E Sabino riuscì a non diventare sindaco
Dato per vincente già al primo turno e con la festa rimandata, a detta di Francè, Sabino Silvestri perde clamorosamente. E lo fa non recuperando nemmeno tutti i suffragi conquistati due settimane prima. La sfiga dei ballottaggi. Dottore dica 303. E’ il nuovo numero magico la differenza di voti che ha permesso a Roberto Morra di diventare sindaco di Canosa di Puglia a dispetto delle previsioni. Che qualcosa non stesse andando per il verso giusto dalle parti di Francè e compagni, era chiaro: il nervosismo degli ultimi giorni e la ricerca affannosa e spasmodica del voto, con grande mobilitazione sul territorio di candidati consiglieri e militanti vari, era molto significativa in tal senso. E, come accaduto cinque anni fa, questa sorta di maledizione di Montezuma che si abbatte al ballottaggio sempre sul candidato sindaco di centrodestra, che non sia Francè, si è ripetuta a cinque anni di distanza da quell’altra scoppola che magnificò allora il candidato di centrosinistra Ernesto La Salvia, che avrà motivo di gioire alquanto. E’ diventato sindaco quello che lui aveva benedetto nei suoi endorsement dopo essere uscito di scena; si è tolto un paio di sassolini dalle scarpe verso i suoi assassini politici: il neo PD a trazione non si bene cosa e i suoi alleati, condannati all’infamia politica (non era mai accaduto, da quando esiste, che il PD non avesse nemmeno un consigliere eletto tra le sue file tra gli scranni di palazzo San Francesco; il dott. Imbrici, indicato come consigliere in quota PD dai commenti interessati dei Silvestris, in realtà è il candidato sindaco non eletto).
Non è chiaro, in questo turno di ballottaggio, quanto abbia vinto Morra e quanto abbia perso Sabino Silvestri. Nell’intervista a botta calda di domenica notte, non appena il risultato ha assunto i crismi dell’ufficialità, si è precipitato a sminuirlo, sostenendo che non si può dichiarare sconfitto un candidato che al primo turno ha più che doppiato la cifra elettorale del suo antagonista, aggiungendo che in Sicilia un risultato come il suo lo avrebbe laureato sindaco al primo turno, come è accaduto a Leoluca Orlando. In Sicilia però. Nel resto d’Italia la fenomenologia è probabilmente più complessa, e i dati del Silvestri, contrariamente a quanto sostiene lui, non sono proprio così positivi. E’ vero che al primo turno, di voti, ne ha presi tanti (7229), ma le liste della coalizione che lo ha sostenuto ne ha presi di più: 7501. Circa trecento voti son finiti persi o a qualche altro candidato sindaco. Morra invece ha superato di 933 voti (2939 in totale) i voti della sua lista. Se ci atteniamo a questo dato, potremmo già concludere che come candidato sindaco (al netto della spinta delle liste) Morra è risultato più gradito già l’undici giugno.
Ma ciò che ha pesato politicamente non poco in sfavore di Sabino Silvestri è il ballottaggio, dove la situazione si è addirittura ribaltata. Non solo Silvestri non è riuscito a riprendersi i suoi voti - la situazione sembrava irrecuperabile per Morra, dato il divario del primo turno - ma ha compiuto un autentico disastro: ha perso 1297 suffragi rispetto al primo turno, passando da 7229 a 5932; mentre Morra ha più che raddoppiato la sua cifra elettorale, con un incremento di 3296 voti (6235 in totale). Sottolineo che un’impresa così fallimentare non era riuscita nemmeno al Sabino (Caporale) di cinque anni fa: al primo turno aveva preso 6700 voti (meno di Silvestri), perdendone poi solo 405 al ballottaggio.
Sarà colpa dell’astensionismo, come sostiene Silvestri? Al primo turno i canosini al voto erano stati 16486, con una percentuale non esaltante per elezioni locali (tra le più basse in assoluto: 61,89%); al secondo turno son diventati 12394. Sabino Silvestri dà la colpa al caldo e al fatto che in tanti sono andati al mare in una giornata torrida. Ma ciò non giustifica un bel niente. Per certi versi accresce le responsabilità sue e del gruppo dirigente del Centrodestra. I numeri dimostrano che la portentosa macchina da guerra che il Centrodestra mette in moto ogni qual volta si elegge il sindaco, funziona bene solo al primo turno, quando vi è il traino dei candidati consiglieri, si inceppa inevitabilmente al secondo, lasciando il candidato in balìa dei marosi.
In questo senso Silvestri ci ha messo anche del suo. Per dire, le prestazioni durante la campagna elettorale non sono state così esaltanti. Hanno giocato in suo sfavore le spiegazioni non del tutto convincenti che ha fornito agli elettori quando si faceva riferimento alle vicende della Sabino cave, della Blue e la vendita di cave di tufo ormai esaurite ai germani Maio. Tutto questo, per Sabino, è macchina del fango, orchestrata non si sa bene da chi. Per altri, invece, è un tragico errore politico commesso dal Primo Stratega del Centrodestra. Era chiaro fin dal principio che si sarebbe finiti al ballottaggio. Con cinque candidati sindaci, un centrodestra che aveva perso qualche pezzo importante e con l’incognita pentastellata, c’era ben poco da sperare che si passasse al primo turno, anche se ci sono andati vicino. E si sa che i candidati di destra non pescano a sinistra, son costretti a tenersi i voti che conquistano alla prima manche. Altro errore: la scelta del candidato, non per la persona in sé, trasversale per i ruoli che ricopre, quanto per la sua attività di imprenditore in un settore estremamente sensibile.
Di converso la vittoria di Roberto Morra era nell’aria, per chi sa auscultare la terra, secondo una metafora bersaniana. Lo dicono i risultati delle precedenti elezioni del M5S a Canosa:
Politiche 2013: | 3.839 | 29,05% |
Europee 2014: | 2.453 | 26,02% |
Regionali 2015: | 1.835 | 16,44% |
E’ un trend positivo che dura già da qualche anno e gli errori politici di tutte le segreterie tradizionali, che mai come in questa occasione hanno dimostrato la loro totale inadeguatezza, sono evidenti: una sorta di autoreferenzialità e di scollamento con la realtà. Mai come in questa occasione, ci è stato un revival di vecchie glorie, di illusionisti che son finiti per illudere solo se stessi: riprendersi lo spazio perduto e restituirlo a chi di politica, a loro dire, veramente ne capisce, quelli che sanno suonare il violino con i piedi (cit. da Giampaolo Pansa). Non hanno afferrato che il mondo non è più quello di dieci o quindici anni fa. Il paradigma del controllo partitico della società, il presunto diritto proprietario sui consensi si è infranto miseramente. A dimostrarlo, una campagna elettorale fatta di promesse impossibili e dal patto tacito di non farsi troppo male. Volare alto, altissimo. I temi veri della politica, della città non sono stati toccati, tranne qualche benvenuta eccezione. In alcuni casi si è rasentato il comico, come quando un candidato, in piena trance da comizio, si è spinto a promettere il recupero degli ori di Opaka. In quanto allo stile, poi, a parte qualche vecchio animale politico, le apparizioni di qualcuno sono apparse più da convention di Publitalia che da palco dal quale si parla agli elettori.
Alla fine i canosini hanno scelto, checché se ne dica. Il prodotto di meno di un mese di campagna elettorale è stato un gruppo di esordienti, di cittadini nel senso tecnico del termine, che in maggioranza occuperanno l’aula consiliare, tallonati da un’opposizione che si sente più adatta ad essere forza di governo che di controllo. Al sindaco Morra non mi resta che augurargli in bocca al lupo e buon lavoro.
Sabino Saccinto Vers. pdf Pubblicato il 30/06/2017 h 22:27:36
Modificato il 30/06/2017 h 22:46:35
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