individuata è dai quadranti nord orientali verso quelli sud occidentali.” Volendo prendere per buone tutte e tre le relazioni e facendone un excursus storico, dovremmo concludere che nel 2007 (Mancini) la falda si trovava ad 84 metri di profondità e le acque si muovevano in direzione Sud Ovest; nel 2008 (Corvasce), ci sembra di capire che la falda sia scesa a 105 - 120 metri lasciando inalterata la direzione di flusso, mentre nel 2010 (Pagliarulo) rimane costante la profondità ma la direzione dell’acqua cambia verso, punta a Sud Est. Non è che alla fine ha ragione la dott.ssa Corvasce quando sostiene che le acque sotterranee circolano secondo livelli idrici preferenziali, irregolarmente distribuiti nello spazio in accordo con il forte grado di anisotropia che caratterizza l’acquifero e che quindi sia di fatto impossibile stabilire una volta e per sempre la direzione di falda e determinare in maniera definitiva strumenti di controllo e monitoraggio? Se fosse vera questa tesi, dovremmo concludere che sia falsa l’altra, scolpita dalla Conferenza di Servizi, secondo la quale il responsabile dell’eventuale inquinamento sia sempre e comunque individuabile, a priori e dopo che i valenti esperti della Provincia hanno apposto il loro sigillo.

Sabino Saccinto

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Pubblicato il 26/03/2021 h 10:28:16
Modificato il 26/03/2021 h 14:04:15

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